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Dall’auto alla sanità: tutte le sfide di Cirio per superare il 2025 – Torino Cronaca – #finsubito prestito personale immediato – Richiedi informazioni


Parte dall’elezione di Donald Trump alla presidenza degli Stati Uniti d’America, ma poi si allunga ai problemi della sanità piemontese e alla crisi del mondo dell’auto, il presidente della Regione Alberto Cirio, ospite del “Caffè in Redazione” patrocinato dalla Fondazione Quarto Potere del nostro giornale.

Presidente, come commenta la vittoria di Donald Trump?
«Ho molto apprezzato il suo discorso subito dopo i risultati. Ha parlato di pace e di immigrazione legale. Non era scontato che lui dicesse che il primo obiettivo fosse proprio quello della pace».

Secondo lei la vittoria di Trump riporterà la pace di Ucraina?
«Me lo auguro. Abbiamo preso, come Governo e anche come Regione una posizione molto netta. L’aggressione di Putin viola il diritto internazionale e la sacralità dei confini. Non può essere accettata o giustificata in nessun modo e deve essere combattuta. Bene fa il Governo di Giorgia Meloni a fare la sua parte».
Veniamo a noi, presidente. La settimana dell’arte unita a quella delle Atp lascia sempre la sensazione che Torino sia la capitale dei grandi eventi. Di contro, ci troviamo quotidianamente a raccontare un’altra città, fatta di crisi aziendali e cassa integrazione. Passata l’ebbrezza degli eventi, come sta Torino e poi tutto il Piemonte?
«Torino, e il Piemonte in generale, ha sempre pagato il fatto di essere legata alla crisi dell’auto, che va avanti da almeno un decennio. Oggi si è aggravata in relazione al tema dell’elettrico, ma è una questione che investe tutta l’Europa. Penso alla Magneti Marelli, che sta lasciando a casa lavoratori in seguito alla contrazione del mercato tedesco. Volkswagen ha annunciato la chiusura di tre stabilimenti e come sempre, in questa Europa un po’ matrigna, quando i problemi diventano dei tedeschi sono poi di tutti. Finalmente, avremo un approccio diverso da parte della Commissione».
In che senso?
«Non vogliamo rinunciare alla transizione ecologica, ma vogliamo arrivarci in modo graduale, mettendo anche delle risorse, per evitare di creare le cosiddette “vittime economiche” sul percorso. Poi ci sono gli aiuti del Rapporto Draghi che è diventato il rapporto Von der Leyen. L’idea di fare i bond europei per sostenere il mercato dell’auto europea è positiva, ad esempio. Peccato che arrivi solo adesso. Quando il problema era solo italiano o spagnolo o greco era diverso».
La maggioranza e le opposizioni in consiglio regionale le hanno chiesto un consiglio aperto sull’automotive. Si farà?
«Sono ben disponibile. Ricordo che siamo riusciti a essere coinvolti nel tavolo del governo con Stellantis a Roma. Saremo di nuovo lì il 14 novembre. Quindi ben venga il consiglio aperto, non ci sottraiamo. Abbiamo anche sfilato in piazza con i lavoratori. Guardiamo al 2026, perché oggi parlare di auto vuol dire parlare con chi c’è, penso a Stellantis, ma anche con chi ci sarà. Abbiamo ottenuto, col Comune di Torino e con i sindacati, la produzione del secondo modello a Mirafiori, la 500 ibrida che ora viene prodotta in Polonia. L’azienda poi sta lavorando anche a un abbassamento del prezzo della 500 elettrica per aumentarne le vendita. Solo così potremo arrivare a produrre 200mila auto all’anno».
Cosa può fare la Regione in difesa dell’indotto del mondo auto?
«L’obiettivo ora è valicare il 2025, che è l’anno della transizione. Per evitare che il problema diventasse sociale, abbiamo creato una misura ad hoc. È nata – mi piace rivendicarlo – durante una serata organizzata dalla Fiom, a riprova del fatto che le cose buone sono buone a prescindere da chi le proponga. Così abbiamo creato una misura che accompagna i lavoratori e le lavoratrici nel prossimo anno e mezzo. Chi prendeva uno stipendio da 1.200-1.300 euro al mese ora, non lavorando, arriva a circa 800 euro. Con questi pochi soldi non ce la fanno in tanti. Allora noi abbiamo introdotto l’integrazione al reddito che parte nel 2025 per il settore dell’auto. Attingendo dai fondi del Fondo Sociale Europeo, abbiamo stanziato i primi 10 milioni con i quali riusciamo a dare un’integrazione del 50% ai lavoratori del settore che sono in casa integrazione da più di sei mesi».


Come a dire che bisogna sopravvivere fino al 2026…
«Nel 2026 l’arrivo del secondo modello a Mirafiori e, magari, anche con l’insediamento di qualcuno da fuori che venga a costruire le macchine qui, le cose cambieranno. Abbiamo 50 dossier aperti, di cui due specifici con la Cina sull’automotive».
Ci dica di più.
«Uno è autonomo e riguarda una realtà cinese importante che è venuta a cercare il Piemonte, dopo che aveva cercato altre regioni. Questa per me è una fonte di orgoglio».
In questo contesto perché aumentare il bollo alle auto ibride?
«Non è un aumento. Chi non paga continua a non pagare per i primi cinque anni. È bene chiarirlo: chi ha comprato una macchina fidandosi delle istituzioni che gli hanno detto che non aveva il bollo da pagare, continua a non averlo. Cosa abbiamo fatto? Da gennaio in avanti chi compra un’auto ibrida avrà il bollo al 50%. Non stiamo cambiando le regole, non lo avrei accettato».


Quest’anno è aumentata anche la spesa sanitaria a bilancio. Che cosa significa?
«Vorrei dire che è aumentata in relazione ai servizi che migliorano ma, ahimè, a volte non è così. La nostra spesa sanitaria è aumentata per tre fattori: l’innalzamento dei costi energetici degli ospedali, il costo dei farmaci sperimentali e l’aumento sul personale».
Parliamo allora delle assunzioni di medici, Oss e infermieri. L’obiettivo, concordato con i sindacati, era quello di arrivare a 2mila nuove figure entro fine anno. Come siamo messi?
«Iniziamo col dire che si tratta di 50 milioni di euro all’anno, per cinque anni, che diamo alle Asl per pagare queste assunzioni. Sono risorse che non vanno a incidere sui loro bilanci. È un importante uso dei soldi dell’Europa. Al 30 settembre avevamo assunto 1.273 persone e, entro dicembre, dovremmo arrivare a 2mila».
Ce la farete?
«Non lo so. Stiamo lavorando per arrivarci. Ma quel che è certo è che a oggi ci sono 1.273 persone in più che lavorano nella sanità del Piemonte rispetto a un anno fa».
Una grande partita si gioca sul Centro unico prenotazioni. A che punto siamo?
«Abbiamo migliorato il contratto di lavoro per chi sta al centralino. E stiamo usando l’intelligenza artificiale per togliere i malati cronici dal Cup. È una questione tecnica: il sistema saprà riconoscere chi è malato cronico e potrà gestirlo automaticamente. Così facendo alleggeriremo del 30% circa il sistema delle prenotazioni».
Il suo assessore, Federico Riboldi, ha assicurato che non ci sarà un nuovo pronto soccorso privato convenzionato. Non serve più?
«Abbiamo una linea molto chiara su questo: il privato deve essere complementare ma mai sostitutivo del pubblico. I lavori al pronto delle Molinette, l’avvio delle procedure sul polo di Torino Nord, lo sblocco della Città della Salute rendono meno urgente l’idea di dover avere un pronto soccorso in tempi zero».

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Presidente ma perché in Consiglio regionale non si parla di pronto soccorso e sanità, ma si parla invece di culle per la vita?
«Per me non è un problema che si parli di culle per la vita. Il problema nasce quando le questioni si strumentalizzano. Io sono per l’autodeterminazione della donna, perché è sacrosanto e giusto che la donna decida quello che deve fare in assoluta autonomia. Nello stesso tempo se posso fare qualcosa per salvare una vita io credo sia mio dovere farlo. La mia posizione è chiara e si chiama Legge 194».

Anci. Appoggia la candidatura del sindaco Stefano Lo Russo?
«Credo che debbano decidere i sindaci. Non devono dirlo i partiti. Se le rispondessi farei male il mio lavoro».





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