ANCONA Non è l’istantanea, l’immediatezza temporale delle cifre negative dell’export, a minare le fondamenta dell’economia marchigiana. No, sono le prospettive fallite a togliere ossigeno alle produzioni local. Il passato prossimo, di segno meno, fa meno danni d’una storia mancata : è il senso e la sintesi di Donato Iacobucci. «Come regione – spiega – non siamo stati in grado di compensare il calo delle esportazioni nelle aree in recessione, ovvero in quelle dell’Unione europea, con una espansione dei nostri prodotti nelle parti del mondo contraddistinte da una economia dinamica, come gli Stati Uniti».
La debacle
Scorre le griglie delle tabelle dell’ultimo aggiornamento congiunturale di Bankitalia, il professore di Economia Applicata della Politecnica, e suggerisce di incrociare merci e paesi di sbocco. «È in quella correlazione che si deve trovare la risposta a questa frenata». Fissa il quadro di riferimento: «Il 60% delle esportazioni viaggia verso l’Europa. Tradotto in moneta corrente, 4 miliardi di euro sui 7 del totale sono rivolti a nazioni fisiologicamente in recessione, e la Germania ne è un esempio eclatante. Tre miliardi sono generati fuori dall’Unione». Il prof riprende a seguire le coordinate d’una mappa, che pare un campo minato: «Vistoso è il declino delle vendite delle nostre fabbricazioni negli States: nel 2023 siamo al -29%, nel primo semestre 2024 si aggiunge un altro -10%. E pensare che stiamo parlando di un Paese che tira».
Il dato
Tenta di contenere la falla: «A onor del vero, sulla bilancia degli scambi commerciali, quella piazza d’oltreoceano pesa solo per l’8% sul nostro export, quindi è naturale che quel dato sia volatile, ma avrebbe potuto rappresentare un’alternativa a destinazioni indebolite». Iacobucci richiama l’attenzione sull’ineluttabilità del destino: «L’Europa per i prossimi anni sarà a bassa crescita». Replica lo schema a stelle a strisce con i numeri, altrettanto in picchiata, della Cina, che ci fa perdere sul terreno delle esportazioni il 94,9%, generando 183 milioni di euro. Anche in questo caso si tratta d’un capitolo marginale rispetto al tomo dedicato all’area Ue, che da sola cuba 3, 3 miliardi. Una curiosità: l’ascesa del colosso della Grande Muraglia, sulla bilancia dei nostri scambi commerciali, è iniziata con il declino della Russia. Chiusa una parentesi, che potrebbe suggerire una contiguità nell’interesse dei manufatti made in Marche, il docente ribadisce una traiettoria che non andrebbe persa di vista. «L’Asia, come l’America, dovrebbe essere un salvagente per fronteggiare la stagnazione del nostro continente».
I dati
Flessione senza frontiere. A riassumere i passaggi del report della Banca d’Italia, nel primo semestre 2024 le vendite di beni all’estero sono diminuite di oltre il 40% rispetto allo stesso periodo del 2023; il calo è riconducibile in larga parte ai prodotti farmaceutici, che non sempre sono espressione dell’industria locale. Al netto di questa componente, soggetta negli anni a un andamento irregolare, la diminuzione si assesta sul -6,8%. Oltre a pillole, iniezioni e terapie varie, gli altri settori che hanno contribuito a far prevalere l’impronta negativa sono soprattutto le vendite di macchinari&apparecchi (-14,6%), di navi e imbarcazioni, che sotto la voce mezzi di trasporto mettono a segno un -31%, e le calzature al -7,9%. L’istantanea è scattata.
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