Dieci anni fa o giù di lì, quando si parlava di elettrificazione dell’auto, il riferimento andava spesso al Giappone. Toyota vendeva con successo la Prius ibrida e Nissan era fiera produttrice della Leaf, la vettura a zero emissioni più venduta al mondo.
Ora i tempi sono cambiati radicalmente. La Cina la fa da padrona e il Paese del Sol Levante è rimasto indietro in confronto non solo a quello del Dragone, ma anche a Europa e Stati Uniti. Ma adesso c’è la volontà di recuperare terreno. Così, attraverso l’Ufficio centrale per l’economia e il commercio, il Giappone ha organizzato un seminario dove sono stati smontati diversi veicoli elettrici per carpirne i segreti.
La BYD Atto 3 ha lasciato tutti a bocca aperta
Secondo il giornale Nikkei, a impressionare i partecipanti per il rapporto qualità prezzo è stata la BYD Atto 3. In Cina, dove si chiama Yuan Plus, parte da 139.800 yuan, ovvero poco meno di 19.000 euro. Con quella cifra si acquista un veicolo da 201 CV di potenza e una batteria da 50 chilowattora che promette un’autonomia di 430 km secondo il ciclo CLTC.
Per la versione con la batteria più grande, da 60,5 kWh, l’autonomia sale a 510 km e il prezzo aumenta di soli 1.250 dollari circa. Questa batteria più grande viene offerta anche sulla versione della Atto 3 venduta in Europa. Però sui mercati del Vecchio Continente l’auto costa quasi il doppio a causa dei maggiori rincari e delle tariffe sull’importazione.
La piattaforma della BYD Atto 3
La BYD Atto 3 smontata in Giappone ha permesso di vedere i motivi per cui il SUV compatto riesce a contenere i costi. Sono principalmente due: la produzione interna di quasi tutta la vettura e l’integrazione massima dei vari componenti. Esempio di questa strategia è il cosiddetto “E-Axle“, che raggruppa in un unico gruppo ben 8 componenti.
Oltre al motore, all’inverter, alla trasmissione e al controller, comprende anche il caricatore AC di bordo, il convertitore DC-DC e il sistema di monitoraggio della batteria (BMS). Questo approccio, unito alle economie di scala (maggiore è il numero di auto costruite, più economico è costruirle), spiega come questi veicoli elettrici cinesi altamente competenti possano essere venduti a prezzi così bassi.
Ma la qualità lascia a desiderare
La BYD Atto 3 è stata scelta per questo progetto non solo per il suo successo internazionale, ma anche perché si è classificata molto bene nei premi Japan EV of the Year 2023, in cui un altro modello BYD, la Seal, si è piazzato al primo posto assoluto.
Kenichi Ito, direttore della società di macchinari industriali Sanyo Trading e uno degli organizzatori del seminario, ha osservato che “i produttori cinesi hanno un vantaggio competitivo grazie alla grande importanza che danno al contenimento dei costi di produzione” e che “la loro visione della qualità è diversa da quella dei produttori giapponesi”. Un modo sottile per dire che non sono costruiti secondo gli stessi standard. Ma il mercato non sembra preoccuparsene, visto che BYD ha venduto 300.000 Atto 3 nel primo anno di produzione del veicolo e ha ottenuto buoni risultati anche in alcuni mercati europei.
A prescindere da questo aspetto, la strada indicata dai produttori cinesi è chiara: bisogna correre sul fronte dell’efficienza e tagliare i costi al massimo per essere competitivi a livello internazionale. Lo ha fatto capire anche Tesla, che adotta il gigacasting e il metodo produttivo “unboxed” per accelerare sui tempi e alzare i margini. Il Giappone deve fare altrettanto. Poi, che lo faccia meglio degli altri non può essere altro che un vantaggio per i costruttori di quel Paese.
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