“C’è chi non ce la fa più. Percepire lo stipendio sempre in ritardo significa non riuscire a star dietro ai pagamenti. E parliamo per lo più di donne, molte delle quali separate, nonché una ragazza madre. Persone che si alzano alle 5 del mattino per andare al lavoro, lo svolgono con professionalità, eppure non vengono pagate quando dovrebbero”. Loro sono le dipendenti dell’Iss Italia, impresa del Padovano che, come riporta il sito ufficiale, offre “servizi integrati in ambienti industriali e civili, in enti ospedalieri, università, scuole, Prefetture, sedi di Province e Comuni, banche”. Impresa presente anche nel Viterbese, dove si è aggiudicata diversi appalti di pulizia, tra cui quelli della sede provinciale dell’Arpa e dei centri per l’impiego. E che, come denuncia la Cgil, non paga le mensilità quando dovrebbe. “Siamo a fine mese. Lo stipendio di settembre avrebbe dovuto essere pagato il 15 di ottobre ma non si è visto un euro”, chiosa Donatella Ayala, segretaria della Filcams.
Una quindicina, tra l’Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente e i centri per l’impiego, le lavoratrici coinvolte. Molte lavorano per una manciata di ore al giorno, al massimo sei. I loro stipendi si aggirano, in base all’orario, tra i 300 e i 400 euro. Ebbene, oltre alla “paga che da un anno non viene corrisposta nei termini previsti dal contratto” e ogni mese a una data diversa, c’è anche il problema della cessione del quinto.
In pratica, un metodo di estinzione di un prestito personale che consiste nella cessione di quote del proprio stipendio o salario per un valore fino ad un quinto del medesimo. “Quote che la Iss trattiene dallo stipendio salvo poi non versarle alle banche o alle finanziarie. E – continua Ayala – visto che le rate non risultano pagare le dipendenti sono state inserite nella lista dei cattivi pagatori, con evidenti danni d’immagine ed economici”.
La Filcams-Cgil si è ripetutamente rivolta sia all’Iss sia agli enti pubblici presso cui i servizi vengono espletati. Nell’ultima Pec inviata il 18 ottobre, Ayala chiedendo ad Arpa “in qualità di ente appaltante, un intervento definitivo, considerando i ritardi che mensilmente i lavoratori subiscono e le rate delle cessioni del quinto che stanno creando danni economici agli stessi”. Anche perché “l’agenzia paga puntualmente le fatture, quindi non c’è alcuna motivazione per cui l’Iss debba ritardare la corresponsione degli stipendi”, aggiunge Ayala. La segretaria della Filcams-Cgil chiede che “i contratti d’appalto e quelli dei lavoratori vengano rispettati. È dovere dei committenti, a maggior ragione se pubblici, pretenderlo”, conclude.
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