Terzo Settore: le ONLUS devono sempre iscriversi al RUNTS? #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –

Una simile vacatio per un codice sistematico non è accettabile, anche perché ne fa decorrere l’entrata in vigore dal 1° gennaio 2025, a condizione che entro la fine di quest’anno arrivi l’autorizzazione europea, relativa solo ad alcune disposizioni, del tutto marginali: social lending, social bonus e franchigia IVA sino a 130.000 euro (rispetto alla soglia oggi vigente, di 65.000 euro) per le organizzazioni di volontariato e le associazioni di promozione sociale.

La Commissione europea non ha ancora approvato i contenuti del titolo X del Codice del Terzo Settore. Su questo tema è stata presentata un’interrogazione parlamentare che sollecita la Commissione europea ma il problema persiste.

Lo stiamo dicendo da tre anni, e ci interroghiamo se era il caso di non limitare solo le disposizioni che richiedono l’autorizzazione e non una parte rilevante del codice, indifferente a questo assenso europeo.

Il passaggio delle ONLUS al registro del Terzo Settore

In questa sede ci occupiamo del tema di maggior rilevanza istituzionale ed organizzativa, il passaggio delle ONLUS al registro del Terzo Settore. Nel corso del 2022 questo passaggio è avvenuto “automaticamente” se la ONLUS si configurava come organizzazione di volontariato o cooperativa sociale, che erano ONLUS di diritto.

Le altre dovranno innanzitutto individuare la sezione del registro – che non le prevede – al quale iscriversi. Le ONLUS:

• prive di organizzazione potranno scegliere le sezioni del volontariato o della promozione sociale (o quella residua di “altre”);
• con personalità giuridica ed attività sostanzialmente di erogazione si possono qualificare come enti filantropici,
• più organizzate e con numerosi dipendenti dovranno necessariamente iscriversi come impresa sociale.

ONLUS: iscrizione al RUNTS

Il comunicato stampa del 28 marzo 2022 dell’Agenzia delle entrate annuncia l’avvenuta pubblicazione dell’elenco dei soggetti con qualifica di ONLUS, precisando che “Gli enti inseriti in questo elenco potranno procedere al perfezionamento dell’iscrizione nel RUNTS da oggi e fino al 31 marzo del periodo d’imposta successivo al rilascio della prevista autorizzazione della Commissione europea”.

“Potranno” significa che non è un obbligo, ma vediamo quali sono le conseguenze della mancata iscrizione al registro, distinguendo tra le ONLUS che non vogliono iscriversi e quelle che vorrebbero, ma non possono.

Per queste ultime abbiamo avuto un’integrazione del codice ad opera dell’art. 4 L. 104/2024, norma che ha introdotto ulteriori modifiche al codice come quelle sull’innalzamento dei limiti per le forme di bilancio, organo di controllo e revisore ed individuando il termine per il deposito del bilancio alla fine del sesto mese dalla chiusura dell’esercizio e non per tutti al 30 giugno.

La normativa transitoria per le ONLUS è contenuta nell’art. 101 c. 8 del codice, che formula due ipotesi, oltre ovviamente allo scioglimento spontaneo oggetto di delibera, caso constatato per le piccole organizzazioni che non se la sentono di affrontare le nuove formalità:

• l’ente che potrebbe iscriversi ma non lo fa – questo soggetto può continuare come ente non commerciale, ai sensi della normativa imposte dirette, con devoluzione del patrimonio incrementale, cioè formatosi durante la sua qualifica di ONLUS, ad altro ETS con analoghe finalità;
• l’ente che non può iscriversi, in quanto controllato o sottoposto a direzione e coordinamento da uno dei soggetti che non possono assumere la qualifica di ETS: art. 4 c. 2 del codice,  amministrazioni pubbliche, formazioni e associazioni politiche, sindacati, associazioni professionali e di rappresentanza di categorie economiche, associazioni di datori di lavoro,  salvo limitate eccezioni nel campo della protezione civile.

In entrambi i casi verranno meno le agevolazioni fiscali, sia per la deducibilità o detraibilità delle donazioni da parte dei privati che per il cinque per mille.

Vediamo prima cosa dice la nuova norma per questi ultimi soggetti, che poi passiamo a qualificare. L’impossibilità di iscriversi nel RUNTS non integra l’ipotesi di scioglimento, a condizione che gli statuti di queste ONLUS prevedano espressamente lo svolgimento, con modalità non commerciali, di attività di interesse generale di cui all’art. 5 del codice, senza finalità di lucro, e che i beni siano destinati stabilmente allo svolgimento delle suddette attività.

Non vi sono istruzioni al momento per questa recente disposizione, mentre per l’individuazione di questa tipologia dobbiamo fare riferimento alle istruzioni del Ministero del Lavoro e della Previdenza Sociale, recate dalla nota n. 2243 del 4 marzo 2020: il controllo può derivare dalla maggioranza dei voti nell’assemblea ordinaria, tenendo conto del normale assenteismo di alcuni aventi diritto.

Più evidente il caso di direzione e coordinamento. Molti statuti, ad esempio delle case di riposo per disabili, lo statuto riserva un voto predominante in consiglio – non solo in via statutaria ma anche dI fatto – a favore di soggetti designati dal comune (o di un insieme di comuni), e in particolare a chi presiede l’ente.

Gli ETS sono enti privati e per continuare con questa qualifica occorre che l’ente dominante faccia un passo indietro: non è vietata la designazione di uno o più consiglieri, ma il loro numero e i loro poteri di fatto non devono essere dominanti. Così si esprime il Ministero: i soggetti esclusi possono “partecipare alle organizzazioni del Terzo Settore, purché tale partecipazione non si traduca nell’esercizio da parte dei soggetti esclusi di un’influenza dominante sull’ETS, né nella disponibilità da parte degli stessi della maggioranza dei voti nelle sedi deputate ad adottare decisioni determinanti ai fini dell’amministrazione e della gestione dell’ente.”