L’incubo è ricorrente. E la popolazione stremata. A un anno e mezzo dalle due alluvioni che nel 2023 fecero 17 morti e diversi miliardi di danni, a nemmeno un mese dalla nuova batosta di settembre soprattutto nel Ravennate, l’Emilia-Romagna torna sott’acqua. Da Cesenatico a Reggio Emilia, con il tributo più alto pagato stavolta nel Bolognese dove, a Pianoro, ha perso la vita un ragazzo di appena 20 anni. Criticità si sono registrate in 24 ore in 13 Comuni, su Bologna si è riversata una “slavina d’acqua”, con alcuni torrenti che sono letteralmente esplosi mandando in tilt perfino le centraline di monitoraggio dei livelli idrometrici. La nuova sciagura climatica, su un terreno già zuppo e saturo per le piogge delle scorse settimane, ha avuto inizio sabato – giornata dichiarata allerta rossa – in particolare dal pomeriggio quando ha cominciato a piovere incessantemente e in modo copioso un po’ dappertutto. Inizialmente hanno sofferto i comuni romagnoli del Ravennate e della provincia di Forlì-Cesena, con Cesenatico, Gatteo e Savignano finiti sott’acqua, garage, scantinati allagati, sottopassi impraticabili, alberi sradicati e anche la ferrovia interrotta. Poi verso sera l’emergenza ha cominciato a prendere forma, in modo drammatico, nella pianura emiliana. In modo per certi versi inaspettato: la criticità per la notte era attesa, per le piene dei fiumi, ma in proporzioni diverse. Verso sera le prime segnalazioni dalla città di Bologna. Il Ravone, un torrente in parte tombato che per decenni non ha causato problemi, non ha retto alla quantità d’acqua piovuta – “come buttare 5 litri dentro un bicchiere” per usare le parole della presidente facente funzione Irene Piolo – ed è esploso. Come se non bastasse dai colli è venuto giù il fango. Le strade, alcune arterie principali della zona sud ovest, sono diventate dei torrenti, fiumi. L’acqua è fuoriuscita dai tombini e dagli scoli della città. Allagamenti e blackout anche in pieno centro. In alcuni comuni della Città metropolitana sono state salvifiche le evacuazioni disposte per precauzione da alcuni sindaci, da San Lazzaro a Budrio. Fin da subito tra i centri messi peggio è emerso Pianoro, con gran parte del territorio irraggiungibile e l’Sos del sindaco. Proprio qui, a Botteghino di Zocca, due giovani fratelli erano in auto quando sono stati sorpresi dall’acqua. Uno dei due è riuscito a salvarsi, l’altro no ed è stato recuperato cadavere domenica mattina dai vigili del fuoco. Si chiamava Simone Farinelli, aveva 20 anni, con un problema di disabilità uditiva. Una notte di passione in tutto il Bolognese, con centinaia e centinaia di interventi di vigili del fuoco, forze dell’ordine, volontari, Croce rossa, Protezione civile, Alpini, associazioni specializzate nel soccorso acquatico, provenienti da tutta Italia. Attività di messa in sicurezza che sono durati tutta la giornata di domenica e che proseguiranno ancora nella notte. All’alba si sono poi svegliati con avvisi di “pericolo imminente” più su, nel Modenese e in particolare nel Reggiano dove le tracimazioni del Crostolo e di altri corsi d’acqua hanno costretto in mattinata ad evacuare mille abitanti. In totale le persone che in tutta la regione hanno dovuto abbandonare la propria abitazione, spostarsi ai piani alti, trovare riparo in hotel o centri rifugio sono state oltre tremila ma il calcolo non è ancora definitivo. L’emergenza del resto è stata estremamente diffusa, a fronte di livelli di piene e cumulate di pioggia che in taluni casi sono stati anche superiori all’evento del 2023. Più di 15 i corsi d’acqua oltre la soglia rossa, registrate piene ai massimi storici su Samoggia, Idice, Sillaro e Senio. Dal pomeriggio di sabato sono caduti fino a 175 millimetri di pioggia su Bologna, sulla prima collina e in comuni limitrofi come Pianoro, San Lazzaro di Savena o Casalecchio di Reno. La media storica dell’intero mese di ottobre è di poco superiore ai 70 millimetri. La presidente Priolo, che si appresta a chiedere un nuovo stato di emergenza, ha invocato un piano Marshall per la messa in sicurezza del territorio perché la manutenzione “ordinaria” delle “sole Regioni” non basta più.
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