Una donna distesa sotto le lenzuola (In bed, 2005) e la natura umana in agguato, nel tessuto intimo del coinvolgimento emotivo. Scatenato dall’affascinante e inquietante introspezione che investe pensieri e sentimenti, pulsioni e stimoli, in contemplazione della fedele riproduzione della superficie e della vitalità di ogni particolare, di occhi e occhiaie, rughe corrugate sulla fronte e quello che rilascia ogni poro della pelle. In sintesi, è l’attenta osservazione e l’analisi interiore della nostra natura, amplificate dai molteplici e ideali punti di vista, forniti dall’iperrealismo monumentale di Ron Mueck, ad accoglierci al primo piano della Triennale Milano e all’ingresso della prima personale italiana dell’artista che ha rinnovato profondamente la scultura figurativa contemporanea.
La gigantesca signora In bed, dal 2006 nella collezione della Fondation Cartier pour l’art contemporain, rinnovandone la profonda collaborazione con l’artista e la Triennale Milano, apre così la naturale evoluzione della mostra inaugurata nella sede parigina la scorsa estate, con un progetto espositivo interessato a esplorare i punti salienti della ricerca artistica di Ronald “Ron” Mueck (Melbourne, 1958). La personale, a cura del direttore della Fondazione Cartier Hervé Chandès, con la sua responsabile Chiara Agradi e l’associato Charlie Clarke (studio Ron Mueck), approfittando di una selezione accurata di opere ben note e di nuova produzione, parte da tre sculture e tre gruppi scultorei, per toccare l’evoluzione di una ricerca venticinquenne che ha richiesto tempo e sperimentazione dei materiali, per l’accurata e minuziosa produzione di quarantotto opere fuori scala, dall’argilla usata per la ruga più sottile alle frontiere dei composti chimici.
Tocca le ragioni del successo del creatore di pupazzi e marionette (dalla collaborazione con il Jim Henson del Muppet Show, al Labyrinth di Jim Henson), cresciuto costruendone nella famiglia di artigiani di giocattoli tedeschi emigrati in Australia, continuando nel Regno Unito dal 1986. Successo inaugurato dal modello di Pinocchio, realizzato per la suocera e pittrice Paula Rego, esposto insieme ai suoi quadri alla Hayward Gallery di Londra. Seguito dalla folgorazione Charles Saatchi che include lo scultoreo Dead Dad in silicone crudo nella scandalosa collettiva Sensation: Young British Artists from the Saatchi Collection del 1997. Consacrato dagli apprezzamenti ricevuti dal gigantesco Boy (1999), congelato nella posa tipica dei cacciatori aborigeni australiani, tra i più apprezzati alla 49.Biennale di Venezia del 2001.
Il punto di svolta della pratica e carriera di Mueck, passata dall’iperrealismo a modalità scultoree che abbracciano anche la stampa 3D, ne segna una pietra miliare e nucleo del percorso espositivo in Triennale come Mass (2017). Il gruppo scultoreo commissionato per la Triennale di Melbourne nel 2017, in prestito dalla sua National Gallery of Victoria, insieme al potere perturbante delle sue cento colossali sculture di teschi (memento mori «ricordati che devi morire»), in dialogo con lo spazio ‘cubo’ della sala centrale e l’inconscio di ogni visitatore, alle prese con quel che resta degli esseri umani come noi. La consapevolezza di una viaggio esistenziale, segnato dalla morte, sin dalla nascita, con la fragilità dell’esistenza umana, già appesa al muro con il piccolo neonato di Baby (2000).
Nell’ultima sala, lo sguardo del piccolo Baby ci scandaglia, insieme al realismo di ogni capello, pelo pubico, piega della pelle e dello sforzo a cui è sottoposto il corpo e l’espressione del volto della piccola Woman with Sticks (2009, nella collezione di Fondation Cartier dal 2013). Poco distante, il modello in argilla del gruppo scultoreo This Little Piggy (2023), espone in Triennale la dinamica di movimento e trasformazione della complessità della forma, dei cinque uomini impegnati nella macellazione di un maiale. Opera ispirata al romanzo Pig Earth di John Berger, eccezionalmente presentata nella fase work in progress, seguita dalla realizzazione in vetroresina e silicone, dipinta a mano. Un lavoro da sbirciare in studio, insieme al metodo di lavoro dell’artista con i film Still Life: Ron Mueck at Work (2013) e Three Dogs, a Pig and a Crow (2023), diretti da Gautier Deblonde su commissione della Fondation Cartier, proiettati in una sala dedicata.
La linea stilizzata stampata in 3D e la tensione della forma, del branco di cani di quasi tre metri d’altezza del gruppo scultoreo di En garde (2023), nera come l’abisso della loro aura minacciosa e dell’incertezza del nostro futuro, mutevole come la prospettiva di chi prova a girargli intorno, resta a guardia del viaggio e forse, di quello che possiamo scoprire della nostra natura lungo il percorso.
How to: Ron Mueck, Triennale Milano (5 dicembre 2023 – 10 marzo 2024) – triennale.org/eventi/ron-mueck
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