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La Germania di Olaf Scholz paga due grandi errori #finsubito prestito immediato


«La Germania paga due grandi errori, l’ideologia green e l’immigrazione di massa». Dietro il fallimento dell’alleanza semaforo, che porterà il cancelliere Olaf Scholz alla verifica della fiducia a dicembre e al voto anticipato per le Politiche, probabilmente il 23 febbraio, anche le diverse visioni in economia dei Socialisti-Verdi e dei Liberali, «visioni incompatibili, soprattutto quando il Paese sta affrontando una crisi industriale ormai strutturale e si devono fare i conti con i paletti europei sul debito pubblico che non consentono di continuare ad alimentare contributi e sovvenzioni», spiega Lorenzo Castellani, storico e politologo dell’università Luiss Guido Carli. Tramontata la stella di Scholz, il prossimo governo vedrà tornare centrale la Cdu di Friedrich Merz. Dice Castellani: «Con Merz il partito guarda a destra, ma terrà Afd fuori dal parlamento. Tutti gli estremi resteranno fuori». E questo però non vuol dire che non cambierà nulla: «Con la sconfitta della sinistra in Italia, Francia e ora Germania, la prossima sarà la Spagna, e la vittoria di Donald Trump in Usa per l’ossessione green è finita».

Domanda. Il cancelliere tedesco Olaf Scholz, con la decisione di licenziare il suo ministro delle Finanze, il liberale Christian Lindner, ha segnato la fine del governo. Quanto hanno pesato le richieste di Lindner di maggiori tagli per finanziare la prossima legge di bilancio?

Risposta. La coalizione tra Socialisti, Verdi e Liberali ha avuto una vita faticosa sin dall’insediamento del governo nel 2021, una coabitazione forzata tra visioni spesso incompatibili, a partire dall’economia, statalista per i primi, liberale per i secondi. Differenze che emergono soprattutto quando il paese sta affrontando una crisi industriale ormai strutturale e si devono fare i conti con i paletti europei sul debito pubblico che non consentono di continuare ad alimentare contributi e sovvenzioni. Ma direi che non è tanto una questione finanziaria. La coalizione semaforo deve scontare le sconfitte elettorali nei länder, deve fare i conti con il fallimento delle politiche finora messe in campo. Oggi la Germania ha una crescita zero e la disoccupazione in aumento, la spesa per le politiche sociali e le politiche industriali è divenuta insostenibile.

D. Che ruolo ha giocato la guerra Russia-Ucraina?

R. La guerra Russia-Ucraina ha fatto venire meno il gas russo a basso costo che era decisivo per l’economia tedesca e l’ideologia green ha fatto il resto contribuendo a distruggere la competitività tedesca.

D. Eppure fino a pochi mesi fa Scholz ironizzava su Trump e il suo no alla transizione ecologica.

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R. La realtà è che già oggi il costo dell’energia tedesca è più del doppio di quella americana, le esportazioni tedesche sono in sofferenza su tutti i mercati, non solo su quello cinese. Alle spalle ci sono anni di errori e ora è arrivato il conto finanziario e politico. Ne segnalo due: il primo, ed è l’eredità di Angela Merkel, è quello aver puntato sulla dipendenza dal gas russo e al tempo stesso, come dicevo, aver coltivato l’ossessione green. Con le sanzioni a Putin il gas russo è venuto meno, l’economia tedesca è andata in sofferenza. E qual è stata la risposta? Continuare a imporre la transizione ecologica, con la falsa illusione che avrebbe generato maggiore spesa pubblica e privata, aver chiuso le centrali nucleari a favore dell’elettrico, dell’eolico e del solare, alimentando con i sussidi verdi alle imprese l’idea che tutto sarebbe andato meglio, che quello era il futuro. E invece si sono ritrovati scavalcati, con fette di mercato perse, con l’implosione dell’industria dell’auto, che è stata il traino storico dell’economia tedesca.

D. Il secondo errore?

R. Aver pensato di poter continuare a gestire l’immigrazione di massa. Dal 2014 a oggi l’Europa ha provato sulla propria pelle, lo ha fatto l’Italia, la Francia e la stessa Germania, che milioni di migranti, soprattutto di religione musulmana, non si possono integrare senza forti tensioni sociali e alti costi anche in termini di welfare. Nei länder della Germania dell’Est, la regione più povera, vi sono vere rivolte contro gli immigrati, una situazione sociale che sta esplodendo. Sono i territori in cui Alternative für Deutschland è primo partito, in cui l’alleanza semaforo si è sciolta come neve al sole.

D. Che consapevolezza vi è a livello della nuova Commissione europea? Restiamo sul Green deal, il dossier è stato affidato da Ursula von der Leyen alla socialista spagnola Teresa Ribera, che ha già detto di no alla richiesta di anticipare i termini per una possibile revisione della fine del motore a combustione.

R. Vuol dire poco. Anche se la commissaria ha posizioni intransigenti sul Green deal nel momento in cui cambiano gli assetti politici europei le misure dovranno essere riviste, gli standard degli obiettivi ammorbiditi, le scadenze dilazionate. Con la sconfitta della sinistra in Italia, Francia e ora Germania, la prossima sarà la Spagna, e la vittoria di Donald Trump in Usa cambia tutto. Il motore a combustione non potrà essere abbandonato come previsto. L’intransigenza non sarà più tollerata dagli stati membri. L’ossessione green è finita dopo che si è scontrata con la realtà e ha prodotto l’aumento del costo della vita, i licenziamenti, la crisi.

D. Che scenari politici si prospettano per la Germania post voto?

R. Essenzialmente due. Il partito cristiano democratico sarà primo partito, con un consenso tra il 30-35%. A quel punto Merz, leader della Cdu e probabile nuovo cancelliere, dovrà valutare se fare un’alleanza con i Socialisti, che sono dati sul 15%, oppure con i Verdi. I Verdi, se non scendono sotto la soglia minima del 10%, sono un partner più interessante dei Socialisti perché più malleabili su tanti dossier, dalle politiche per la Difesa al welfare.

D. Ma sono più rigidi proprio sulle politiche per l’ambiente.

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R. Va messo nel conto un dividendo da staccare su questo dossier, in un contesto però in cui, ribadisco, mezza Europa ha già tirato i remi in barca.

D. E Afd?

R. Il partito di destra è a livello nazionale dato dai sondaggi al 10%, ed è a mio avviso sottostimato. Con Merz la Cdu guarda a destra, ma terrà Afd fuori dal parlamento. Tutti gli estremi resteranno fuori.

D. Resta da capire anche come si muoverà la Germania a fronte del disimpegno militare degli Usa sul fronte ucraino.

R. Le nuove spese per la Difesa costringeranno la Germania a fare delle scelte o a discapito dell’industria, o del welfare o della transizione ecologica. Un cessate il fuoco, che non si può immaginare avverrà comunque nel breve periodo, farebbe comodo anche all’Europa.



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