Sui dati della povertà in Italia c’è qualcosa che non va. Non si spiega, infatti, come sia possibile che con tutti i soldi che ci mette lo Stato, in aggiunta a quello che già fanno gli enti caritativi, l’Italia sia diventata un’incubatrice di poveri, con un dato in crescita impressionante. Gli italiani poveri assoluti nel 2011 erano poco più di 2 milioni e mezzo, dieci anni dopo (2022) erano 5,6 milioni. Ciononostante, nello stesso periodo, la spesa sociale a carico della fiscalità generale è passata da 80 miliardi di euro a 160 miliardi di euro (157, per la precisione). Un aumento che non conosce sosta, neanche negli anni del reddito di cittadinanza.
Sì sta affermando, insomma, che al raddoppio delle risorse messe in campo dallo Stato corrisponde il raddoppio dei poveri. È il fallimento totale delle politiche sociali. In fase di esame della legge di Bilancio occorrerebbe prenderne atto, anche se trovare una spiegazione esauriente non è facile. Se l’è chiesto anche un attento osservatore come Alberto Brambilla, presentando presso la Camera l’ultimo osservatorio di Itinerari previdenziali, realizzato in collaborazione con Cida. Un dossier concentrato sulle molte incongruenze fiscali, ma che finisce per rappresentare un j’accuse per come vengono impiegate le risorse pubbliche. Quasi parafrasando “La società signorile di massa” di Luca Ricolfi, egli si spinge a definire la nostra «Una società di poveri benestanti».
Effettivamente molte indicazioni sembrerebbero puntare in questa direzione. Lo lasciano pensare il denaro speso per il gioco d’azzardo (gratta e vinci e slot machine), che nel solo anno 2023 è ammontato a 150 miliardi di euro. O, il fatto che gli italiani siano tra i maggiori possessori al mondo di prime e seconde case. O, ancora, che detengano il parco automobili più imponente d’Europa. Ai primi posti per la telefonia mobile, per gli abbonamenti della tv a pagamento, come Sky e Dazn, e nella sottoscrizione mensile alle piattaforme on line come Netflix e Disney e, poi, vacanze, vestiti e i famosi ristoranti “sempre pieni”. In tanti nel Belpaese non si lasciano mancare proprio niente. Eppure, un italiano su due piange miseria, nel senso che non denuncia alcun reddito. Così, chi si spaccia per povero (e trucca l’Isee) gode di bonus sociali che sono preclusi a chi finisce per pagarli e magari un giorno andrà ad infoltire le file dei veri poveri.
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