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Lei è presidente dell’Associazione Università della terza Età “Pietro Leo” di Arbus dal 2017. Sono trascorsi sette anni circa. Può farci un bilancio dell’attività finora svolta?

Abbiamo intitolato nel dicembre scorso l’Università a Pietro Leo. Abbiamo fatto due modifiche statutarie successive perché eravamo impegnati con l’iscrizione all’UTE Sardegna e al RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore) che ci aveva chiesto alcune modifiche statutarie e in quell’occasione abbiamo intitolato l’Università a Pietro Leo (Pietro Antonio Leo, medico, professore di medicina nell’Università di Cagliari. Nato ad Arbus il 2 aprile 1766 e morto a Parigi l’8 maggio 1805. Di famiglia contadina povera, lavorò in campagna sin dall’infanzia e solo più tardi poté apprendere i primi rudimenti del leggere e dello scrivere. n.d.r.) Sono presidente dal 2017 e per quanto riguarda il bilancio posso dire che siamo cresciuti di anno in anno. Nel periodo della pandemia c’è stato un crollo delle iscrizioni (dimezzate)e delle attività e comunque sfruttando le nuove tecnologie abbiamo continuato a svolgere il nostro ruolo anche con lezioni a distanza e i soci ci hanno seguito. Con la fine dell’emergenza abbiamo ripreso l’attività come prima. L’utenza ogni anni si aggira sui 150 iscritti anche se non tutti frequentano i corsi. La maggior parte si iscrive per frequentare i corsi di interesse.

In che percentuale sono gli arburesi e le persone che provengono di altri comuni?

La maggior parte sono arburesi e qualcuno arriva dai comuni viciniori…

150 iscritti considerata la popolazione di Arbus sono una buona percentuale…

Si, sono numerosi e molti di loro seguono l’associazione fin dalla sua fondazione con costanza.

Gli organi statutari dell’Associazione quali sono?

Il Consiglio Direttivo, composto da sette persone. Adesso con l’ultima modifica dello statuto non esistono più i revisori dei conti perché le associazioni devono affidarsi ad un professionista che rilascia un bilancio certificato e non si può superare un volume d’affari di 120.000 euro, al quale noi non potremo mai arrivare. Quindi tutte le associazioni hanno optato per l’abolizione dei revisori e l’unico potere sovrano è quello dell’Assemblea dei soci.  Il programma lo promuove e svolge il consiglio direttivo.

Il nome “Università della Terza Età” lascerebbe intendere che si possano iscrivere solo persone che hanno superato una certa età.  È davvero così?

In realtà non è così. Il nostro statuto fin dall’inizio ha previsto che si possano iscrivere tutte le persone che abbiano compiuto almeno diciotto anni. Qualche volta in occasioni particolari abbiamo avuto anche minorenni. Ad esempio un ragazzo si era iscritto al corso di scacchi e l’abbiamo accettato sotto la tutela dei genitori. Però siamo aperti a tutte le fasce d’età e a tutte le fasce sociali. Non c’è bisogno di titoli culturali particolari e non assegniamo titoli di studio,naturalmente perché siamo un’associazione di volontariato e in questo caso di volontariato culturale. Siamo iscritti come Associazione di Promozione Sociale (APS).

Salvatore Sanna Presidente dell’università della terza età

Quali sono le manifestazioni più importanti che si svolgono nel corso dell’anno accademico?

La nostra attività si basa soprattutto sui corsi. Corsi che durano da ottobre a giugno. Sono corsi settimanali in genere e poi facciamo anche altre attività che sono considerate comunque delle lezioni, come conferenze di diverso genere: storiche, scientifiche, la presentazione di libri. La manifestazione più importante per la presentazione di libri è la Rassegna “Autori e Lettori” che programmiamo nel periodo natalizio. Infatti siamo inseriti nel calendario del “Natale Insieme” da dicembre a fine gennaio e talvolta anche febbraio promuoviamo diversi eventi. Siamo arrivati quest’anno alla settima edizione. È finanziato con pochi soldi dal Comune, ma cerchiamo di limitare le spese anche perché gli autori vengono gratuitamente per presentare i loro libri.

Gli autori dei libri sono soprattutto sardi?

Noi abbiamo per statuto la valorizzazione delle attività delle risorse locali prima di tutto con riferimento alla storia, alla cultura, alla tradizione della Sardegna e anche la Regione Sardegna concede i finanziamenti in questo senso, chiedendo che almeno il 15 per cento sia riservato alla cultura e storia della Sardegna. Noi superiamo questa percentuale abbondantemente. Cerchiamo in particolar modo di valorizzare le risorse locali. Abbiamo una buona risposta quando chiediamo la partecipazione di esperti di vari settori che richiamano la valorizzazione della Sardegna.

Nell’associazione come numero di iscritti sono maggioritarie le donne oppure gli uomini?

Più o meno si equivalgono, però la maggior parte di coloro che frequentano i corsi sono donne.

Immagino che come talvolta avviene in tutte le associazioni in certi casi ci siano difficoltà organizzative per portare avanti gli eventi…

Le difficoltà sono prevalentemente di ordine economico. Per quanto riguarda l’aspetto organizzativo possiamo contare della disponibilità dei locali che ci concede il Comune. La scuola di Piazza San Lussorio per l’attività corsuale, l’aula consiliare per le conferenze e per la presentazione dei libri. Su questo qualsiasi amministrazione comunale si è dimostrata collaborativa anche perché è stata l’Amministrazione Comunale a spingere perché venisse creata l’associazione. Altre difficoltà sono rappresentate dalla mancanza di mezzi e strumenti che comunque volta per volta riusciamo a reperire. Mentre nell’aula consiliare non abbiamo problemi perché dotata di tutti gli strumenti necessari: videoproiettore, computer, ecc.

Come sono stati dal punto di vista dell’impegno i sette anni della sua gestione?

Sono stati anni intensi di impegno. Praticamente me ne occupo a tempo pieno., però è un’attività molto coinvolgente, entusiasmante e soprattutto abbiamo il riscontro dei soci che partecipano e anche persone che socie non sono, perché noi apriamo a tutto il pubblico. Alla presentazione dei libri non partecipano in tanti però è una costante anche in contesti diversi. Diciamo che la cultura non attira molto e noi cerchiamo di alternare appuntamenti di cultura con attività di svago. In sintesi cerchiamo di favorire la socializzazione inserendo elementi d svago (passeggiate, escursioni, corsi di ballo, ecc.) e di cultura. Diamo la possibilità alle persone di aggregarsi e di vivere esperienze insieme.

Fin qui il passato…il futuro invece? Cosa prevedete?

Non ci discosteremo molto da quelli che sono i nostri compiti statutari finora perseguiti. Come altre associazioni facciamo parte di una rete delle Università della Terza Età. Ci riuniamo in genere una, due volte l’anno come assemblea regionale. Il comitato regionale che dispone di un bilancio minimo ha il compito di coordinamento. Serve per ritrovarci e discutere dei problemi comuni. Il comitato regionale ha anche il compito di riferire all’assessorato regionale competente le problematiche delle varie università. In tutta la regione siamo 34 università ma non tutte aderiscono alla rete. In provincia di Cagliari penso saremo una ventina. Nel territorio del Medio Campidano oltre alla nostra funzionano quella di San Gavino Monreale, Sanluri, Villacidro, Sardara (non aderisce al comitato regionale). Relativamente vicine troviamo Oristano, Carbonia, Iglesias, Portoscuso.

 La prossima iniziativa di quest’anno accademico quale sarà?

Siamo al termine dell’anno accademico e la prossima manifestazione sarà la Cerimonia di Chiusura che si svolgerà nella seconda metà di giugno e per l’occasione verranno consegnati agli iscritti gli attestati di partecipazione alle varie attività. Di solito la cerimonia di chiusura è molto frequentata dagli iscritti. In genere alla chiusura dell’anno accademico organizziamo anche dei viaggi culturali.

L’anno accademico per le università statali comincia il primo novembre e termina il 31 ottobre. Per voi invece?

Per noi è uguale solo che in certi periodi dell’anno non abbiamo attività e quindi in genere dopo le iscrizioni a settembre proseguiamo fino al mese di giugno. Anche perché per organizzare i corsi servono i docenti che vanno comunque pagati, grazie ai contributi regionali e alle quote dell’associazione. Nella nostra cittadina ormai ci considerano un punto di riferimento culturale molto importane e questo ci onora.

 

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