Un nuovo carburatore e quattro aree che rappresentano il cuore di un’identità aziendale. Nei padiglioni di Eicma, Dellorto ha portato i propri prodotti d’avanguardia ma anche la propria storia lunga ormai 91 anni. A raccontare questa realtà, fra tradizione e innovazione, è Andrea Dell’Orto, vicepresidente dell’azienda,
Con quale apporto siete presenti a Eicma?
«In questa edizione abbiamo deciso di puntare l’accento sul nostro Dna, da noi ribattezzato DN4, ovvero su quattro aspetti che ci contraddistinguono nella nostra identità di realtà italiana: Motorsport, Iniezione, Elettrico e Aftermarket. Lo stand Dellorto si sviluppa proprio attorno a queste quattro aree nelle quali la nostra azienda è leader. E ora, grazie a investimenti continui su innovazione e alla ricerca, stiamo consolidando la nostra posizione con nuovi prodotti che ci renderanno protagonisti nelle sfide sulla mobilità del domani».
A quale elemento del vostro Dna si sente più legato?
«Motorsport, Iniezione, Elettrico e Aftermarket sono tutti tasselli importanti, ma il primo ha un particolare valore. Nel 1940, a sette anni dalla sua fondazione, Dellorto avviò infatti la produzione di carburatori ad alta prestazione per applicazioni sportive. È iniziato così un viaggio che, in pochi anni, ha portato i nostri carburatori a girare tra i circuiti di tutto il mondo. A oggi sono oltre 500 i titoli iridati, tra corse su strada e in pista, il cross, l’enduro, la Dakar, i record di velocità, il trial, il supermotard e il kart, che ci hanno visti protagonisti. Per noi il Motorsport è la palestra d’eccellenza per sviluppare soluzioni innovative e sostenibili. Dai corpi farfallati dell’Aprilia MotoGp a quelli della Porsche GT3 Supercup, dai carburatori per i Kart, fino alla Ecu (unità di controllo motore) della Moto3».
Si parla sempre più di mobilità elettrica. Nel futuro ci saranno ancora motori a combustione?
«Certamente è doveroso puntare a raggiungere gli obiettivi della sostenibilità ambientale, ma senza precluderci tutte le strade possibili per farlo. Dellorto offre una gamma di soluzioni per la mobilità elettrica, coprendo una fascia di potenze e di autonomia in grado di soddisfare tutte le applicazioni sulla mobilità urbana. Ma per mezzi destinati a lunghe percorrenze o utilizzi prolungati serve puntare alla neutralità tecnologica. Nessuno esclude l’elettrico, ma perché precludersi altre vie come quelle dei bio fuel, l’e-fuel e l’idrogeno? Le tecnologie ci sono e in Italia, su alcune di esse, potremmo essere anche leader per ricerca e innovazione».
Ci sarà ancora spazio per i carburatori?
«Certo. Nello stabilimento produttivo di Cabiate ancora li produciamo, per vari usi e con rinnovate tecnologie frutto del perfezionamento, della progettazione e della ricerca svolta in azienda. Proprio in questi giorni abbiamo presentato il PHDG, un carburatore nuovissimo che darà il via poi a una gamma che si declinerà in varie misure e regolazioni. Carburatore ideato, progettato e fortemente voluto da mio padre, l’ingegner Giuseppe Dell’Orto, presidente dell’azienda. Il nuovo PHDG è stato sviluppato tenendo conto di tutte le caratteristiche dei motori ad alte prestazioni, due tempi e quattro tempi, con il vantaggio di una più facile accessibilità agli elementi di taratura.».
La vostra realtà coniuga tradizione e innovazione. Come ci riesce?
«La tradizione è dovuta al fatto che siamo una realtà famigliare. Dellorto nasce nel 1933 a Seregno, in Brianza, fondata da mio nonno, che passò poi il testimone a mio padre, classe 1940, ancora oggi presente in azienda. E adesso ci siamo anche io, mio fratello Luca e nostro cugino Davide, che componiamo l’attuale management aziendale. La nostra è una realtà nata come puramente meccanica, poi evoluta nella meccatronica e oggi fortemente orientata sull’elettronica. L’innovazione rientra in questo processo».
Questa capacità quale vantaggi ha portato?
«Se non ci fossimo innovati, oggi forse produrremmo ancora solo carburatori.
E ci saremmo preclusi quelle opportunità che l’evoluzione tecnologica offre. Basti pensare a innovazioni come quelle rappresentate dall’ iniezione elettronica, alle centraline sino ad arrivare all’elettrico. Sono stati passaggi chiave»
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