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Giorgetti cambia rotta sul Sud: più soldi per la Zes Unica #finsubito prestito immediato

Svolta del ministro Giorgetti sulla Zes Unica: «Disponibili ad aumentare stanziamento», ma su «progetti effettivamente implementabili»


«Siamo disponibili, anzi prontissimi ad aumentare lo stanziamento per la Zes Unica per il Mezzogiorno, anche nel 2025, a patto che i progetti presentati siano effettivamente implementabili». Non è detto che le parole del ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, bastino per fugare l’incertezza che, come ha rilevato Bankitalia, genera tra gli imprenditori un plafond finanziato anno dopo anno, e con un importo “variabile” – 1,8 miliardi per il 2024, 1,6 per il 2025 -, con la conseguente perdita di appeal dello strumento che dovrebbe spingere gli investimenti nel Mezzogiorno, attraendo anche capitali extra-area e internazionali.

ZES UNICA, GIORGETTI: NON TUTTI I PROGETTI AVEVANO I REQUISITI

«Abbiamo riscontrato che tra i progetti depositati non tutti avevano i requisiti per essere messi a terra», quelli che li avranno «saranno giustamente finanziati» e «quel numero potrà essere incrementato». Il titolare del Mef spiega «l’orientamento» che guiderà la gestione della misura durante l’audizione sulla manovra in Commissione Bilancio di Camera e Senato, rispondendo ai parlamentari che gli hanno chiesto conto del taglio delle risorse per il Sud.

La legge di Bilancio, infatti, non solo riduce di fatto la dote per la Zes, ma mette nero su bianco l’addio a Decontribuzione Sud che interessa oltre tre milioni di contratti di lavoro nel Mezzogiorno. Si chiude il 31 dicembre. Il fondo messo in campo dal governo per il finanziamento di interventi volti a mitigare il divario nell’occupazione e nello sviluppo dell’attività imprenditoriale nelle aree svantaggiate del Paese – quindi non solo nel Meridione – ha a disposizione solo 6,9 miliardi per tre anni, una compensazione parziale del definanziamento dell’intervento.

«Non l’ha tolta questo Governo – puntualizza Giorgetti – La Commissione europea ha detto che dal 30 giugno 2024 non si può più fare – (la Ue aveva concesso la proroga fino al 31 dicembre, ma era possibile attivare la misura solo per i contratti instaurati entro la fine di giugno, ndr). C’è la disponibilità a valutare delle misure diverse, con le stesse finalità. Credo che il nuovo commissario europeo avrà la sensibilità e la competenza per capire stabilire quale sarà il vestito più adatto alle necessità del Sud».

NON SOLO ZES, GIORGETTI FIDUCIOSO SULLA PROSPETTIVE DI CRESCITA

L’audizione è l’occasione per fare il punto sugli interventi e i possibili aggiustamenti, oltre che sullo scenario economico cui è legata la tenuta degli obiettivi di finanza pubblica del Piano strutturale di bilancio. Il ministro continua a mostrarsi fiducioso sulle prospettive della crescita e sulla possibilità che il Pil superi l’asticella che i previsori hanno abbassato rispetto all’1% scritto nel Pbs, allo 0,8% Bankitalia e l’Ufficio parlamentare di bilancio (Upb). «Non sarei stupito da una revisione al rialzo delle stime preliminari per il 2024», afferma, sottolineando il «notevole incremento dell’occupazione» e «prospettive a breve termine incoraggianti».

I modelli di previsione interni «lasciano ritenere che, nel trimestre finale dell’anno, il Pil dovrebbe tornare in espansione, grazie al recupero della domanda estera netta e al prosieguo della ripresa dei consumi. L’Italia è forte», ribadisce anche la premier Giorgia Meloni parlando agli industriali di Brescia e Bergamo.

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INCERTEZZA E TENSIONI INTERNAZIONALI

Pesa però l’incertezza determinata dalle tensioni internazionali. Le previsioni per il 2025 «sono coerenti con una graduale ripresa della domanda interna, di cui un elemento essenziale è rappresentato dalla accelerazione degli investimenti legati al Pnrr, e con il miglioramento del contesto di fondo dell’economia europea, anche grazie ad un’intonazione meno restrittiva della politica monetaria», confida il ministro. Risorse per dare un’ulteriore spinta all’economia al momento non ce ne sono.

Tanto meno per spingere la spesa per la Difesa fino al 2% del Pil come chiede la Nato. «Risulta molto ambizioso e non del tutto compatibile sotto il profilo in particolare delle coperture con il quadro vigente della governance europea. Alla luce, infatti, degli stanziamenti previsti dal disegno di legge di Bilancio – dice Giorgetti – arriveremo alla percentuale dell’1,57% nel 2025, dell’1,58% nel 2026 e dell’1,61% nel 2027». Il “sogno” del ministro, intanto, resta quello di un debito al 60% «così risparmierei 45 miliardi da destinare a scuola, sanità, pensioni».

NON SOLO ZES UNICA, LA STOCCATA DI GIORGETTI AI SINDACATI

Giorgetti intanto rivendica la conferma dell’Irpef a tre aliquote e il taglio del cuneo fiscale che si estende ai redditi fino a 40mila euro – «con benefici per altri tre milioni di contribuenti» – che diventano strutturali. La conferma a regime può contribuire ad attenuare i timori degli operatori di mercarileva rilevato. Poi la stoccata: «Questo governo ha messo risorse alle famiglie di reddito medio-bassi sotto i 40mila euro, per i lavoratori dipendenti, sorprende che questo venga contestato proprio dai sindacati e da forze che dovrebbero difendere i lavoratori dipendenti. L’abbiamo messo sui lavoratori dipendenti, con lo scopo in qualche modo aiutare la crescita rilanciando la domanda e i consumi».

GIORGETTI RISPONDE ALLE OBIEZIONI DEI PARLAMENTARI

Il rischio di una riduzione agli investimenti come conseguenza della stretta sui ministeri, e l’affossamento del settore dell’automotive e delle costruzioni come conseguenza, rispettivamente del taglio del fondo da 4,6 miliardi e dalla rimodulazione del bonus ristrutturazione che resterà al 50% solo per le prime case, e scenderà al 36% per le seconde: Giorgetti argomenta le scelte cui la manovra dà attuazione rispondendo agli appunti critici dei parlamentari.

Sul primo fronte la logica, spiega, è quella di «costringere tutte le amministrazioni a spendere nel 2025-26 gli ingenti stanziamenti derivanti dal Pnrr, spostando gli stanziamenti per investimenti dal ‘27 in poi. La volontà – sottolinea – è di far concentrare tutti i soggetti che dispongono di risorse e stanziamenti in conto capitale a spendere prioritariamente quelle risorse del Fondo di sviluppo e coesione e del Pnrr che alternativamente andrebbero perdute».

NON SOLO ZES UNICA, GIORGETTI E IL CASO DELLA METRO C DI ROMA

Per quanto riguarda il definanziamento dei 425 milioni per la Metro C, Giorgetti è perentorio sul metodo: «Quando le amministrazioni mi chiedono stanziamenti mi devono dimostrare che hanno il progetto esecutivo e che sono in grado di spendere» e invece sulla metro C di Roma «manca la progettazione definitiva, magari si fa in 20 giorni ma temo di no».

La nuova regola è che «le risorse si stanziano quando si è sicuri che possano essere fatte, altrimenti quello spazio fiscale viene bruciato: la metro C “è un’opera meritoria, vediamo come organizzarci in modo che gli stanziamenti vengano fatti ma non si bruci spazio fiscale a scapito di altro». Quanto all’automotive, «noi non tagliamo i fondi alle imprese che vogliono riconvertire, tagliamo i fondi per le rottamazioni e incentivi all’acquisto di auto elettriche prodotte in Cina o altri Paesi, le risorse per gli accordi di sviluppo e ogni forma di intervento che chi fa impresa in questo settore voglia fare, ci sono e ci saranno».

AGEVOLAZIONI PER L’EDILIZIA E CRIPTOVALUTE

Sulle agevolazioni per l’edilizia, la distinzione tra prima e seconda casa, afferma, «è un principio inderogabile per il governo, sul resto possiamo discutere». Il ministro apre poi a qualche ritocco anche sulla tassa sulle crioptovalute che passa dal 26% al 42%, contestata proprio dalla Lega: si può pensare a forme di tassazione diverse rispetto alla permanenza in portafoglio degli investimenti. Sul blocco del turnover il ministro invece chiede al Parlamento di indicare i settori per i quali non è giustificato, come la sicurezza. Sulle risorse per la sanità i conti, tra maggioranza e opposizione, continuano a non tornare.

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Giorgetti ribadisce che la spesa sale più del limite fissato nel Psb, e per gli enti locali non ci sono tagli ma solo accantonamenti che restano nella loro disponibilità. In Commissione affronta anche il nodo dei revisori: «Chi riceve un contributo dallo Stato deve rispondere di come lo utilizza», assicura però che «il Mef non vuole curiosare» nelle aziende. E risponde anche a chi accusa il governo di togliere ossigeno agli enti locali: «Devono capire che negli anni scorsi hanno ricevuto finanziamento a fondo perduto, a carico dello Stato, non replicabili. Su questo, credo che un ritorno alla normalità sia dovuto».


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