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Massa C’è il piano di risanamento economico, l’accordo con le cooperative che hanno lavorato in Casa Ascoli. Ma il tempo per Compass e Di Vittorio è scaduto, si aspettano i pagamenti dei crediti milionari entro il 30 di giugno. Del resto loro stesse sono in difficoltà, dopo che per anni hanno fatto «da banca» per la casa di riposo. È quanto emerso dalla seduta straordinaria di lunedì sera dedicata alla situazione di Casa Ascoli, dove sono intervenuti il cda dell’azienda, cooperative coinvolte, sindacati. Seduta pubblica fino a quel punto, poi secretata per motivi di privacy al momento del dibattito. Ciononostante, molte cose sono emerse.

Intanto la conferma della situazione debitoria, che al 31 dicembre 2023 ammontava a circa 6 milioni di euro, in gran parte verso cooperative come Compass, Di Vittorio, Toscana Food Service che oggi non lavorano più in struttura. Debito che risale nel tempo (i bilanci fin dal 2003 sono quasi sempre stati in perdita) ed esploso con il Covid, ma anche dovuto a spese considerate dall’attuale gestione fuori scala: i doppi coordinamenti, l’alto costo della giornata assistenziale, servizi sopra parametro, il costo del personale, le consulenze esterne, il basso tasso di copertura di posti letto e quindi minori ricavi.

Dopo la gestione del commissario Alessandro Pezzoli, dall’insediamento nel settembre 2022 il nuovo cda presieduto da Giancarlo Casotti con il direttore Antonio Sconosciuto ha provato a dare una sterzata. Approvando i bilanci del 2021 e 2022, concludendo la gara di global service che ha consentito un certo margine di risparmio ed economie di scala: non più due distinte coop per ogni piano della struttura, ora si paga puntualmente per numero di ospiti. Poi una spending review, tagliando dove era possibile tagliare, come per l’infermiere notturno poco utilizzato. Non è stato un anno facile per il cda. In mezzo varie vicende giudiziarie, alcune in corso altre sospese, come i contenziosi con le cooperative.

Prima il ricorso al Tar di Compass-Di Vittorio escluse dalla gara di global service (Casa Ascoli si è rivolta al Consiglio di Stato, poi sospeso), e poi i decreti ingiuntivi per ottenere i loro crediti. Ma soprattutto, il cda ha predisposto un piano di rientro, che si basa anche sul saldo e stralcio dei debiti con le coop, con cui infine è stato trovato un accordo. Una volta ottenuti i finanziamenti con ipoteche di immobili, Casa Ascoli conta di ottenere ulteriore liquidità dalla permuta di fabbricati con Asl, oltre che con la nuova gara di global service, l’aumento delle quote sanitarie dalla Regione Toscana fino al 2025, la creazione di 16 nuovi posti letto. «Nel 2023 si vede la luce in fondo al tunnel», ha poi detto Casotti, aggiungendo infine che «se le previsioni saranno corrette il bilancio del 2024 chiuderà in pareggio».

I dubbi dei sindacati

Ma di diverso avviso sono state le cooperative ed i sindacati. Quest’ultimi, ad esempio Siriano Fornesi di Cisl, hanno evidenziato una serie di spese del passato: le consulenze esterne, i pagamenti di avvocati per i vari ricorsi, quelli all’ex commissario e sub commissario per la gara annullata. «Soldi si dice che non ci sono, semmai non ci sono per alcuni», ha detto il sindacalista nutrendo dubbi anche sul piano economico, dal momento che poi ci saranno da pagare gli interessi sul mutuo. Non a caso, le cooperative pur avendo sottoscritto l’accordo restano molto serie. «In questi anni si è lavorato per risolvere i problemi di Casa Ascoli ma non quelli delle coop», ha detto il presidente Compass Cesare Ugolotti, ritenendo che dagli interventi di Casotti e Sconosciuto «sembrava quasi colpa delle coop la situazione. Sono 2 anni che aspettiamo in silenzio, sobbarcandoci tutto il peso. Vi abbiamo fatto da banca».

Anche il ricorso al Tar per la gara sul global service, ha precisato Ugolotti, «è stato fatto non perché mancava la commissione; ma perché pur avendo vinto fummo esclusi. Ci venne chiesto di soprassedere, per evitare ulteriori difficoltà a Casa Ascoli. Ma ciò ha significato perdere 18 milioni in 8 anni. Negli anni del Covid i nostri operatori si son fatti un mazzo così pur sapendo che non si incassava una lira. Questa è la storia, sennò ci prendiamo in giro. Noi siamo piccole realtà, sconvolte da questa crisi. Ogni mese facciamo le corse per pagare gli stipendi. Noi abbiamo fatto anche troppo rispetto alle nostre possibilità, ma l’abbiamo fatto per coscienza e senso di responsabilità».

Ora la misura, per le coop, è piena: «Abbiamo rinunciato alla gara d’appalto, speso cifre impressionanti per i ricorsi, ci chiedete uno stralcio importante e lo facciamo. Ma il 30 giugno devono arrivare i soldi, altrimenti la nostra disponibilità finirà», ha detto Ugolotti, a cui si sono accompagnate simili parole da Melina Ricci di coop Di Vittorio: «Faccio un appello alla giunta comunale, al Consiglio e alle istituzioni coinvolte affinché considerino il tema del credito una tematica non solo di sopravvivenza nostra, ma volta a garantire la stessa sopravvivenza di Casa Ascoli». Per questo, la richiesta di Laura Bacci (Cgil) e Claudio Salvadori (Uil) è che Casa Ascoli resti un’azienda pubblica con il Comune di Massa a prendere posizioni nette, anche cambiandone la veste giuridica che oggi non consente investimenti diretti dal bilancio comunale.
 

 

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