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Nasce a Grottaferrata il Museo dell’Olio: a Villa Cavalletti la tessera mancante tra sacro e turismo di qualità #finsubito prestito immediato


Da sempre una potente ‘trinità’, tutta mediterranea, collega l’umano al divino: si tratta di vino, grano e olio. Se ai Castelli Romani i primi due elementi sono onorati e ben rappresentati, il più ‘trascurato’ è l’olio. Carenza notevole per la bellezza e la valenza simbolica dell’olivo, la sacralità dell’olio, sancita da culti pagani ma anche cristiani, le  indiscusse proprietà nutraceutiche. A colmare la lacuna culturale aprendo anche un nuovo fronte negli itinerari del turismo di qualità ci ha pensato un’azienda a conduzione familiare, la Società Agricola Tierre, proprietaria di Villa Cavalletti.  Il prossimo 29 novembre aprirà i battenti il Museo dell’Olio collocato nel restaurato Villino Rosso di Villa Cavalletti,  una delle magnifiche dimore tuscolane seicentesche.

Per saperne di più abbiamo incontrato Tiziana Torelli.

Il Museo dell’Olio, succo celestiale da valorizzare a Grottaferrata

Si dà il caso che il Museo dell’Olio sia solo l’ultimo ‘aggiornamento’ in ordine di tempo a Villa Cavalletti che già è agriturismo e casa vacanze, di un percorso virtuoso in continuità con una storia unica e sacra, come venerabile è la pianta dell’olivo. La Villa fu fatta costruire nel ‘600 dal marchese Ermete Cavalletti che la elesse a propria dimora su un sito abitato fin dal Neolitico e dove anche la dea Diana era di casa.

La forza dell’unione della famiglia di origine tosco-umbro-romagnola, la vocazione rurale nel Dna, la gioia della vita in campagna come parte prioritaria dei ricordi familiari, hanno reso possibile la realizzazione di un antico sogno al culmine di un sapido itinerario professionale: “Sognavamo di fare un museo dell’olio, di realizzare un luogo di cultura e di valorizzazione dell’olio”, racconta Tiziana. La ‘dinamo’ di un’impresa non facile, l’hanno data l’amore per l’olivo e la sua forza rappresentativa: “L’olio è sempre stata una passione, l’olivo ha significati simbolici eccezionali, legati alla pace e alla forza, è un’architettura vegetale, è bellissimo, resiste a tutto. L’olio è un simbolo della nostra cultura, ma non ha confini, unisce”.

Dal restauro del Villino Rosso al progetto

Tutto è iniziato con il restauro del Villino Rosso, parte della proprietà di 27 ettari che include vigneto e oliveto. Un restauro condiviso con il ministero dei Beni Culturali in un’area dove non c’è pietra che non sia vincolata: “Funzionari di grandissima cultura, preparazione, sensibilità al bello ci hanno dato un aiuto fondamentale per un’operazione rispettosa”. Il Villino Rosso in origine era destinato a ospitare  il frantoio e il magazzino dell’attività agricola a piano terra,  l’abitazione del fattore al primo piano. “Un funzionario ci ha indicato un Bando del PNRR per valorizzare l’edilizia rurale storica e allora abbiamo presentato un progetto per trasformarlo in un museo aperto al pubblico, fare cultura legata all’olio, degustazioni, test. Con questo progetto ci siamo inseriti nell’olio-turismo. L’olio è un forte attrattore, permette un ritorno alla nostra tradizione, a ciò che appartiene alla nostra storia. L’idea del progetto era raccontare la storia del territorio”.

Castelli Notizie ha visitato in esclusiva il museo durante la fase realizzativa. Il percorso si apre con la visione di un video su un maxi schermo che racconta le caratteristiche ambientali, paesaggistiche, archeologiche, del territorio dei Castelli Romani sorto per l’attività del Vulcano Laziale, la storia di Villa Cavalletti e del Villino. Il focus si sposta poi sulla storia della produzione dell’olio. Un frantoio storico, voluto dai padri gesuiti nel secolo scorso,  fa bella mostra di sé. Altri attrezzi e strumenti originali sono parte di un viaggio nell’archeologia agricola e industriale del territorio.  Pannelli espositivi in italiano, inglese e in braille, esplicano tradizioni e peculiarità di una terra antica, svelano il ciclo produttivo dell’olio, la cultura olivicola dei Castelli Romani. Completano l’esperienza immersiva, il laboratorio olfattivo per le analisi sensoriali e le degustazioni, la bottega dei prodotti  dell’azienda, il tavolo Convivio per le attività all’aperto.

Il luogo dove risvegliare i palati addormentati dall’industria alimentare

 Oltre  che culturale e didattico, l’intento del museo è di ‘risvegliare’ al gusto palati addormentati di consumatori, quali siamo, incapaci di riconoscere i fattori di qualità, distinguere con i sensi le proprietà organolettiche dell’olio. “Da un lato ci sarà l’esperienza dell’assaggio, ma anche formazione e divulgazione per imparare a riconoscere l’olio di qualità”. Le degustazioni già proposte agli ospiti dell’agriturismo evidenziano l’alterazione dei sensi tra additivi ed effetti speciali della produzione industriale. “Facciamo degustazioni ‘alla cieca’.  Alcuni preferiscono l’olio rancido. L’ amaro e il piccante sono avvertiti come difetti mentre sono indicatori della bontà dell’olio, della sua freschezza, della presenza di antiossidanti ovvero dei polifenoli ”. Il museo, allora, è luogo adatto oltre che per le scolaresche, per il visitatore, proveniente da Roma o da ogni dove, che voglia fare un’esperienza di conoscenza. Le visite con degustazione saranno su prenotazione e  prevederanno anche il giro di circa un’ora nella tenuta per scoprire vigneto, uliveto, parco monumentale (mail a experience@villacavalletti.it) con costo a partire da 15 euro.

La collina incantata

A volte curiose coincidenze caratterizzano i destini dei luoghi e  di chi in successione vi abiti, fino a comporre un incastro incredibile e coerente. L’armonia e il suo mantenimento sembrano essere la caratteristica prevalente del luogo immerso in una fissità che supera lo spazio-tempo. Nel 1596 il marchese Cavalletti, funzionario papale,  da Modena si trasferisce a Grottaferrata. In quella fase è di moda nell’alta società la villa di rappresentanza con vista su Roma. E invece il marchese, che pure compra la tenuta per edificare la residenza, non la concepisce al modo sfarzoso di altre dimore tuscolane (a cominciare da Villa Aldobrandini). La vuole semplice, sobria, mimetizzata nella natura a cui resta il primato, decentrata rispetto alle altre ville, più simile a un modesto casino di campagna.  Anche la famiglia Torelli è in parte originaria della Romagna. “L’azienda agricola di origine tosco-romagnola c’è sempre stata, ampliandosi nel territorio dei Castelli Romani”, svela Tiziana. La vendemmia e la raccolta delle olive, la produzione di vino e di olio, erano momenti di festa e di sacro ricongiungimento della famiglia. “Papà ci ha sempre coinvolto in tutte le attività, anche ad andare al frantoio di notte”.

L’altra famiglia, quella seicentesca dei Cavalletti, è molto religiosa.  Ermete e la moglie fanno un pellegrinaggio a piedi da Modena a Loreto. A Roma  risiedono nell’attuale via Cavalletti, dove oggi c’è la sede della Soprintendenza, strada che prende il nome dal loro palazzo. Il ‘caso’ vuole che Caravaggio abbia bottega proprio in quel palazzo: a lui gli eredi commissionano il quadro ‘Madonna dei pellegrini (o di Loreto)’ che oggi si trova a Roma nella Basilica di Sant’Agostino: il marchese e la consorte sono raffigurati  come umili pellegrini inginocchiati davanti a Maria, a piedi scalzi e sporchi lui, con cuffia scucita e sudicia lei, a incarnare gli ideali di povertà e umiltà. Grande salto temporale, un erede della famiglia Cavalletti nel 1902 durante lo scasso del vigneto trova reperti archeologici. Non ne fa razzia appropriandosene come spesso  accaduto ai Castelli Romani ma, in continuità con il rispetto degli avi per luoghi considerati sacri, contatta l’archivio di studi romani. Oggi la collezione è al museo preistorico etnografico Pigorini di Roma.

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La Villa ospita nel ‘900 due papi e un quasi beato

Negli anni ‘60 la tenuta viene venduta ai Gesuiti che collocano la Curia generalizia prima nell’edificio storico, poi, nell’edificio denominato Accademia Villa Cavalletti, fatto appositamente costruire. Qui vive padre Arrupe, superiore dei gesuiti e perciò chiamato il papa nero, proprio in questi giorni in odore di santità (è appena stata chiusa la fase diocesana per la causa di beatificazione). Qui è di casa papa Bergoglio, all’epoca nelle vesti di Padre Provinciale dei Gesuiti d’Argentina. Negli anni ‘80 ancora un cambiamento: tutto il complesso è venduto alla Comunità Cattolica d’Integrazione, movimento cattolico tedesco fautore di un dialogo teologico tra tutte le religioni  e denominato Accademia per la Teologia del Popolo di Dio. Per iniziativa dell’allora cardinale Ratzinger, diviene luogo di incontro tra i rappresentanti delle religioni mondiali e il futuro papa Benedetto XVI elabora nella perfetta tranquillità del luogo i suoi alti scritti teologici. Senza colpo ferire, insomma, il complesso di Villa Cavalletti nel secolo scorso ospita due papi e un quasi beato. All’interno della struttura c’erano due chiese e una biblioteca. Tutto questo gli attuali proprietari l’hanno scoperto nel tempo facendo ricerche anche con l’aiuto della Soprintendenza e dell’università di Tor Vergata.

L’ultimo capitolo, la quadratura del cerchio

L’ultimo capitolo di una lunga storia pare arrivare alla quadratura del cerchio. Per la famiglia che acquista la tenuta, il luogo è la casa ideale: l’azienda agricola, il vigneto, l’oliveto, il seminativo, il parco, gli alberi sono antichi richiami. La sfida vinta è stata vedere rifiorire un posto che era in decadenza, mettere a frutto un’impresa etica. “La prima cosa che abbiamo fatto è stata ripristinare il verde, la tenuta agricola con un lavoro di censimento di tutti gli alberi. Poi abbiamo ripreso tutto il vigneto e l’uliveto. Abbiamo cercato di capire quale attività collocare per far vivere tutto il resto, è stato il posto che ci ha indicato la strada. Questa villa nasceva in funzione dell’ospitalità, la cura del corpo e dell’anima, la meditazione. Per questo l’abbiamo legata all’azienda agricola, abbiamo le camere di agriturismo e gli appartamenti di casa vacanza. Nel 2019 abbiamo aperto la struttura ricettiva e piano piano si è composto il mosaico”.

I lavori di restauro della villa storica, iniziati nel 2019 sono terminati nel 2021.  Il piano che in passato accoglieva la cucina e il refettorio dei religiosi, oggi ospita laboratori di cucina e sala dell’Istituto per i servizi dell’Enogastronomia e dell’Ospitalità Alberghiera Maffeo Pantaleone di Frascati. I due piani dell’Accademia in cui c’erano gli alloggi dei religiosi, ospitano le camere ‘Paesaggi del Grand Tour’ dell’Agriturismo Villa Cavalletti e gli appartamenti della Casa vacanza. Infine il museo appena nato, colma finalmente una lacuna ai Castelli e ricompone la trinità teologica mediterranea. Il libro dei Salmi nell’Antico Testamento dice: “Il vino rallegra il cuore dell’uomo, l’olio gli fa risplendere il volto e il pane sostenta il cuore dei mortali”.



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