Roma, 28 ottobre – I conti non tornano, e non sarà la diffusione da parte del Governo di numeri fuorvianti a farli tornare. Questo, in sintesi, il giudizio che arriva dall’ultima analisi della Fondazione Gimbe sulle cifre del disegno di legge di bilancio 2025 riferite alla sanità.
Il testo del ddl, ora all’esame della Camera, prevede che il Fondo sanitario nazionale (Fsn) raggiungerà 136.533 milioni di euro nel 2025, 140.595 milioni nel 2026 e 141.131 miliardi nel 2027. Tuttavia, sottolinea il presidente della Fondazione Nino Cartabellotta (nella foto), “le risorse, destinate principalmente ai rinnovi contrattuali del personale non consentiranno di attuare il piano straordinario di assunzioni di medici e infermieri fortemente voluti dal ministro Schillaci, né tanto meno di eliminare il tetto di spesa per il personale sanitario, contrariamente a quanto previsto dal decreto legge Liste di attesa”.
Cartabellotta considera positivo l’aggiornamento delle tariffe delle prestazioni per acuti e post-acuti, osservando però che partirà solo dal 2026, “mentre le esigue risorse destinate all’aggiornamento dei Lea rischiano di ritardare ulteriormente l’esigibilità delle prestazioni di specialistica ambulatoriale e di protesica”.
Il tentativo di piegare i numeri alle proprie esigenze e/o presunte ragioni, insomma, interpretandoli in modo soggettivo o addirittura strumentalizzandoli, non cambia davvero la drammatica situazione del nostro sistema di sanità pubblica costruito su base equa, solidale e universalistica, storicamente la più alta conquista sociale e civile nella storia del Paese e unanimemente considerato da tutti (almeno a parole) un patrimonio da preservare.
Per farlo, servirebbero scelte politiche coerenti e conseguenti, prima tra tutte quella di un corretto finanziamento del Fondo sanitario nazionale, anche alla luce del fatto che – come emerge da tutti i dati di confronto internazionali – la nostra sanità risulta largamente sotto-finanziata rispetto a quella di altri Paesi. La Fondazione Gimbe ha appunto condotto un’analisi indipendente sui finanziamenti destinati dalla manovra alla sanità, con l’obiettivo di fornire informazioni oggettive, trasparenti e utili ad alimentare il confronto politico e il dibattito pubblico in vista dell’imminente discussione parlamentare sul disegno di legge di bilancio 2025. Qui riportiamo solo la conclusione dell’analisi di Gimbe, secondo la quale gli interventi sul Fsn per il 2025 sono soltanto un intervento di cosmesi “che tradisce ampiamente i proclami dell’Esecutivo: l’incremento reale è di soli 1,3 miliardi, rispetto ai 3,5 miliardi annunciati, rendendo impossibile soddisfare le richieste dei professionisti sanitari, che infatti hanno già annunciato uno sciopero per il 20 novembre“. Gli aumenti effettivi previsti dalla manovra, spiega infatti Cartabellotta, prevedono 4.062 milionidi euro nel 2026 (+3%), 536 milioni nel 2026 (+0,4%), 883 milioni nel 2028 (+0,6%), 1.062 milioni nel 2029 (+0,7%) e 1.173 milioni dal 2030 (+0,8%).
Di conseguenza – commenta il presidente di Gimbe – la manovra, nonostante gli annunci, “non prospetta alcun rilancio progressivo del Fsn, lasciando il Servizio sanitario nazionale con risorse insufficienti per affrontare le crescenti necessità di cittadini e professionisti”. Il trend del Fsn mantiene infatti l’andamento consolidato sino al 2026, per poi tornare a livelli del periodopre-pandemia.
“Una quota delle risorse incrementali, pari a 883 milioni per il 2028, 1.945 milioni per il 2029 e 3.117 milioni a decorrere dall’anno 2030, dovrà essere accantonata per i rinnovi contrattuali relativi al periodo 2028-2030″ ricorda ancora Gimbe. “Allo stesso modo, 928 milioni per il 2026, 478 milioni per il 2027 e 528 milioni a decorrere dal 2028 sono destinati all’incremento delle risorse destinate al raggiungimento degli obiettivi sanitari di carattere prioritario e di rilevo nazionale”.
L’analisi condotta dalla Fondazione Gimbe è illustrata nel comunicato stampa integrale, disponibile a questo link.
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