L’architetto progetta ville green: «A cambiare è stata anche la struttura delle famiglie. E la gestione è costosa e complessa»
«Ho vissuto fino a vent’anni in campagna, poi ho scelto di abitare in centro città, nella casa che era di mio nonno, per ragioni di lavoro, di attaccamento familiare e per gestire meglio il mio tempo». Quando parla della collina Lorenzo Giubergia, architetto, studio Giubergia-Griglio, la definisce «campagna». Luogo del cuore e della natura, da dove non è andato via per ragioni di sicurezza, «mai avuto problemi per fortuna», ma per conciliare meglio la vita privata con quella professionale. «Intanto in città lavoro a progetti per far ripartire la collina. E non escludo un giorno di tornare ad abitarci».
Architetto Giubergia, più di 300 annunci di ville in vendita e prezzi in picchiata. È finita l’era della collina torinese casa della buona borghesia?
«Non direi. Anche a Forte dei Marmi ci sono migliaia di annunci. E tante ville vengono comprate. Per me la collina è la zona più bella di Torino. Abito in città ma non vivere più lì tra il verde mi manca moltissimo».
Perché tanti residenti se ne vanno?
«Il 50% dei miei amici e conoscenti è divorziato. La famiglia tradizionale, solida e numerosa, è sparita. Le grandi ville hanno meno mercato anche perché vanno gestite. E poi c’è la questione portafoglio. I prezzi sono scesi e si trovano case a prezzi ragionevoli. Ma tante di queste ville sono assoggettate a Imu classe A8, proprio come i castelli. Poi tanto dipende dai progetti. Sono dell’idea che un buon progetto trova mercato e per questo continuo a lavorare sia in pre-collina che in collina».
Come far ripartire la collina di Torino?
«Intanto più servizi. Più trasporti. E poi servono investimenti. Ho progettato insieme allo studio Frlan Jansen e Vgs Costruzioni una villa sulla collina torinese destinata a un cliente privato. Un villa di altissimo pregio con piscina sul tetto ma tutto in classe energetica elevata e impianto fotovoltaico».
Dicono che le norme sui vincoli paesaggistici impediscono di ristrutturare immobili di prestigio che però cominciano ad avere più di 50 anni di vita.
«Noi abbiamo scavato mezza collina per questo progetto e siamo riusciti a fare tutto. I vincoli ci sono ovunque non solo in collina. Basta rispettarli e le cose si risolvono. A questo servono gli architetti».
Resta tutto molto caro. Ci sono ancora questi grandi patrimoni in città per comprare e mantenere una villa?
«Il tema degli extra-costi di gestione e di tasse evidentemente incidono come normale che sia. Perciò ritengo che questi edifici vadano riqualificati con interventi sull’efficienza energetica. Inevitabile pensare anche ai frazionamenti. Ville grandissime ovviamente hanno meno mercato».
Lei è nato e cresciuto in campagna. Perché oggi abita in città?
«Perché è più comodo. Abitare in collina non è così distante, in media ci vogliono dieci minuti di auto per raggiungere il Centro, ma se stai in città è tutto più pratico. Bisogna capire poi cosa prevale per una persona: se la vita in mezzo alla natura o le comodità. Oggi il lavoro mi porta in città ma un giorno conto di tornare ad abitare nel polmone verde di Torino. Tante persone hanno fatto questa scelta dopo il Covid. Credo che non sia una moda, ma uno stile di vita che rimarrà».
Oggi l’alta borghesia di Torino sceglie la pre-collina e la zona a ridosso della Gran Madre.
«Ho lavorato agli interni di una casa nel complesso Uptown del gruppo Building. La zona e il progetto sono fantastici, si vive benissimo. Ma l’amore per la natura mi porterà a scegliere un giorno di nuovo la campagna di Torino, ne sono convinto».
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