La vita di Marco Mancini non si discosta troppo da quella di James Bond. Nessun effetto speciale, ma una vera e propria vita da spia, alla guida del controspionaggio italiano dai primi anni del 2000 fino al 2021. Ora i segreti di Mancini sono raccontati nel suo nuovo libro ‘Le regole del gioco’, che verrà presentato domani alle 18 al palazzo del Turismo di Rimini.
Mancini, di che regole si parla nel suo libro?
“Di quelle che mi sono state utili per servire al meglio il mio Paese negli anni, salvandolo in momenti di crisi che sarebbero potuti essere fatali per la nostra storia”.
Ad esempio?
“Il 17 settembre 2005 ho fatto parte della squadra che ha sventato il ‘nostro’ 11 settembre. A Beirut era stata organizzata da alcuni terroristi un’operazione che avrebbe fatto saltare in aria l’ambasciata italiana con 300 chili di esplosivo. Fortunatamente siamo arrivati prima noi e tutto questo è diventato solo un racconto”.
Nella sua vita ci sono anche tanti segreti che non possono essere raccontati.
“Certamente, ci sono varie situazioni di cui non posso parlare né scrivere perché metterebbero a repentaglio la sicurezza nazionale e la vita stessa di fonti e informatori”.
Come è riuscito a coniugare la sua vita personale e professionale?
“La mia è stata una vita che mi ha insegnato che quando si serve il proprio Paese si devono fare delle scelte che vanno rispettate e portate avanti in ogni singolo istante. Solo così le due realtà possono convivere”.
Il valore più importante del libro?
“L’importanza del fattore umano in un campo così avanzato come lo spionaggio. E’ ancora fondamentale mettere attivamente l’occhio, l’orecchio e leggere tra le righe, vedendo quello che un drone non può cogliere. Una delle cose più importanti per una spia è quella di cogliere le impressioni delle persone ed avere empatia con loro”.
Ci sono ricordi lavorativi che la legano a Rimini?
“Sì, nei primi anni del 2000 in un paesino vicino a Rimini, che non posso nominare per questioni di riservatezza, era presente un agente segreto russo che vendeva al suo Paese informazioni sensibili. Il suo compito era quello di captare più notizie possibili, anche legate agli altri Paesi della Nato, ma noi per fortuna lo intercettammo e impedimmo la fuga di notizie. In questi casi si lavora in concerto con altri Paesi interessati all’operazione per poi espellere l’individuo”. Sarà Marco Lombardi a presentare la conversazione tra Mancini ed Elio Pari.
Federico Tommasini
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