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Recensione della mostra “Paesaggi” al Castello di Novara #finsubito prestito immediato


Al Castello Visconteo Sforzesco di Novara si è aperta lo scorso primo novembre la mostra Paesaggi. Realtà Impressione Simbolo. Da Migliara a Pellizza da Volpedo che si potrà visitare fino al 6 aprile 2025.

È curata da Elisabetta Chiodini e prodotta da METS Percorsi d’Arte. Presenta al pubblico una settantina di opere che coprono un periodo di quasi un secolo: tra il 1821, quando Marco Gozzi dipinge a olio su tela Ponte di Crevola sulla strada del Sempione, e il 1915, anno in cui Angelo Morbelli realizza Alba domenicale, arrivato in prestito dalla Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi di Piacenza (torneremo poi su questo dipinto). L’arco temporale è segnato da un profondo mutamento nella pittura di paesaggio, di cui la mostra intende dare conto nell’articolarsi del percorso.

Il successo delle mostre precedenti – in conferenza stampa il sindaco ha ricordato il risultato del 2023: 70 mila visitatori giunti a Novara, città di poco più di 100 mila abitanti – testimonia il respiro nazionale e internazionale della mostra, confermato anche da prestiti stranieri e dall’alto numero di prestiti da entità museali, a cui si aggiungono molti privati.

Lo sponsor principale, ovvero il Banco BPM, ha contribuito non solo con un importante sostegno economico, ma anche concedendo un’opera: Lago del Mucrone di Lorenzo Delleani (1890). Altre gallerie italiane d’arte moderna hanno fornito opere, come quella di Milano, quella di Genova e quella di Torino.

Se diversi dei trentasei artisti sono poco o per nulla noti al grande pubblico – e dunque la mostra è un’ottima occasione per conoscerli – altri hanno nomi di peso, a cominciare dal Morbelli appena citato e da Pellizza da Volpedo menzionato nel titolo. Tutti hanno in qualche modo e per qualche tempo gravitato attorno a Novara, un piccolo territorio con vocazione di crocevia.

Nove sezioni

Il percorso espositivo si snoda in nove sezioni:

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  • La “Pittura di paese”: dalla veduta al paesaggio
  • Il naturalismo romantico d’oltralpe e la sua influenza sul paesaggismo italiano
  • Incontri, amicizie e sodalizi artistici. Dallo studio ginevrino di Alexandre Calame a Rivara e Carcare
  • Verso la pittura di impressione
  • Il trionfo del naturalismo lombardo e la diffusione del nuovo linguaggio
  • Il naturalismo nel paesaggio urbano: tra i Navigli e il Carrobbio
  • Tra vita en plein air e intimità familiare. Leonardo Bazzaro all’Alpino
  • Dalle Prealpi all’alta montagna
  • Il paesaggio divisionista: dal vero al simbolo
Giovanni Migliara, Esterno di città con ponte illuminato da chiaro di luna ed officina da maniscalco. Collezione privata

Citiamo alcuni degli artisti presenti. Di Giuseppe Canella – per un critico di metà Ottocento il massimo esponente della pittura romantica che “dipinge come Manzoni scrive” – sono esposte due vedute: una della Piccardia e l’altra della Laguna di Venezia presa dal Campo di Marte. Due anche le opere di Giovanni Migliara, definito “il mago della pittura” per gli effetti di luce che sapeva riprodurre sulla tela. Una sola, ma notevole, è stata realizzata da Massimo D’Azeglio: si tratta de La morte del conte Josselin di Montmorency (presso Tolemaide in Palestina) e arriva dalla GAM di Torino.

Oltre a essere ammirati come opere d’arte, i dipinti esposti possono essere osservati anche come documenti storici al cui confronto appare tristemente evidente lo scempio compiuto sul paesaggio del Bel Paese nel giro di poche generazioni.

I capolavori

Ma soffermiamoci su alcuni dei vertici più alti del percorso. Tre sono le opere di Angelo Morbelli. Affiancate tra loro attirano l’attenzione Nebbia domenicale (da collezione privata), dipinta nel 1890. Alla stessa composizione l’artista torna un quarto di secolo più tardi con Alba domenicale, citata in apertura. Poco prima dell’apertura della mostra di Novara l’accostamento è stato per un mese protagonista di Ospiti in Galleria alla Ricci Oddi di Piacenza.

Giovanni Segantini, Mezzogiorno sulle Alpi, 1891, olio su tela, 77,5 x 71,5 cm. St. Moritz, Segantini Museum, proprietà della Fondazione Otto Fischbacher - Giovanni Segantini

Per sempre è – a modesto parere di chi scrive – una delle opere più belle in mostra, degna di condividere la sala più ampia, per tradizione il culmine del percorso espositivo, con altri capolavori. Qui si sosta davanti a Mezzogiorno sulle Alpi (dal Museo Segantini di St. Moritz, immagine-icona della mostra) e L’amore alla fonte della vita (arrivato da Milano) di Giovanni Segantini.

Ma la sorpresa più inaspettata è stata per me L’Aquilone, tela dipinta da Carlo Fornara attorno al 1902. Il titolo non fa riferimento all’oggetto volante ma al vento di tramontana. Così Niccolò D’Agati chiude la scheda a catalogo (un bel catalogo, come sempre per le mostre al Castello di Novara) dell’opera:

L’intonazione vespertina, con la dominante dei toni freddi, pur accesi dalle profilature rosate e aranciate delle nubi, concorre all’evidenziazione del portato simbolico della scena nella quale il motivo quotidiano e il paesaggio incarnano l’epica potenza della natura che sottomette ogni elemento, dai rami degli alberi alla vita umana”.

Carlo Fornara, L’Aquilone, 1902 circa, olio su tela, 141 x 159 cm. Collezione privata

Un’opera come questa – e come tante altre esposte – merita ben più che uno sguardo di circostanza. Vale naturalmente anche per i lavori di Pellizza da Volpedo, due dei quali accostati nella saletta che chiude il percorso. Entrambi da collezione privata e realizzati nei primi anni del Novecento, sono intitolati rispettivamente Valletta a Volpedo e La Clementina. Quest’ultima opera torna visibile al pubblico dopo un’assenza di oltre un secolo, precisamente dalla Biennale di Venezia del 1909. Uno dei tanti motivi per visitare la mostra Paesaggi al Castello di Novara.

Saul Stucchi

Didascalie:

  • Una sala della mostra
  • Giovanni Migliara
  • Esterno di città con ponte illuminato da chiaro di luna ed officina da maniscalco (Veduta del porto di Ancona con l’arco di Traiano), 1829
    Olio su tela, 52 x 70 cm
    Collezione privata
  • Giovanni Segantini
    Mezzogiorno sulle Alpi, 1891
    Olio su tela, 77,5 x 71,5 cm
    St. Moritz, Segantini Museum, proprietà della Fondazione Otto Fischbacher – Giovanni Segantini
  • Carlo Fornara
    L’Aquilone, 1902 circa
    Olio su tela, 141 x 159 cm
    Collezione privata

Paesaggi. Realtà Impressione Simbolo
Da Migliara a Pellizza da Volpedo

Informazioni sulla mostra

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Dove

Castello Visconteo Sforzesco
Piazza Martiri della Libertà 3, Novara

Quando

Dal 1° novembre 2024 al 6 aprile 2025

Orari e prezzi

Orari: da martedì a domenica 10.00 – 19.00
Lunedì chiuso

Biglietti: intero 14 €; ridotti 12/10 €

Maggiori informazioni

Sito web ufficiale:

www.metsarte.com/



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