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Manovra 2025, cosa cambia per canone Rai, pensioni, suoerbonus #finsubito prestito immediato


Il governo lavora alle possibili modifiche alla manovra economica sulle quali anche il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti non ha chiuso del tutto la porta.

Manovra 2025, cosa può ancora cambiare dal Superbonus al canone Rai 

Taglio del canone Rai, nuova rottamazione delle cartelle, nuove norme sul Superbonus: sono alcune delle principali richieste di modifica da parte della stessa maggioranza. Di queste e degli emendamenti alla manovra è possibile si discuta in un incontro del centrodestra nei primi giorni della prossima settimana. 

Tra le ipotesi spunta una possibile deroga per i Comuni alla stretta del turnover della pubblica amministrazione prevista per il prossimo anno. Richiesta questa per la quale si batte l’Anci (Associazione dei Comuni) che parla di rischi per funzioni fondamentali delle amministrazioni come quelle di protezione civile, polizia locale, per l’erogazione dei servizi educativi e scolastici e del sociale. 

Arriva, ancora una volta, attraverso un emendamento al decreto collegato alla manovra in discussione in Senato, la richiesta da parte di Forza Italia a firma di Claudio Lotito di uno scudo penale per i reati fiscali minori nei casi nei quali il contribuente si sia già regolarizzato. 

Forza Italia poi chiede di aumentare le pensioni minime. Secondo il testo della manovra che ha avuto l’ok del Consiglio dei ministri, per il prossimo anno gli assegni più bassi passeranno da 614,77 a 617,89 euro, pari al +2,2%, mentre nel 2026 l’aumento scenderà all’1,3%. Cifre basse e soprattutto Forza Italia ha fatto dell’aumento delle minime un cavallo di battaglia. Plausibile che gli importi siano alzati a 620 euro ma non si esclude che la soglia possa salire fino a 630. L’eventuale modifica, che interessa una platea di 1,8 milioni di pensionati, richiede però risorse aggiuntive alla dotazione attuale.

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Fratelli d’Italia propone invece un alleggerimento della tassazione sulle plusvalenze ottenute dalla vendita degli immobili che hanno beneficiato del Superbonus.

Possibili limature potrebbero arrivare anche sulla tassa sulle criptovalute che il governo potrebbe riparametrare in base alla permanenza dei bitcoin nel portafoglio in modo da premiare “l’investimento a lungo termine”. Altra questione aperta è quella dei controllori del Mef nelle società partecipate. Contro la misura, che ha fatto parlare di “modalità Stasi” al vicepremier Antonio Tajani, si scaglia anche l’Abi che critica le “incertezze interpretative” della norma e rileva addirittura possibili profili di incostituzionalità nella previsione di contenimento di spesa da parte anche delle società private che hanno contributi pubblici. Le banche rivendicano i contributo alla manovra (i famosi “sacrifici” invocati da Giorgetti). “Complessivamente – si legge nella memoria depositata in commissione dall’Abi sulla manovra – il maggior gettito derivante dal posticipo dell’utilizzo delle imposte anticipate (Dta) è nell’ordine dei 4 miliardi. Si tratta di meccanismi di rinvio nel tempo del recupero fiscale che comporta un costo”.

La via per le modifiche al testo approvato dal Consiglio dei ministri resta comunque stretta ed estremamente vincolata dalle indicazioni di rientro previste dal Piano strutturale di bilancio. 

Scontro Meloni-Schlein tra caviale e olio di ricino

Lo scontro di sulla manovra ha fatto da sfondo a un aspro botta e risposta tra la premier Giorgia Meloni e la sgeretario dem  Elly Schlein sulla tutela dei diritti dei lavoratori. “Questo governo li difende molto di più della sinistra al caviale”, l’affondo della premier. Netta la replica duramente la segretaria dem: “Io di caviale non ne ho mai mangiato, ma nemmeno posso sopportare che i lavoratori vengano purgati con olio di ricino”.

È il secondo round di uno scontro iniziato 24 ore prima con il messaggio della presidente del Consiglio, letto a “Un giorno da Pecora“, in cui raccontava come, “non avendo particolari diritti sindacali”, fosse al lavoro a “Budapest per il Consiglio europeo” nonostante si sentisse male. “La smetta di fare la vittima” e “delegittimare” i sindacati, l’aveva già attaccata Schlein.

La leader del Pd proprio non ci sta a essere bollata come “la sinistra al caviale” e rintuzza Meloni sul salario minimo “che ha negato a 3 milioni e mezzo di lavoratori e lavoratrici che non ce la fanno più e non arrivano a fine mese anche se lavorano”. Dalla Camera le dà manforte il capogruppo dem in commissione Lavoro, Arturo Scotto: “Non so di quale caviale parli, forse di quello che evidentemente mangia insieme al suo amico plurimiliardario Elon Musk che il sindacato nelle sue fabbriche non lo fa nemmeno entrare”. Un concetto presto rilanciato anche da Alleanza Verdi Sinistra.  Carlo Calenda interviene sferzante, con botte a destra e sinistra: “La presidente del Consiglio e la leader del principale partito d’opposizione si scambiano battute sulla ‘sinistra al caviale’. O cominciamo ad affrontare seriamente il tema della recessione che arriverà con numeri e progetti – avverte – o se continuiamo con battutine e polemiche finirà malissimo”. 

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