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A firma di Marta Bonati, Country Manager di Ebury Italia

 

 

L’export italiano continua a mostrare una notevole resilienza e dinamicità, nonostante le attuali sfide economiche e geo-politiche globali. Secondo il nuovo Report SACE ‘Doing Export 2024nel 2024 le esportazioni italiane sono previste in crescita del +3,7%. Le aspettative sono ancora più positive per il 2025 e il 2026, con aumenti rispettivamente del +4,5% e +4,4%. L’Italia si conferma tra i primi esportatori al mondo: nel 2023 toccherà quota 650 miliardi di euro di esportazioni di bene, e nel 2025 raggiungerà i 679 miliardi di euro.

 

L’anno, tuttavia, non è iniziato a pieno regime. A gennaio 2024, le esportazioni italiane[1] hanno registrato una diminuzione del 3,2% rispetto a dicembre 2023, mentre le importazioni hanno subito un calo del 7,3% nello stesso periodo. Anche i prezzi all’importazione hanno visto una contrazione dello 0,9% su base mensile. Tuttavia, è necessario contestualizzare questi dati in un quadro più ampio: nel corso del 2023, le aziende italiane hanno ampliato significativamente la loro presenza all’estero, generando un fatturato complessivo di oltre 569 miliardi di euro, pari a un incremento del 2,8% rispetto al 2022[2]. Inoltre, le aziende italiane operano in ben 175 paesi[3], con la Lombardia che si distingue come la regione più attiva negli investimenti internazionali.

 

Tra i settori di punta dell’export italiano, oltre alle tradizionali “tre F” (Fashion, Food, Furniture), emergono anche quelli della lavorazione di metalli, delle macchine e degli impianti per la metallurgia e il farmaceutico, nonché quelli relativi ai beni di consumo come vino, caffè, occhialeria e calzature.  Secondo il rapporto SACE citato, le esportazioni del settore dell’abbigliamento, dopo una crescita contenuta nel 2024, registreranno un aumento più significativo del 4,2% nel 2025. Il settore agroalimentare, trainato dall’innovazione nell’agricoltura digitale, crescerà del 4,4% nel 2024 e del 4,7% l’anno successivo. Il settore chimico, dopo un modesto incremento del 2% nel 2024, raggiungerà un aumento del 5,2% nel 2025. Inoltre, il settore dei cosmetici manterrà una crescita costante del 6% annuo nei prossimi tre anni.

 

Quest’anno, uno dei principali motori della crescita delle esportazioni italiane saranno le tecnologie a basse emissioni di carbonio (LCT), un settore in cui l’Italia si distingue a livello internazionale per la sua capacità produttiva. Gli scambi internazionali di beni LCT sono cresciuti da 233 miliardi di dollari nel 2000 a oltre 1.200 miliardi di dollari nel 2023, con un incremento medio annuo del 7,39%. L’Italia ha saputo cogliere questa opportunità, posizionandosi al secondo posto in Europa per esportazioni di beni LCT, con circa 37 miliardi di dollari esportati e una quota di mercato del 3%. Grazie a questa dinamica, si prevede che il Made in Italy ‘green’ raggiungerà i 50 miliardi di euro di export entro il 2025, con una crescita stimata dell’11,1% nel 2024 e del 13,7% nel 2025[4].

 

Ma quali sono i paesi più promettenti per l’export italiano? Le migliori prospettive di crescita provengono dai paesi GATE (Egitto, Marocco e Sudafrica). Secondo l’ultimo report di SACE, l’Italia ha esportato nel 2023 beni per 80 miliardi di euro verso 14 paesi GATE, un valore che aumenterà del +5,4% quest’anno e del +7% nel 2025, fino a raggiungere 95 miliardi di euro entro il 2027. L’affermazione in mercati esteri da parte delle aziende italiane gioca un ruolo cruciale nel superare le difficoltà in mercati tradizionali come la Germania​​.

 

Le aziende italiane dimostrano infatti una notevole competitività e capacità di adattamento nei mercati globali, grazie ai loro investimenti in innovazione, qualità e strategie di diversificazione. Tuttavia, operare a livello internazionale comporta il significativo rischio di cambio, che può influenzare la competitività e le strategie di mercato.  La volatilità dei tassi di cambio può erodere i margini di profitto, rendendo i prodotti più costosi e meno desiderabili nei mercati di destinazione. Inoltre, un euro forte può rendere i prodotti italiani meno competitivi rispetto a quelli di paesi con valute più deboli, influenzando anche le decisioni sugli investimenti diretti esteri e sui contratti a lungo termine. Per mitigare tali rischi, le aziende possono diversificare i mercati di esportazione, utilizzare strumenti finanziari di copertura e negoziare clausole contrattuali che considerino la volatilità valutaria. Una gestione attiva e strategica del rischio di cambio è essenziale per garantire il successo nel commercio internazionale, supportando così l’innovazione, la qualità e le strategie di diversificazione che caratterizzano l’imprenditoria italiana.

 

Quali sono, quindi, i sei consigli pratici che ci sentiamo di dare alle imprese – soprattutto alle PMI – che vogliono approcciarsi al commercio internazionale e vendere oltre confine?

 

  1. Conoscere le normative locali e internazionali: È essenziale comprendere le leggi e le normative che regolano il commercio nel paese di destinazione, inclusi dazi doganali, tasse ed eventuali restrizioni all’importazione, per rispettare lanormativa locale e  per garantire transazioni sicure e legali​​.
  2. Gestire il rischio di cambio: Le fluttuazioni nei tassi di cambio possono avere un impatto significativo sui costi e sui ricavi delle aziende che commerciano a livello internazionale. Ebury, ad esempio, offre servizi di gestione del rischio di cambio, come i contratti a termine, per aiutare le aziende a bloccare un tasso di cambio e proteggersi dalle fluttuazioni avverse​​​​.
  3. Ottimizzare i flussi di cassa: Il finanziamento del commercio e i prestiti aziendali, possono aiutare le aziende a gestire meglio i loro flussi di cassa, fornendo il capitale necessario per finanziare le operazioni di importazione o espansione senza incidere negativamente sulla liquidità aziendale​​.
  4. Adottare tecnologie innovative: Utilizzare piattaforme che facilitano pagamenti e incassi in diverse valute può ridurre i costi e semplificare la gestione finanziaria. Ebury offre conti virtuali in valuta in diversi paesi, consentendo alle aziende di operare come se avessero una presenza locale.
  5. Richiedere supporto e consulenza personalizzata: Collaborare con un partner esperto che offra consulenza e supporto operativo può essere cruciale per un’espansione internazionale di successo. Ebury fornisce supporto dedicato tramite manager di relazione e team di esperti pronti ad assistere le aziende sulle tematiche valutarie e sui processi di incasso e pagamento.
  6. Integrare tecnologie avanzate e sistemi aziendali: Le piattaforme eletroniche  possono aumentare l’efficienza e ridurre gli errori manuali. Ebury offre API robuste per integrare direttamente i suoi servizi e prodotti  nei sistemi aziendali esistenti, facilitando processi più snelli e automatizzati.

 

 

[1] https://www.istat.it/it/archivio/esportazioni

[2]  Gruppo Statistiche Federmacchine, la federazione delle imprese costruttrici di beni strumentali https://www.industry4business.it/ricerche/beni-strumentali-federmacchine-2023-ancora-in-crescita-nel-2024-previsto-un-lieve-calo/

[3] https://www.istat.it/it/files//2022/11/REPORT-MULTINAZIONALI-2020.pdf

[4] https://www.sace.it/media/comunicati-e-news/dettaglio-comunicato/l-export-arriver%C3%A0-a-679-miliardi-di-euro-entro-il-2025.-sace-presenta-il-doing-export-report-2024–l-era-delle-imprese-%C3%A8-oggi.-e-sace-c-%C3%A8?utm_source=ilpunto.beehiiv.com&utm_medium=newsletter&utm_campaign=l-export-italiano-torna-ad-ingranare-e-il-pil-dell-italia-torna-ai-livelli-del-2007

 

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