Oristano Semaforo arancione tendente al rosso in arrivo. Si salveranno solo gli impianti fotovoltaici domestici e le comunità energetiche che nasceranno, anche se di questo passo prima di vederne una nel territorio passerà parecchio tempo vista la quasi totale inerzia di questi ultimi mesi. Al momento il Comune preferisce continuare a puntare sui combustibili fossili, in attesa di capire meglio che sviluppi avranno le altre forme di produzione di energia. Nella prossima seduta di consiglio comunale arriva in aula come ordine del giorno quello per cui si devono dare gli atti di indirizzo per l’individuazione delle aree idonee e non idonee per l’installazione di impianti di energia eolica, fotovoltaica e agrivoltaica. L’aria che tira è che nemmeno le aree compromesse, quelle industriali e le zone in cui erano presenti delle discariche verranno fatte rientrare nella categoria delle aree idonee. L’unica zona che forse riceverà il via libera è quella dell’ex discarica in fase di bonifica nella località Pauli Mattauri tra Oristano e Silì. A ogni modo la parola ultima spetta poi alla Regione che può passare sopra le decisioni dei singoli comuni.
Tornando a Oristano gli uffici, dopo aver esaminato la cartografia e aver fatto le opportune valutazioni, avevano dato alcune indicazioni positive sull’individuazione di aree idonee. Oltre all’ex discarica di Pauli Mattauri, erano state individuate zone nei pressi delle vecchie cave della località Tanca Molino tra Oristano e Simaxis e l’ultima a Bau Craboni nel sito della vecchia discarica comunale. Tali indicazioni non sono però vincolanti e il consiglio comunale non le recepirà dichiarando pressoché l’intero territorio come non idoneo alle rinnovabili. La riunione dell’intergruppo di maggioranza ha espresso tale parere seppure con dei distinguo, tra cui quello del consigliere di Forza Italia Paolo Angioi che predica moderazione e valutazioni fatte con raziocinio, perché ritiene la chiusura totale alle fonti alternative un errore che può costare caro anche dal punto di vista economico e non solo da quello ambientale. Più netto è invece il presidente della commissione Fulvio Deriu (Fratelli d’Italia) che parte sì dal presupposto che la Sardegna non è autosufficiente dal punto di vista energetico, ma ritiene che affrancarsi dai combustibili fossili e quindi dalla dipendenza da altre nazioni non debba poi portare ad affidarsi a multinazionali a loro volta straniere per gestire la partita delle rinnovabili. Preferirebbe invece un coinvolgimento diretto dei comuni nella partita, in modo da guidare il processo. E anche sulla questione dell’agenzia regionale esprime contrarietà. Ora c’è da vedere cosa sarà deciso in consiglio comunale e prima ancora in commissione, anche se la strada sembra segnata.
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