Il noto giornalista di Sky Sport, Marco Nosotti, è stato il super ospite della seconda puntata stagionale di PARMATALK, in onda ieri sui canali di SportParma.com (vedi qui).
Spesso inviato al seguito del Parma Calcio nel corso di questo inizio di stagione, Nosotti ha commentato così il pareggio dei crociati ottenuto contro l’Empoli dopo un primo tempo negativo: «Dipende anche dal momento dei singoli. Man è il secondo per chiare occasioni create in Serie A: ieri non c’era. Un Empoli cha ha quelle caratteristiche e quella gamba riusciva a farti male: l’Empoli ti “rompeva le scatole” perché ti dava fastidio agli esterni, ti chiudeva le ripartenze in verticale. Credo che Herani nella “terra di mezzo”, che è a panneggio del brasiliano, possa fare di più lì: mi piace come può fare le due fasi, finalmente c’è un trentenne in campo…».
Molto discussa la posizione arretrata di Bernabé, che mister Pecchia ha schierato davanti alla difesa, dapprima, nella mediana a due, quindi anche con il passaggio a tre uomini a centrocampo. A riguardo il “Noso” si è espresso così: «Bernabé può fare di tutto, anche il portiere… Il tuo successo dipende dai giocatori che hai di fianco. Non puoi fare a meno di lui, però ti servirebbe anche più avanti. Bernabé va al tiro, tira tanto ma non fa gol, ha qualità e imprevedibilità. Se vuoi costruire, io la coppia Bernabé-Estévez me l’aspetto, a me piace molto, è equilibrata: credo sia la cosa migliore in questo momento. Il rapporto di Bernabé con la Serie A sotto l’aspetto della fase difensiva sta crescendo, ma “lassù” hai bisogno della sua qualità. Si tratta solo di decidere quanto vuoi che il campo sia lungo a seconda degli avversari. A me uno lì in mezzo (il riferimento è a Estévez, ndr) piace sempre».
Nel corso del suo lungo intervento, Nosotti ha analizzato anche le difficoltà dell’approccio al massimo campionato di una squadra molto verde, dove gli over 30 di fatto non sono ammessi: «Sono dei ragazzi – ha spiegato – che i tempi e i modi della Serie A li stanno acquisendo. Hai fatto 4 partite in dieci, hai perso molti punti da situazioni di vantaggio: tutte cose che fanno parte di un processo di crescita, di prendere visione di quel che si è in un contesto differente.
Ieri (domenica, ndr) nel secondo tempo il Parma ha fatto 12 tiri e ha avuto il 70% del possesso palla: i gol che hai avuto dai subentranti, fino a ieri, non li aveva avuti nemmeno la Juve, c’era solo il Milan davanti ai contributi dei gol che ha avuto il Parma.
In difesa ci sono infortuni seri, con l’infortunio di Circati è venuta a mancare la coppia che si andava cercando. Paghi troppo, l’errore c’è ancora perché devi crescere, ma la squadra ha identità. Se il più vecchio lì dentro è Hernani e l’acquisto di Valeri è stato un po’ messo nel mirino perché mi pare che il presidente dica “Vecchi così non li voglio”, vuol dire che questa è una squadra che imparerà a leggere le situazioni e lo farà lavorando, sbattendoci il grugno».
La soluzione? Andare avanti sulla strada tracciata, senza però incaponirsi: «Questo gruppo ha dei valori condivisi, riconoscibili. Deve cercare di essere a volte più pragmatico: alcune partite sono state perse, alcuni punti sono scappati. Però, non è possibile che alla prima situazione che non va tornare indietro e fare un’altra cosa: spero non ci sia testardaggine. I giovani hanno un diritto all’errore e si prepara un ammortizzatore anche perché li vuoi valorizzare e rivendere, però ogni tanto qualche piccolo accorgimento si può fare. Bisogna far gol, eh, perché Mihaila e Bernabé non mi fanno i gol…» così il giornalista di Sky Sport.
In chiusura, una riflessione anche sui due portieri, Suzuki e Chichizola: «Li vedi come lavorano durante la settimana. Suzuki ha una fisicità significativa, mi sembra che lavori bene non solo nella difesa della linea ma anche nella difesa dello spazio: ora si chiede questo a un portiere moderno. Suzuki deve anche imparare a riconoscere il nostro campionato e le sue traiettorie. Chichi (Chichizola, ndr) è una sicurezza: può servire. Però io sono sempre dell’idea che tutti devono esser pronti, ma ci dev’essere una gerarchia. Si lavora insieme. Ma il portiere è il primo che l’allenatore deve scegliere in questo nuovo calcio» ha commentato Nosotti.
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