Far parte del progetto di Dio
Un giorno una parola – commento a I Corinzi 15, 58
Il Signore aprirà per te il suo buon tesoro, il cielo, per dare alla tua terra la piaggia al tempo giusto, e per benedire tutta l’opera delle tue mani; tu presterai a molte nazioni e non prenderai nulla in prestito
Deuteronomio 28, 12
Perciò, fratelli miei carissimi, state saldi, incrollabili, sempre abbondanti nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore
I Corinzi 15, 58
In 1 Corinzi 15, l’apostolo Paolo ci fornisce la più ampia spiegazione della risurrezione presente nelle Scritture, tematizzando ogni genere di cose, da come appariranno i corpi risorti a cosa accadrà alle persone che sono ancora in vita quando Cristo ritornerà. Ma è la conclusione riguardo alla risurrezione che ci interessa da vicino.
Secondo Paolo, poiché Gesù è risorto, ne consegue che dobbiamo dedicarci completamente al nostro lavoro. Che cosa ha a che fare la risurrezione di Gesù con il nostro lavoro quotidiano? Non è che Paolo intendesse il lavoro di salvare le anime? Dietro questo dubbio c’è l’idea che il mondo passerà, e che perciò il nostro lavoro secolare è fondamentalmente privo di significato.
Con questa premessa, molti di noi sono arrivati a pensare che quella di “salvare le anime” sia l’opera veramente importante nel mondo, e che tutte le altre vocazioni siano significative solo nella misura in cui aiutano a finanziare l’opera della chiesa.
Però, la nostra storia non inizia con il peccato, ma con Dio che crea un mondo molto buono, e finisce con il rinnovamento di tutta la creazione e non del suo annientamento. Dio sta salvando tutta la creazione e non solo le “anime”, ciò significa che tutto ciò che accade qui sulla terra è importante. Ed è qui che entra in gioco la risurrezione: Gesù non risorge dalla tomba in una forma puramente spirituale, ma nel corpo, e le sue apparizioni dopo la resurrezione indicano che questo mondo e ciò che accade qui è collegato alla vita eterna. Così Paolo dice: “Ecco! La risurrezione dimostra che ciò che facciamo qui è importante, quindi mettetevi al lavoro, perché nel Signore nulla è sprecato”.
Pertanto, l’invito di Paolo è di donarsi al lavoro che ci è stato dato, poiché “sappiamo che il nostro lavoro non è vano”. Il lavoro è intrinsecamente significativo. Fa parte di ciò che significa essere fatti a immagine di Dio, il quale nella Creazione lavorò e si riposò. Adamo ed Eva avevano del lavoro da fare prima che il peccato lo rendesse frustrante, e ci viene detto che continueremo a lavorare nel regno di Cristo che viene. Il lavoro, che ci crediamo o no, è un privilegio.
Immaginate se cominciassimo a vedere tutte le forme di lavoro come vocazione, probabilmente cambierebbe il nostro lavoro, la nostra chiesa e persino la nostra città.
Quindi, andiamo avanti nella potenza della risurrezione per compiere l’opera che Dio ci ha dato mentre aspettiamo il Regno che viene, quando anche noi vedremo finalmente il frutto del nostro lavoro, sapendo che in quel giorno anche noi esulteremo grati per aver fatto parte del grande progetto di Dio di rinnovamento nel mondo. È a questo che siamo chiamati. Amen.
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