Profitto e sostenibilità non sono in contrasto. Le possibili scelte per le aree della ex Reggiani, ex Sace, ex Gres e Porta Sud
Su queste colonne l’8 agosto scorso lanciai la proposta +Natura per Bergamo, +Natura per noi per invitare la nuova Amministrazione comunale e i cittadini a pensare al verde come elemento protagonista, prioritario e strutturale dello spazio pubblico, sia per contrastare il cambiamento climatico e le isole di calore, sia per preservare il nostro equilibrio psico-fisico e la nostra salute e per rendere la nostra città più bella e vivibile.
+Natura vuol dire riduzione delle superfici pavimentate (depaving) e aumento delle superfici a verde, aumento della biodiversità, alberate plurispecifiche, rain garden, sfalci differenziati, piantumazione con specie resilienti, forestazione urbana, creazione di spazi per la socialità e l’incontro, riduzione dei costosi e anti-ecologici prati rasati, riduzione e razionalizzazione dell’uso dell’acqua, utilizzo di pavimentazioni drenanti, integrazione delle piante native nella composizione del verde urbano, riduzione delle potature, creazione di bordure miste ad alto impatto estetico che richiedono poca manutenzione. Tutti esempi di gestione del bene pubblico già messi in atto in molte capitali europee.
Ora invece vorrei rivolgermi anche a tutti gli operatori immobiliari che hanno la responsabilità di progettare e realizzare interi nuovi quartieri. Per Bergamo si prospettano rilevanti ambiti di trasformazione in aree derivanti dall’abbandono di estese attività industriali quali ex Reggiani, ex Sace, ex Gres, oltre a Porta Sud. In questo momento storico, nelle attività imprenditoriali devono necessariamente trovare spazio i temi della responsabilità civile, della responsabilità ambientale, della sostenibilità, dell’etica. È normale che ogni attività imprenditoriale debba produrre profitto, ma questo profitto economico — i sólcc, come si dice a Bergamo! — non può più prescindere dall’etica e dalla sostenibilità. Anzi, può persino avvantaggiarsene. Pensiamo all’incremento di profitto che si potrebbe ottenere considerando il verde come fattore strategico nell’attività immobiliare. Diversi studi dimostrano come la presenza di verde faccia crescere il valore degli immobili, di pari passo con la qualità della vita. Ormai un imprenditore sa bene che non è solo la «quantità» che determina il profitto, ma anche e soprattutto la qualità (che quando è reale e non si tratta di green washing, rappresenta anche un ottimo driver comunicativo).
Per esempio, per il quartiere di Porta Nuova a Milano, un grande immobiliarista come Manfredi Catella, con la sua Coima S.p.A. ha utilizzato il verde e lo spazio pubblico per l’incontro e la socialità come elemento strategico per differenziarsi da qualunque altro intervento immobiliare concorrente, ottenendo un successo internazionale. Il Bosco Verticale, il Parco Biblioteca degli Alberi con le sue attività di animazione e la Piazza Gae Aulenti hanno caratterizzato in maniera straordinaria questo luogo. I nostri operatori sapranno fare tesoro di queste esperienze per la nostra Porta Sud, per l’ex Reggiani, per l’ex Sace, per l’ex Gres? Sarebbe bello se l’Amministrazione comunale fosse in grado di suggerire delle linee guida per una partnership pubblico/privato avviando un percorso di rigenerazione urbana moderno e attuale, con la supervisione dell’Assessorato al verde. Il cambio di paradigma che dovremmo sposare è quello suggerito dall’European Forest Istitute (EFI): «Si deve transitare dall’idea che la città ospiti le zone verdi a quella, invece, che sia la città a essere ospitata dalla Natura».
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