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Per chi ha ristrutturato casa con il Superbonus (al 110% come al 90% e al 70%) e vuole vendere l’immobile scatta una tassa del 26%. Una circolare dell’Agenzia delle Entrate attua la stretta voluta dal ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. La nuova imposta vale solo per le seconde case, che in quanto ristrutturate aumentano il proprio valore, generando quindi una plusvalenza nel momento in cui si vendono. Rientrano nella stretta le abitazioni cedute entro 10 anni dalla fine dei lavori di efficientamento energetico. In realtà la tassa già valeva dallo scorso 1° gennaio, ma mancavano le istruzioni applicative del nuovo regime di plusvalenze introdotte dall’ultima legge di Bilancio per il 2024.

 

 

Il “colpo” alle plusvalenze

Il governo, tramite questa misura, vorrebbe colpire in primis gli interventi di messa a nuovo e rivendita fatti con intento speculativo. Tuttavia, secondo l’Ance, la stretta varrà anche per chi non aveva queste finalità. In ogni caso chi viene coinvolto sarà sarà costretto a “restituire” una parte di quanto ottenuto con l’agevolazione al 110%.

L’extratassa colpisce quindi per un periodo di dieci anni chi vende una seconda casa, a meno non sia stata ereditata o donata. In tutto questo arco di tempo si va incontro al prelievo del 26% sulla plusvalenza generata dall’operazione. È stato poi introdotto un meccanismo di indeducibilità dei costi di ristrutturazione, integrale per i primi cinque anni e al 50% per i successivi cinque.

 

 

Quando scatta la nuova tassa

Per far scattare la tagliola della nuova tassazione è sufficiente un lavoro effettuato sulle parti comuni di un condominio, senza coinvolgere il singolo appartamento. Sull’indeducibilità, poi, viene chiarito che concorrono al calcolo solo i costi agevolati con il Superbonus al 110%. Sono quindi escluse tutte le versioni del Superbonus ridotto, come quelle al 90% o al 70%. L’indeducibilità, quindi, non toccherà chi ha usato il Superbonus in dichiarazione, ma sarà collegata solo a cessione del credito e sconto in fattura.

 

 

Chi è escluso

La plusvalenza vale come fosse un reddito diverso rispetto a guadagni e stipendi delle persone se non è conseguito da professionisti o imprese. Come detto, poi, on pagheranno la tassa del 26% tutti coloro che vendono immobili adibiti ad abitazione principale, anche per i propri familiari. La deroga vale se la casa è stata l’abitazione principale per la maggior parte dei dieci anni prima della cessione o del periodo tra l’acquisto (o la costruzione) e la cessione.

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