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Un osservatorio statistico-economico, incontri di networking tra operatori, partecipazione unitaria e organizzata alle principali fiere, degustazioni, cooking show, incontri B2B e una campagna social rivolta ai consumatori per promuovere noci, nocciole, pistacchi, carrube, castagne e mandorle italiane

Noce, nocciola, pistacchio, carruba, castagna e mandorla. Sono i sei frutti in guscio oggetto della campagna di promozione finanziata dal Ministero dell’agricoltura della sovranità alimentare e delle foreste e realizzata da Ismea, presentata a Macfrut 2023. L’appuntamento ha fornito l’occasione per inquadrare dal punto di vista economico la filiera italiana della frutta in guscio, un settore importante e dalle grandi potenzialità, specie in alcuni territori, nonché in ascesa nelle preferenze dei consumatori, grazie alle riconosciute proprietà benefiche associate al consumo dei suoi prodotti.

Perché l’iniziativa

La campagna di promozione e informazione targata Masaf-Ismea muove dall’esigenza di fare sistema tra le piccole realtà che contraddistinguono il settore, moltiplicando le occasioni confronto, scambio e aggregazione tra gli operatori della filiera e di valorizzare le produzioni distintive della penisola, spesso poco conosciute dal consumatore che si rivolge più facilmente al prodotto di importazione.

Una politica di rilancio che passa anche attraverso il racconto dei territori di origine, delle caratteristiche identitarie e distintive dei prodotti e dell’impegno verso la sostenibilità ambientale e sociale dei produttori.

Slogan e grafiche della campagna

La creatività si compone di soggetti, uno per ciascun prodotto, in cui è centrale la rappresentazione visiva del guscio come custode di quella ricchezza e diversità che solo l’Italia è in grado di esprimere: le caratteristiche uniche del suo territorio e del microclima in cui il frutto nasce, la passione, le tradizioni e la cura con cui è coltivato, raccolto e portato sulle nostre tavole. Un guscio che è espressione dell’eccellenza italiana, del know-how della nostra imprenditoria agricola e porta con sé l’unicità di una cultura inimitabile e inconfondibile, ben simboleggiata dai nostri borghi e luoghi caratteristici.  Lo slogan “buona, sicura e ricca di benessere”, richiama invece alle ottime proprietà organolettiche dei prodotti della filiera, al rigoroso sistema di controlli che l’Italia garantisce al consumatore e alle numerose proprietà che rendono la frutta in guscio un alleato per il nostro benessere.

Le azioni

Tra le iniziative che Ismea metterà in campo, la realizzazione di uno specifico osservatorio statistico-economico, l’organizzazione di incontri di networking tra gli operatori, la partecipazione unitaria e organizzata presso le principali fiere nazionali e le manifestazioni di interesse, l’organizzazione di attività collaterali come degustazioni, cooking show, incontri B2B e la realizzazione di una campagna social rivolta ai consumatori, con la partecipazione di influencer nell’ambito food, benessere, lifestyle e sport.

«La frutta secca aiuta a ridurre il colesterolo cattivo, grazie all’azione degli acidi grassi Omega 3 e 6, protegge il cuore e contrasta i radicali liberi responsabili dell’invecchiamento e delle infiammazioni, e grazie alla sua vitamina E ai suoi grassi polinsaturi previene l’insorgenza delle malattie demenziali cerebrali – ha sottolineato il professor Giorgio Calabrese –.  Ma non solo, l’assunzione di circa 30 grammi al giorno di noci, mandorle, nocciole, pistacchi e altre varietà all’interno di una dieta bilanciata, agisce nella regolazione della pressione arteriosa, grazie alla presenza di sali minerali come zinco, magnesio, ferro, fosforo, calcio e potassio».

Il quadro economico

In Italia, la coltivazione di noci, nocciole, mandorle, castagne, pistacchi e carrube interessa una superficie di circa 180mila ettari. La produzione media degli ultimi anni ammonta a circa 220mila tonnellate. Ma i quantitativi raccolti oscillano fortemente da un anno all’altro a causa dell’impatto del clima sulle rese produttive. In generale, esiste un forte legame della produzione con il territorio, ad esempio, la produzione di nocciole è localizzata essenzialmente in Campania, Lazio e Piemonte.

Quella di mandorle in Puglia e Sicilia. Quella di pistacchio in alcune aree specifiche della Sicilia (Bronte e Raffadali). Mentre la produzione di noci e castagne è diffusa in areali che vanno da sud a nord dello Stivale. Lo stretto legame con il territorio ha portato al riconoscimento di diversi marchi a indicazione geografica (Dop e Igp) ma il successo economico di questi prodotti è stato finora parziale, in quanto ostacolato da alcuni limiti insiti nella struttura stessa di questa filiera. Il principale utilizzo della frutta in guscio – in particolare nocciole, mandorle e pistacchi – riguarda l’industria dolciaria e agroalimentare in genere. Mentre per castagne e noci si ha una prevalenza del consumo tal quale.

La concorrenza del prodotto estero

Per loro stessa natura, i prodotti del comparto intercettano naturalmente la crescente domanda di alimenti salutari ad elevato contenuto nutrizionale facendo registrare una tendenza di crescita negli acquisti. Per tutti i prodotti si registra, tuttavia, un deficit della produzione nazionale rispetto al fabbisogno interno e ciò spiana la strada all’importazione di ingenti quantitativi di prodotto dall’estero, come avviene ad esempio per le nocciole turche, cilene, georgiane e azere, per i pistacchi di Usa e Iran, per le mandorle di Usa e Spagna, per le noci di Spagna e Usa e per le castagne di Turchia, Portogallo e Spagna. Tutto ciò si traduce in importazioni per circa 1,4 miliardi di euro all’anno e un pesante passivo della bilancia commerciale dell’Italia che ammonta a circa 700 milioni di euro.

È evidente quindi che esiste una grande opportunità di aumentare il potenziale produttivo della frutta in guscio italiana. Tenendo ben presente però i limiti determinati dalle caratteristiche pedoclimatiche dei nostri territori che non sempre si adattano alle diverse specie. Allo stesso tempo è necessario non sottovalutare la minaccia insita in un mercato internazionale gestito da grandi player in grado di influenzare il livello del prezzo mondiale.



 

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