L’opera è «Il compianto di Cristo» sparita dalla casa di Paganello Spetia nel 1984. Sequestrata anche un’altra sua opera esposta a Trento: «Quella l’ho presa al Mercante in fiera»
Blitz dei carabinieri del Nucleo Tutela Patrimonio al Palazzo dei Diamanti di Ferrara, dove – lo scorso 9 ottobre – hanno sequestrato un quadro di proprietà della Collezione Cavallini-Sgarbi che avrebbe dovuto essere esposto per la mostra «Ferrara e il Cinquecento» (12 ottobre 2024 – 16 febbraio 2025): risulterebbe rubato.
La tela sequestrata: risulta rubata
La tela in questione è il «Compianto sul Cristo morto». Una copia realizzata nel Seicento – olio su tela, 118 centimetri per 86,5 – di una pala di Giovanni Battista Benvenuti, più conosciuto come Ortolano. I carabinieri hanno sequestrato il dipinto perché – come si diceva poco più su – sarebbe la stessa opera che risulta essere stata rubata, nel 1984, dal palazzo di famiglia di Paganello Spetia, giornalista in pensione, vicino a Perugia. La notizia arriva da una inchiesta congiunta condotta dal giornalista Thomas Mackinson de Il Fatto Quotidiano e dai colleghi di Report, che già si erano occupati dell’indagine sul dipinto «La cattura di San Pietro» di Rutilio Manetti, rubato, trovato in possesso di Vittorio Sgarbi e sequestrato dalla Procura di Macerata, la stessa che ora procede anche per la copia del dipinto di Ortolano.
Sgarbi: «L’ho comprata, ho le ricevute»
La notizia del blitz dei carabinieri – durante la puntata di Report di giovedì 7 novembre – viene confermata dal direttore di Ferrara Arte, Pietro Di Natale: «Non è stato esposto perché c’è un provvedimento dell’autorità giudiziaria per una indagine in corso». Contattato dal Corriere, Di Natale non ha risposto al telefono. Lo ha fatto invece il diretto interessato, Vittorio Sgarbi: «Il ‘Compianto sul Cristo Morto’ è una copia da Ortolano, e che, come tale, doveva essere esposto a Ferrara. È nel catalogo della mostra. Ho comprato regolarmente quel dipinto nel 2022 da un privato e i carabinieri hanno tutta la documentazione. Non è detto, peraltro, che sia l’opera rubata nel 1984, perché, del dipinto di Ortolano della Galleria Borghese esistono diverse copie. Ma ho consegnato il quadro e la documentazione relativa per effettuare gli esami del caso».
Il sequestro di una seconda opera a Trento
Il Fatto e Report hanno rivelato poi anche il sequestro di una seconda opera esposta nella mostra «Giotto e il Novecento» (5 dicembre 2022 – 4 giugno 2023) al Mart di Rovereto, di cui Sgarbi è presidente, come lo è di Ferrara Arte, che risulterebbe sempre rubata e di proprietà della Collezione Cavallini-Sgarbi. È una statuetta di terracotta realizzata da Raffaele Consorti nel 1939 dal titolo «Madre e figlio» che sarebbe stata asportata nel 1997 in provincia di Pisa, a Cascina, dalla tomba del figlio di Antonio Nannipieri, giudice della Corte di Appello di Firenze, che attualmente è in pensione. Anche su questo caso, Sgarbi ci tiene a precisare: «La scultura ‘Madre e figlio’ di Raffaello Consortini, esposta al Mart di Rovereto nel 2023 è un’opera a tutta evidenza diversa da quella indicata da Il Fatto Quotidiano. Io comprai l’opera al Mercante in Fiera, oltre venti anni fa, e, nel confronto con la foto stampata dal Fatto Quotidiano, si vedono notevoli differenze: sono diverse le mani, la scollatura, la posizione della gamba del bambino». «Non sono indagato e si tratta di un errore di alcuni organi di stampa» conclude l’ex sottosegretario alla Cultura del governo Meloni.
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