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CREMONA – Nell’arco di poco sono passate da un fatturato annuo di un milione e mezzo di euro al fallimento. Poi sono subentrate la malattia, i conti correnti bloccati e 280mila euro di debiti da pagare. Senza la possibilità materiale di farlo. Ma il tribunale di Cremona – con una decisione che fa scuola – le ha “graziate”: pagheranno 250 euro al mese per cinque anni e a quel punto potranno chiedere la completa cancellazione di ogni pendenza economica.

I FATTI

Protagoniste della storia sono due sorelle (oggi di 48 e 54 anni) che condividono un appartamento in provincia di Cremona. I loro guai economici sono iniziati nel 2009, con una cartella esattoriale, poi nel 2013 è arrivato il decreto ingiuntivo e nel 2017 il fallimento dell’azienda di cui erano socie e per cui avevano prestato garanzie personali.

Le due sorelle sono rimaste senza lavoro, piene di debiti e con i conti correnti bloccati per mesi. Ma hanno deciso di darsi subito da fare e hanno trovato entrambe lavoro come commesse in una ferramenta. Una guadagna oggi 1.300 euro al mese l’una, l’altra – a causa delle patologie dalle quali è affetta – ha solo un contratto a chiamata e prima della trasformazione del contratto percepiva 600 euro. Troppo poco per saldare l’affitto (500 euro al mese), pagare bollette, mangiare e versare la rata da 400 euro al mese concordata con l’Agenzia delle Entrate.

Così, non riuscendo più a far fronte agli impegni, hanno chiesto aiuto allo Studio Pagano & Partners di Brescia.

Gli avvocati Monica Pagano e Matteo Marini

Ci siamo rivolti al Tribunale chiedendo l’applicazione della Legge 3/2012 (nota anche come legge sul Sovraindebitamento o Salva-suicidi), oggi confluita nel Codice della crisi”, spiega l’avvocato Monica Pagano, che ha seguito il caso con il collega Matteo Marini -. “In molti purtroppo si trovano improvvisamente sommersi dai debiti a causa di un fallimento senza colpa, di una malattia o di altri imprevisti della vita. Ma la legge su questo è chiara: nessuna persona onesta può essere ‘condannata’ a vita a pagare debiti che, vista la dimensione dell’importo, vanno ben oltre le sue capacità economiche”.

In questo caso i giudici hanno stabilito che le due donne – a fronte di 280mila euro di debiti – pagheranno complessivamente 15mila euro (circa un ventesimo del totale) e, tra cinque anni, dovranno vendere la loro automobile (del valore di 2mila euro), oggi indispensabile alle sorelle per recarsi al lavoro e produrre reddito.



 

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