Si allunga la lista dei collaboratori di giustizia, sul Gargano. L’ultimo, in ordine di tempo, ad aver voltato le spalle alla malavita avviando un percorso di collaborazione è Francesco ‘Natale’ Notarangelo, 59enne di Mattinata, ax affiliato al clan Romito e successivamente passato nella fazione Lombardi/ricucci/La Torre.
La notizia è stata ufficializzata nella mattinata di ieri, in Tribunale, a Bari, dove era in corso il processo d’appello per ‘Omnia Nostra’ alla mafia del Gargano e che vede lo stesso Notarangelo tra gli imputati. L’udienza di ieri era incentrata sulla requisitoria del pg che ha sostanzialmente chiesto la conferma del verdetto in primo grado, avanzando richiesta di sconto di pena solo per i pentiti. Nel caso specifico, 20 anni per Marco Raduano (condannato all’ergastolo) e 8 anni e 6 mesi (invece che 13 anni e 4 mesi) per il neo-collaboratore Notarangelo.
L’INCHIESTA | Omnia Nostra, lo ricordiamo, fu messa a segno dai carabinieri nel dicembre del 2021 e riguarda i rapporti e traffici del presunto clan Lombardi-Ricucci-La Torre, attivo tra Manfredonia, Mattinata e Monte Sant’Angelo, col gruppo del boss viestano Marco Raduano. Tra le contestazioni – ben 57 le imputazioni – c’è quella di aver assoggettato il settore ittico, come emerso dalle intercettazioni telefoniche: “Il mare è nostro” (leggi i dettagli).
I PENTITI SUL GARGANO | Con Notarangelo salgono a 11 i collaboratori di giustizia sul Gargano. Di questi, 6 interessano la sola cittadina di Vieste: l’ultimo è stato Giuseppe Della Malva, padre dell’ex latitante e già pentito Danilo Pietro. Prima di lui, come detto, ci furono Marco Raduano, ritenuto dagli inquirenti elemento apicale della mafia viestana, e il nipote Liberantonio ‘Anthony’ Azzarone. Precedentemente, la stessa decisione era stata maturata Giovanni Surano e Orazio Coda. A questi, si aggiungono i manfredoniani Carlo Magno e Antonio La Selva e i mattinatesi Andrea e Antonio Quitadamo.
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