di Andrea Gianni
MILANO
Per alloggiare nello studentato di via Lepontina 4 gli studenti, secondo le tariffe pubblicate dal gestore, pagano 760 euro al mese per una camera singola con bagno privato, che scendono a 690 euro al mese se si accetta di avere il bagno in comune. Soggiorni brevi sono disponibili alla “tariffa speciale” di 500 euro al mese o 70 euro a notte, con “formula all inclusive”. Una lucrosa attività privata, considerando i 122 posti letto sul mercato, che poggia su una convenzione fra il Comune di Milano e Green Stone Sicaf Spa (l’amministratore delegato Domenico Cefaly è tra gli indagati) del 7 luglio 2022, data della firma davanti a un notaio. La “pubblica utilità del servizio di residenza per universitari”, in una città affamata di case per studenti, secondo i pm Marina Petruzzella, Paolo Filippini e Mauro Clerici, “è stata riconosciuta” dallo Sportello Unico Edilizia “arbitrariamente” perché “relativamente a un intervento edilizio non conforme al Pgt” in quanto “fondato sulla falsa dichiarazione della non riconoscibilità dell’area come cortile e viziato dalle molteplici altre violazioni di legge”. Una convenzione – con i relativi vantaggi per i costruttori – tra l’altro “viziata in radice”, evidenziano i pm nella richiesta di sequestro accolta dal gip Mattia Fiorentini, perché “non approvata dal Consiglio o dalla Giunta comunale”. Ora sono sotto sequestro sia i cantieri dello Scalo House in via Valtellina 38 sia lo studentato già operativo in via Lepontina 4, dove gli studenti potranno continuare ad alloggiare anche perché il “presunto introito della lottizzazione abusiva” potrebbe servire in futuro per eventuali risarcimenti.
Prima della convenzione, però, c’è un altro passaggio messo in evidenza dalla Procura. La Commissione per il paesaggio del Comune, nella seduta del 7 novembre 2019, diede parere favorevole all’opera “aderendo alla relazione” del progettista Paolo Mazzoleni (indagato) e dichiarando “falsamente” che “lo spazio aperto preesistente all’intervento non si configurava storicamente come cortile”. In seguito il dirigente Giovanni Oggioni, coinvolto anche in altre inchieste sull’urbanistica, avrebbe “pilotato l’andamento della pratica nella fase decisoria dell’istanza di permesso di costruire convenzionato”.
Dai calcoli al ribasso, fino al 60%, per milioni di euro su oneri di urbanizzazione e relativa “monetizzazione”, deriverebbe un “indebito vantaggio all’operatore privato che si sostanzia in una forma di finanziamento occulto”. E spuntano, nelle pratiche, fantasiose espressioni come “virtualmente demolito”. Un “sistema di illegalità manipolatoria e di falsificazione ideologica dei titoli edilizi”, di cui “il caso di via Lepontina 4, Valtellina 38 è solo uno dei fulgidi esempi”, scrive il gip, che non “accenna ad arrestarsi e sembra anzi avere subito un’accelerazione”, al di là della “dichiarazioni di intenti delle circolari” di marzo dei “direttori e dei dirigenti degli uffici dell’edilizia di Milano”. Intanto Green Stone Sicaf e l’ad Cefaly, in una nota, si dicono “estranei alle contestazioni” e assicurano di aver “sempre operato in perfetta liceità e legittimità, nel rispetto delle normative nazionali, regionali e comunali”. E la residenza universitaria “ospita da questa primavera gli studenti offendo un “servizio di interesse pubblico e generale””.
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