CASERTA – Stiamo seguendo live le perquisizioni che hanno colpito in questi minuti il presidente della Provincia di Caserta, Giorgio Magliocca, e la sede dell’ente in via Lubich, zona Saint Gobain (CLICCA QUI PER LA FOTO E L’AGGIORNAMENTO).
A differenza delle altre testate, però, CasertaCe non deve cambiare modo di rapportarsi con gli uffici della Provincia (concedeteci un po’ di autoreferenzialità), avendo raccolto da anni articoli su articoli dedicati alla gestione di concorsi e appalti pubblici che, a nostro avviso, hanno sempre sfiorato, accarezzato previsioni presenti nel codice penale, forse superato, se le accuse della procura di Santa Maria Capua Vetere dovessero essere confermate.
E a proposito di accuse dei pubblici ministeri, parliamo di Raffaele Pezzella.
L’imprenditore sessantenne di Casal di Principe al momento si trova imputato in due procedimenti, a Santa Maria e a Benevento, legati a presente azioni corruttive proprio alla provincia di Caserta. Nel caso che si discute al tribunale sammaritano, inoltre, Pezzella è accusato di aver agevolato il clan dei Casalesi, stessa aggravante nel procedimento che sta per iniziare per presunti appalti truccati a Calvi Risorta e che vede coinvolto anche il sindaco Giovanni Lombardi e il tecnico Piero Cappello, ex presidente ASI e tra i preferiti di Carlo Marino e Franco Biondi, consoli gestori del comune di Caserta.
Le accuse di aver finanziato il clan dei Casalesi arrivano dalle parole di due pentiti, Vincenzo D’Angelo, cognato del boss Francesco Bidognetti, e soprattutto Nicola Schiavone, che ha avuto le redini del clan creato dal padre, Francesco Sandokan, fino al momento del suo arresto, il 2010.
L’INVITO E POI L’ARRESTO
Accuse, quindi, nulla di definitivo, anche se Pezzella dovrebbe già avere una sentenza in primo grado per i reati di corruzione e turbativa d’asta.
Un mese e mezzo prima del suo arresto, 7 novembre 2023, poi scarcerato, Raffaele Pezzella avrebbe ricevuto una lettera di invito, una scelta, quindi, a presentare un’offerta per dei lavori sulla provinciale 333, all’altezza di Grazzanise.
La società contattata è la S.C. Costruzioni, al tempo gestita da Francesco Di Fiore (indagato anche lui per il caso Calvi), ma che per la DDA era nelle disponibilità di Pezzella. In sostanza, Di Fiore non era qualcosa di molto lontano da una testa di legno.
A presentare quella lettera d’invito è il settore Viabilità della provincia di Caserta, al tempo guidato dall’assessore provinciale ed ex sindaco di Casapesenna, Marcello De Rosa, e dal dirigente di massima fiducia di Magliocca, ovvero Gerardo Palmieri.
Si tratta del settore i cui uffici sono stati visitati e perquisiti oggi dai carabinieri di Aversa.
Poi esplode l’inchiesta, Pezzella viene arrestato e CasertaCe dedica decine di articoli dedicati alla tentacolare capacità dell’imprenditore di Casale di essere presente in appalti pubblici con società che, per la DDA, erano intestate ad altri ma sostanzialmente da lui gestite.
Nel febbraio 2024, poi, CasertaCe dedica un articolo (puoi leggerlo cliccando qui) a questa S.C. Costruzioni, aggiudicataria di un importante lavoro dell’ANAS e pochi giorni dopo (le cose sono collegate solo temporaneamente, fino a prova contraria) questa ditta cambia nome e titolare, diventando la BIS srl, con legale rappresentante Salvatore Misso, cugino di quel Tullio Iorio, socio in affari e compagno di vicissitudini giudiziarie del Pezzella.
Tornando ai lavori di Grazzanise, questi vengono aggiudicati con un ribasso molto magro, il 4%.
CasertaCe si è occupato spesso di questi lavori e oggi ci pare sia il caso di chiudere il ciclo, visto che il cantiere si è chiuso e il direttore dei lavori, l’ingegnere Salvatore Fiorillo, ha attestato la chiusura delle attività. Nelle scorse, allora, il dirigente Palmieri ha potuto firmare la liquidazione dell’ultima fattura alla Bis (ex S.C. Costruzioni), mettendo la parola fine ad una vicenda dai contorni che non sono per niente chiari.
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