16,163 aziende coinvolte, il grosso nell’alimentare e nei mecchinari, per un valore in export via mare di 3,5 miliardi. È il tesoretto della Zona economica speciale (Zes) della Campania, decretata a maggio scorso. Come per tutte le altre Zes del Mezzogiorno – e solo lì possono essere create perché servono a stimolare le regioni più povere – le imprese che vi risiederanno godranno di procedure semplificate per l’accesso alle infrastrutture e credito d’imposta per gli investimenti pari al 50 per cento per ogni progetto. Fondamentale il supporto degli enti locali, che dovranno contribuire a snellire le pratiche burocratiche, e la presenza del porto: le aziende dovranno importare o esportare da lì.
Per godere dei benefici della Zes, le aziende, come stabilisce la legge 123/2017, devono avere un «nesso economico funzionale» con un’area portuale. Solo le regioni del Mezzogiorno possono presentare proposta di Zes.
Benefici per le imprese
• Procedure semplificate per adempimenti burocratici e per l’accesso alle infrastrutture;
• Credito d’imposta in relazione agli investimenti effettuati per l’acquisto di beni strumentali nuovi acquistati entro il 31 dicembre 2020, nella misura massima di 50 milioni. Stanziamento: 25 milioni di euro nel 2018; 31,25 milioni di euro nel 2019 e 150,2 milioni di euro nel 2020.
Doveri
Mantenere l’attività nella Zes per almeno 7 anni.
Settori
Possono investire, nelle aree previste, settori manifatturieri orientati all’importazione e all’esportazione per via marittima.
Dimensione e fatturato delle imprese
Nessun limite.
Le aree
Porti: Napoli, Salerno, Castellammare di Stabia
Interporti: Sud Europa (Marcianise/Maddaloni); Campano
Aeroporti: Capodichino; Salerno-Costa d’Amalfi
Agglomerati industriali: Acerra, Arzano-Casoria-Frattamaggiore, Caivano, Foce Sarno, Marigliano-Nola, Pomigliano, Calaggio, Pianodardine, Valle Ufita, Ponte Valentino (stralcio), Aversa Nord (stralcio), Marcianise-San Marco, Battipaglia, Fisciano-Mercato San Severino
Altre aree industriali e logistiche: Bagnoli-Coroglio, Napoli Est, Piattaforma Contrada Olivola, area PIP Nocera Inferiore “Fosso imperatore”, Area PIP di Sarno “Ingegno”, Area PIP Nautico di Salerno, Castel San Giorgio.
Le zone
Napoli Est: alimentare, abbigliamento
Bagnoli Coroglio: alimentare, abbigliamento
Consorzio Asi Napoli-Agglomerato Nola Marigliano: automotive,
aeronautica, abbigliamento
Consorzio Asi Napoli-Agglomerato Pomigliano D’Arco: chimica,
metalmeccanica, abbigliamento
Consorzio Asi Napoli-Agglomerato Acerra: chimica, metalmeccanica, abbigliamento
Consorzio Asi Napoli – Caivano: metalmeccanica, alimentare
Consorzio Asi Napoli-Casoria Arzano: abbigliamento, metalmeccanica, packaging
Consorzio Asi Napoli-Agglomerato Foce Sarno: cantieristica, navale, metalmeccanica
Consorzio Asi Caserta-Agglomerato Marcianise/San Marco: chimica, metalmeccanica, alimentare, elettronica
Consorzio Asi Caserta-Aversa Nord: abbigliamento, metalmeccanica, alimentare
Consorzio Asi Caserta-Agglomerato Industriale Salerno: alimentare, chimica, legno, cartotecnica
Consorzio Asi Caserta-Agglomerato Industriale Battipaglia: chimica, metalmeccanica, alimentare
Consorzio Asi Caserta-Agglomerato Industriale:isciano/Mercato San Severino, metalmeccanica, alimentare, chimica
Area PIP Nocera “Fosso Imperatore”: alimentare, metalmeccanica
Area PIP Sarno “Ingegno”: alimentare, metalmeccanica
Consorzio Asi Avellino-Agglomerato Valle Ufita: chimica, metalmeccanica, alimentare
Consorzio Asi Benevento-Agglomerato Ponte Valentino: metalmeccanica, agro alimentare
Consorzio Asi Avellino-Agglomerato Calaggio: metalmeccanica, packaging
Consorzio Asi Avellino-Agglomerato Pianodardine: automotive,
legno
Area Codola-Castel S. giorgio: agro alimentare
I numeri del porto di Napoli (fonte Srm-Banco di Napoli)
• 2° in Italia per ro-ro con 13,7 milioni di tonnellate (in crescita del 7,7% sul 2016);
• 4° per rinfuse solide con 6,3 milioni di tonnellate (+1,7% sul 2016);
• 4 per traffico container con 964 mila TEU (in crescita a doppia cifra: +10,6% sul 2016);
• 6° AdSPper traffico complessivo con 37,4 milioni di tonnellate (+5,4 sul 2016).
In Campania le aziende più orientate alle esportazioni sono: agroalimentare, abbigliamento/moda, automotive, aeronautico e bio-farmaceutico (4A e pharma). Secondo studi di Srm:
• Il 50 per cento del valore aggiunto manifatturiero in Campania è infatti generato dalle filiere 4A e pharma, mentre nel Mezzogiorno il 43,6% e in Italia il 31,2%. Si tratta di 4,3 miliardi di euro, il cui peso sul dato nazionale è del 5,9% mentre su quello meridionale è del 34%. Si contano 11839 unità locali, pari 29,4% del Mezzogiorno e 84,5 mila addetti, il 33,8% del dato meridionale.
• L’export di queste filiere è di 6 miliardi, con un peso sul dato meridionale (29%) e nazionale (3,9%) maggiore rispetto alla media manifatturiera (22,2% e 2,3%). Ciò dimostra la maggiore internazionalizzazione e, quindi, la maggiore partecipazione della Campania alla supply chain internazionale di queste produzioni.
• Le esportazioni interregionali ammontano a 8,4 miliardi (38,9% del Mezzogiorno e 5,4% dell’Italia), a fronte di 6 miliardi di export estero. Ciò significa che per ogni euro che va all’estero se ne aggiunge più di uno (1,4) destinato nel resto del Paese. Le importazioni interregionali delle suddette 5 filiere campane ammontano invece a 13 miliardi (il 25,7% del Mezzogiorno e l’8,6% dell’Italia).
• Sono quindi filiere lunghe che si sviluppano da Nord a Sud e larghe, soprattutto per i mercati di destinazione che sono prevalentemente meridionali. Mentre in alcuni casi i legami riguardano specializzazioni produttive analoghe e complementari in termini di filiera, in altri la rilevanza della regione di arrivo delle merci è dettata dalla presenza di infrastrutture, come i porti, per l’esportazione. Un rafforzamento della logistica interna potrebbe peraltro evitare per alcune regioni l’utilizzo di porti extra-area.
• Per effetto delle interdipendenze di filiera, 100 euro di investimento nel settore manifatturiero campano producono un effetto a cascata su tutta l’economia nazionale di 460 euro (76 effetto endogeno e 284 effetto esogeno), con un moltiplicatore quindi pari a 4,6. Il moltiplicatore sale a 5,59 se si considerano le filiere 4A+pharma.
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