Per l’annata 2023/24, la produzione globale di arance dovrebbe raggiungere i 48,8 milioni di tonnellate, segnando un incremento del 5% rispetto all’anno precedente. Questa crescita รจ attribuibile alla maggiore produzione osservata in Florida, California, Cina, Argentina, Egitto e Turchia. Al contrario, si prevede una diminuzione della produzione nell’Unione europea, principalmente a causa di un calo del 9% nella resa spagnola rispetto alla campagna 2022/23.
In questo contesto globale ed europeo, Ismea ha inquadrato la situazione italiana del comparto, nel suo recente report “Tendenze Agrumi”.
Areali in Italia
Per quanto riguarda la superficie coltivata ad arance in Italia, questa ammonta a circa 86.000 ettari ed รจ in lieve ripresa sia rispetto al 2022 (+1,1%) sia rispetto al dato medio dell’ultimo triennio (+1,6%). Prima Regione per superficie investita ad arance รจ la Sicilia, con circa i due terzi del totale nazionale. Rispetto al 2022 si registra un incremento di circa 700 ettari delle aree dedicate, con i principali aumenti nelle province di Catania (+500 ettari in produzione rispetto al 2022) e Agrigento (+200 ettari).
Il panorama agrumicolo siciliano sta vivendo una fase di significativa trasformazione, iniziata tra il 2007 e il 2010, con l’obiettivo di rinnovare gli impianti agrumicoli attraverso l’introduzione di nuove varietร di arance su portainnesti resistenti al Citrus tristeza virus (CTV). Il CTV aveva colpito duramente gli agrumeti siciliani negli ultimi decenni del Novecento, rendendo necessaria l’adozione di drastiche misure di contenimento, quali l’espianto delle piante malate e il loro successivo reimpianto con varietร resistenti. Il processo di ristrutturazione, inizialmente lento, ha preso slancio negli ultimi anni, portando a un radicale cambiamento nel settore: gli agrumeti gestiti in modo non professionale stanno scomparendo, lasciando spazio a nuovi impianti che si distinguono per l’adozione di varietร innovative, l’omogeneitร genetica e l’integritร fitosanitaria.
Nella top-3, inoltre, troviamo la Calabria, con circa il 21% delle superfici dedicate, e la Puglia, con circa il 5% della superficie nazionale investita ad arance. Per quanto riguarda la prima Regione, gli areali sono localizzati nella provincia di Reggio Calabria, che conta oltre 9.000 ettari in produzione, e nelle province di Catanzaro, Cosenza, Vibo Valentia e Crotone dove si registra qualche migliaio di ettari. Gli aranceti pugliesi sono localizzati per lo piรน nella provincia di Taranto.
Produzione e prezzi 2023/24
Per l’attuale stagione italiana, si prevede che la produzione di arance raggiunga 1,6 milioni di tonnellate, registrando un aumento del 20% rispetto alla campagna 2022/23, ma rimanendo comunque inferiore alla media delle produzioni degli ultimi tre anni. La caratteristica distintiva di questa stagione รจ la predominanza di frutti di pezzature medio-piccole. Tale situazione รจ il risultato delle condizioni climatiche registrate nella scorsa primavera, che durante i periodi di fioritura e allegagione hanno favorito la formazione di un numero elevato di frutti. Tuttavia, questi ultimi hanno sofferto durante l’estate e l’autunno a causa della carenza di precipitazioni e delle temperature eccezionalmente elevate.
La ricognizione realizzata da Ismea ha fatto emergere che il mercato all’origine รจ stato condizionato dall’eccessiva presenza di frutti di calibro medio e piccolo. L’attivitร di trasformazione in succo non รจ stata in grado finora di assorbire quantitativi di prodotto tali da alleggerire il mercato dall’eccesso di prodotto di piccolo calibro. Allo stesso tempo, i frutti di calibro grande spuntano prezzi molto interessanti.
Una domanda interna poco interessata ha rallentato il ritmo delle compravendite, determinando a partire da gennaio il progressivo appesantimento del mercato e la riduzione delle quotazioni per diverse varietร e piazze. Ad esempio, รจ il caso delle arance del gruppo Navel sulla piazza di Reggio Calabria e Catania, delle arance Moro a Catania, del Tarocco comune a Catania e del Tarocco Gallo a Siracusa. Rispetto al prezzo medio delle ultime tre campagne, le quotazioni 2023/24 sono piรน alte, anche se il differenziale si va progressivamente assottigliando con il procedere della campagna.
Vendite al dettaglio
In Italia, la domanda di arance da parte delle famiglie รจ stata notevolmente influenzata dall’aumento dei prezzi. Durante i primi mesi della campagna commerciale in corso, che va da ottobre 2023 a gennaio 2024, si รจ registrata una significativa diminuzione degli acquisti al dettaglio di arance confezionate nei supermercati, con un volume di vendite che ha raggiunto quasi 89.000 tonnellate, segnando un calo del 19% rispetto all’anno precedente. Parallelamente, il prezzo medio al dettaglio รจ cresciuto del 9% su base annua, un incremento attribuibile sia all’aumento dei costi di produzione e distribuzione sia alla scarsa disponibilitร di arance italiane di calibro medio-grande. Nonostante l’aumento dei prezzi, la riduzione dei volumi venduti ha portato a una diminuzione del 12% della spesa complessiva annua.
Analizzando i dati di vendita dell’attuale campagna e confrontandoli con la media delle ultime tre campagne, si osserva una tendenza simile: la quantitร di arance acquistate รจ diminuita di quasi il 20%, mentre l’aumento del 16% del prezzo medio ha limitato la contrazione della spesa complessiva al 6,7%. Questi dati riflettono come l’aumento dei prezzi abbia penalizzato gli acquisti di arance nelle famiglie italiane, influenzando negativamente sia i volumi venduti che la spesa complessiva.
Commercio con l’estero
L’avvio dell’attuale campagna si รจ distinto per un andamento delle esportazioni piรน rapido rispetto agli anni precedenti, unitamente a una diminuzione dei volumi importati. I prezzi medi si sono rivelati particolarmente alti, sia per i prodotti stranieri che entrano in Italia sia per quelli italiani esportati all’estero.
Nel periodo compreso tra ottobre e dicembre 2023, le importazioni hanno registrato una flessione del 19% rispetto all’anno precedente, mentre i prezzi medi sono aumentati del 53%. Contemporaneamente, le esportazioni italiane hanno raggiunto le 24.000 tonnellate, segnando un incremento annuo del 29% e un rialzo del 6% nei prezzi medi.
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