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Protezione dei diritti del consumatore, opposizione tardiva al pignoramento e alla vendita all’asta. Nuove prospettive dalla recente giurisprudenza.

La recente sentenza della Corte di Cassazione a Sezioni Unite, la n. 9479 del 6 aprile 2023, ha segnato una svolta fondamentale nella tutela dei diritti dei consumatori, soprattutto nel caso di pignoramenti di casa e aste giudiziarie. Questa decisione ha rafforzato i diritti dei consumatori consentendo di opporsi alla procedura esecutiva anche in fase avanzata e quand’anche non sia mai stata presentata opposizione al decreto ingiuntivo del creditore, di norma la banca. Ma come funziona esattamente questa nuova e rivoluzionaria pronuncia e come può aiutare coloro che si trovano a dover fronteggiare un’asta o un pignoramento? Approfondiamo la questione.

Cosa ha detto la Cassazione nella sentenza n. 9479 del 6 aprile 2023?

In sostanza la Cassazione ha detto che, anche se una persona sta subendo un pignoramento della casa ed è in corso l’asta, può ricorrere al giudice e far annullare tutta la procedura se si accorge solo in questo stadio che il contratto presentava clausole abusive, contrarie cioè alla legge che tutela i consumatori. E questo perché – affermano le Sezioni Unite richiamando un principio già affermato quattro volte dalla Corte di Giustizia dell’Unione Europea – non importa se si è già formato il cosiddetto “

giudicato”, ossia se la sentenza di condanna o il decreto ingiuntivo a carico del debitore sono ormai divenuti definitivi. Non importa cioè se sono scaduti i termini per fare ricorso. Se infatti il giudice accerta che il contratto sottoposto dalla banca o dalla finanziaria al cliente presenta clausole vessatorie, allora va data la possibilità di presentare opposizione anche in sede di pignoramento immobiliare.

Qual è l’importanza della sentenza della Corte di Cassazione n. 9479 del 6 aprile 2023?

Questa sentenza rappresenta un momento chiave nella protezione dei diritti dei consumatori, specialmente nel contesto del diritto dell’Unione Europea. Segue la Direttiva 93/13/CEE del Consiglio del 5 aprile 1993, che mira a bilanciare la posizione di svantaggio del consumatore rispetto al professionista, invalidando eventuali clausole abusive nei contratti.

Cosa ha stabilito la Corte di Giustizia dell’Unione Europea sul tema?

Il 17 maggio 2022, la Corte di Giustizia dell’Unione Europea aveva pronunciato quattro sentenze chiave riguardanti l’interpretazione della Direttiva 93/13/CEE. Queste sentenze hanno affrontato questioni relative alla validità delle clausole contrattuali e alla possibilità per il giudice dell’esecuzione di controllare l’eventuale carattere abusivo di tali clausole, anche dopo che un decreto ingiuntivo non è stato contestato dal debitore. In quella sede fu affermato, proprio per la prima volta, il

diritto del consumatore di contestare la vendita all’asta della casa anche se non ha mai presentato opposizione al decreto ingiuntivo facendolo divenire definitivo.

Nella sentenza “SPV/Banco di Desio”, la Corte UE ha stabilito che, ai sensi dell’articolo 6, paragrafo 1, e l’articolo 7, paragrafo 1, della Direttiva 93/13/CEE, è illegittima la normativa nazionale che preclude al giudice dell’esecuzione la possibilità di esaminare l’eventuale carattere abusivo delle clausole contrattuali, nel caso in cui un decreto ingiuntivo non sia stato contestato dal debitore.

A quali condizioni si può bloccare la casa all’asta?

Ci sono delle condizioni da rispettare per poter bloccare il pignoramento immobiliare.

Innanzitutto il debitore deve essere un consumatore: egli deve cioè aver assunto il debito a titolo personale e non per il proprio lavoro o per l’azienda.

In secondo luogo è necessario che nel contratto venga rinvenuta almeno una clausola vessatoria, ossia contraria alla disciplina dell’UE. Sono clausole vessatorie quelle che comportano un onere particolarmente gravoso ai danni del consumatore. Tale potrebbe essere quella che stabilisce

interessi usurari o anatocistici oppure la clausola che viola la regola del “foro del consumatore” (ossia che attribuisce la competenza al giudice di un luogo diverso da quello della residenza del consumatore).

Altre clausole vessatorie sono quelle che pongono restrizioni o penali in caso di portabilità del mutuo o di estinzione anticipata.

Affinché poi si possa applicare il nuovo principio è necessario che non vi sia già stata l’aggiudicazione della casa all’asta: non deve cioè essere intervenuto il provvedimento di assegnazione del giudice.

Come si applica la sentenza della Corte di Cassazione n. 9479 del 6 aprile 2023?

La Corte di Cassazione, seguendo la sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, ha stabilito un principio di diritto che obbliga il giudice a controllare d’ufficio la presenza di eventuali clausole abusive nei contratti tra professionisti e consumatori. Questo controllo deve essere effettuato sia in sede di emissione del decreto ingiuntivo, esaminando attentamente i fatti e i documenti pertinenti, sia in sede esecutiva, fino al momento della vendita o dell’assegnazione dell’immobile pignorato.

Cosa significa per un consumatore con l’immobile già pignorato e messo all’asta?

Poniamo il caso di un consumatore, Tizio, che si trova ad affrontare un procedimento di pignoramento della sua casa. Se Tizio non contesta il decreto ingiuntivo che ha portato al pignoramento, potrebbe trovarsi in una situazione di svantaggio, con l’immobile già messo all’asta. Tuttavia, la recente giurisprudenza offre a Tizio una nuova opportunità: può presentare un’opposizione tardiva al decreto ingiuntivo, sospenderne l’esecutorietà, e il giudice può controllare l’eventuale presenza di clausole abusive nel contratto alla base del pignoramento.

Approfondimenti

Come bloccare la casa all’asta e il pignoramento immobiliare

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