La recente vittoria di Donald Trump negli Stati Uniti rappresenta un segnale inequivocabile, non solo per l’America, ma anche per il mondo intero, che si interroga su temi come il ruolo dello Stato, la libertà economica e la sovranità nazionale. Questa vittoria riafferma un’adesione ai valori liberali tradizionali, a favore di una politica che pone al centro l’individuo, l’iniziativa privata e un ridimensionamento del potere statale. Trump ha dimostrato che l’America continua a credere nel sogno liberale di una società dove il cittadino è protagonista. Il voto americano rappresenta un forte richiamo alla responsabilità individuale e alla valorizzazione della meritocrazia, principi cardine del liberalismo. I numeri sono significativi: una vittoria che parla alla classe media e agli imprenditori. Trump ha vinto con un consenso significativo in molti Stati chiave, in particolare tra la classe media e gli imprenditori, che hanno visto nel suo programma una concreta possibilità di riduzione del carico fiscale e una diminuzione della burocrazia.
Secondo i dati Exit poll, più del 56 per cento degli elettori della classe media e degli imprenditori ha appoggiato Trump, in risposta a promesse di sgravi fiscali e di un ambiente più favorevole agli affari. La riduzione delle tasse era stata una promessa forte anche durante il primo mandato di Trump, e i numeri dimostrano quanto queste misure siano percepite come vitali per la crescita economica. Un recente studio della Tax Foundation ha confermato che le politiche fiscali di Trump avevano portato negli anni scorsi a una riduzione media delle tasse del 20 per cento per le imprese. Inoltre, nel periodo del suo mandato, l’economia americana ha registrato una crescita annuale del Pil attorno al 2,5 per cento, prima dell’impatto della pandemia, segno che un ridotto intervento statale e una tassazione agevolata possono effettivamente sostenere lo sviluppo economico. Questa vittoria dovrebbe far riflettere l’Europa e, in particolare, l’Italia, su alcune delle sue politiche economiche e sociali.
Negli ultimi anni, l’Italia ha assistito a una crescita della pressione fiscale e della spesa pubblica, che ha inciso negativamente sullo sviluppo economico. Secondo un’analisi recente dell’Istat, il livello di pressione fiscale in Italia ha raggiunto il 43,5 per cento, uno dei più alti dell’Ue, con conseguenze evidenti su investimenti, occupazione e crescita. Gli italiani desiderano meno tasse, più libertà economica e meno interferenze burocratiche. Trump ha ascoltato queste richieste in America, e noi liberali ci impegniamo a fare altrettanto in Italia. Oltre ai temi economici, la vittoria di Trump ha un impatto sullo scenario geopolitico. Trump ha da sempre posto grande enfasi sull’indipendenza nazionale e la politica estera basata sugli interessi americani, aprendo a un nuovo equilibrio globale che favorisca la cooperazione economica e la sicurezza internazionale senza eccessive ingerenze.
Questa linea può essere uno spunto anche per l’Italia, che si trova oggi a fronteggiare sfide internazionali complesse. Un’Europa forte non deve essere una sovrastruttura che limita le libertà dei singoli Stati membri, ma piuttosto una comunità che valorizza le loro peculiarità e sostiene la crescita economica, che permetta agli Stati di sviluppare soluzioni proprie, ma coordinate. La vittoria di Trump è un messaggio chiaro: i cittadini vogliono essere al centro della politica, non spettatori. Questa è una lezione che i liberali italiani intendono fare propria, auspicando che anche in Italia ci sia spazio per un vero rilancio dei valori liberali. La riduzione delle tasse, il rispetto per l’iniziativa privata e la semplificazione burocratica non sono solo slogan, ma i pilastri di un Paese che desidera essere moderno, competitivo e libero.
(*) Presidente del Partito liberale italiano
Aggiornato il 07 novembre 2024 alle ore 09:53
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