“Esprimiamo gratitudine al Comando provinciale della Guardia di Finanza e alla Procura della Repubblica di Roma per aver smantellato un’associazione a delinquere finalizzata alla corruzione, turbativa d’asta e frode sugli appalti del manto stradale a Roma”. In una nota Gianpiero Cioffredi e Gaetano Salvo, rispettivamente coordinatore di Libera Lazio e referente di Libera Roma, commentano la maxi inchiesta per corruzione che colpisce (anche) i fondi per il Giubileo. “In attesa che le indagini facciano il loro corso, ci preoccupa il coinvolgimento di funzionari pubblici del Campidoglio e della società regionale Astral oltre che di uomini infedeli dello Stato in combutta con un imprenditore promotore del sistema corruttivo attraverso un’ampia rete di società le quali erano legalmente rappresentate da prestanome, ma in realtà erano tutte direttamente riconducibili all’imprenditore – sottolineano Cioffredi e Salvo –. Una figura, quella dell’imprenditore Mirko Pellegrini, che getta ulteriori ombre su l’intera inchiesta. Parliamo di un imprenditore coinvolto nelle inchieste della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria ‘Cumbertazione’ e ‘Waterfront’ in quanto rappresentante legale e socio unico della ‘Edilstrade srl’, avrebbe messo a disposizione la propria impresa per la partecipazione alle gare oggetto di turbativa in Calabria, mettendosi a disposizione, secondo gli inquirenti calabresi, delle esigenze della ‘ndrangheta. I processi che vedono imputato Mirko Pellegrino sono in corso presso il Tribunale di Palmi. Tutto ciò pone una domanda: su questa inchiesta si dipana l’ombra della ‘ndrangheta? Riconosciamo alla Giunta comunale di Roma le azioni intraprese sui protocolli di intesa sulla legalità e la sicurezza degli appalti pubblici ma occorre approfondire gli spazi di vulnerabilità che nonostante tutto hanno consentito al ‘sistema Pellegrini’ di accaparrarsi illegittimamente risorse pubbliche”.
Le numerose inchieste, prosegue Libera nella nota, che dall’inizio dell’anno colpiscono il Paese, sono la dimostrazione che la corruzione è ormai una vera “patologia nazionale”, che alimenta sfiducia diffusa nelle istituzioni democratiche, disimpegno, astensionismo. Da Torino ad Avellino, da Bari a Pozzuoli, da Palermo e Catania, da Milano a Roma, nei primi sei mesi del 2024 sono stati un continuo bollettino di “mazzette” con il coinvolgimento di amministratori, politici, funzionari, dirigenti di azienda e imprenditori coinvolti in reati di corruzione, turbativa d’asta e voto di scambio politico mafioso. In 182 giorni sono 20 le inchieste monitorate, con 11 Regioni coinvolte per reati di corruzione, e 193 persone indagate per reati che vanno dall’ estorsione aggravata dal metodo mafioso alla corruzione per atti contrari ai doveri d’ufficio; dal voto di scambio e al traffico di influenze. Un unico “partito bipartisan delle mazzette”, “una nuova tangentopoli si espande a macchia di leopardo e sta riportando alla luce un costume culturale e politico corrotto che rischia sempre di più di essere tollerato e considerato normale da una parte rilevante del sistema partitico e imprenditoriale”.
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