SALENTO – In otto patteggiano nel processo scaturito dall’inchiesta ribattezzata “Easy Bonus” che consentì di smantellare una presunta associazione a delinquere con il fiuto per il business con i bonus edilizi. Base logistica, in Salento con ramificazioni nel Napoletano e in alcuni paesi esteri, baltici nello specifico: Lituania, Lettonia, lì dove confluivano i soldi, frutto delle attività illecite. Fiumi di denaro perché, a febbraio, i finanzieri eseguirono un sequestro di oltre 23 milioni di euro.
Sentenza di patteggiamento accolta dal giudice Angelo Zizzari a 5 anni per Donato Lezzi, 41enne di Copertino; 5 anni a Marcello Giorgio Monsellato, 48enne di Presicce-Acquarica, ritenuto a capo del sodalizio e vittima in passato di un paio di attentati; 3 anni e 2 mesi ad Alessio Greco, 28enne di Castrignano del Capo; 3 anni e 4 mesi a Luigi Rossetti, 50enne di Melissano; 3 anni, 5 mesi e 10 giorni a Monica Sansò, 50enne di Racale; 4 anni per Celestino Andrea Scarlino, 38enne di Melissano; 3 anni a Michele Scognamiglio, 50enne di Napoli e domiciliato in Lituania; 3 anni e 7 mesi per Antonio Talema, 25 anni, di Racale. Il dispositivo prevede anche che Monsellato e Lezzi siano interdetti in perpetuo dai pubblici uffici e legalmente interdetti per la durata della pena, mentre per gli altri per cinque anni. Eccezion fatta per Rossetti e Scognamiglio, gli imputati non potranno contrattare con la pubblica amministrazione per quattro anni. Disposta anche una maxi confisca per oltre 9 milioni di euro così suddivisa: 7.317.700 euro per Monsellato; 429.930 per Talema; 742mila per Sansò; 446.500 euro per Scarlino; 291.540 euro, per Greco.
L’organizzazione, dopo aver individuato possibili beneficiari di bonus edilizi (soggetti indigenti, senza redditi, alcuni dei quali con precedenti penali) e tutti residenti nella provincia salentina, provvedeva alla registrazione delle firme digitali (conosciuto come Spid), all’inserimento delle richieste sul portale dell’Agenzia delle entrate oltre che all’accensione dei conti correnti presso Poste italiane. I capitali così ottenuti venivano trasferiti su conti correnti esteri e attraverso laboriosi meccanismi di riciclaggio e autoriciclaggio, per occultarne la provenienza, venivano fatti rientrare in Italia, anche attraverso lo sfruttamento di società costituite allo specifico scopo di gestire gli affari illeciti dei singoli promotori dell’organizzazione e del presunto capo. E con la compiacenza di soggetti campani che avevano creato ad hoc un istituto bancario e finanziario con sede a Vilnius (capitale della Lituania) e alcune società a Riga (capitale della Lettonia) per riciclare ingenti quantità di denaro illecito proveniente dall’Italia.
Le indagini tecniche hanno permesso di accertare, come gli ingenti profitti avessero generato l’interessamento di soggetti vicini alla criminalità locale. I rapporti tra le propaggini criminali e Monsellato si sono progressivamente deteriorati diventando sempre più di difficile gestione, quando, nel giugno 2022, il presunto promotore ha subìto intimidazioni prima con l’incendio della propria abitazione e, immediatamente dopo, di quella dei propri genitori. Il collegio difensivo è composto dagli avvocati Giacinto Mastroleo, Francesco Fasano, Antonio Manco, Francesco Cazzato, Luigi Rella, Domenico Iommazzo, Alberico Villani, Alessandra Luchina, Elisa Cappello, Americo Barba, Giuseppe Fersini, Giancarlo Zompì, Raffaele Benfatto, Silvio Caroli, Vincenzo Cozzolino e Sergio Cola.
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