Piccole imprese in allarme per la proposta di estensione della “Digital services tax “, prevista nella legge di bilancio 2025, a tutte le imprese digitali italiane. La misura prevede la rimozione delle attuali soglie di fatturato e l’applicazione dell’imposta anche alle Pmi e alle startup, sollevando serie preoccupazioni per la sostenibilità e la competitività delle imprese italiane nel settore digitale. Cna Macerata, insieme alla Cna nazionale, chiede un confronto aperto con il Governo per individuare soluzioni fiscali più eque che tutelino lo sviluppo del nostro ecosistema tecnologico.
«L’inclusione generalizzata delle imprese digitali nel meccanismo della tassa sui servizi digitali, pensato per far contribuire i grandi colossi internazionali del web, rappresenta una forte penalizzazione per il settore digitale italiano, particolarmente per le piccole e medie imprese» la posizione di Cna. La tassa è stata introdotta in Italia nel 2020 come un’imposta sui ricavi digitali, concepita per i grandi colossi della tecnologia con ricavi globali superiori a 750 milioni di euro e almeno 5,5 milioni di euro di fatturato in Italia. L’obiettivo era quello di assicurare che le multinazionali come Google, Meta e Amazon contribuissero in qualche modo al sistema fiscale italiano. Ora, con l’ultima proposta della legge di bilancio, il governo punta ad eliminare queste soglie, estendendo la tassazione del 3% su specifici ricavi digitali (pubblicità mirata, intermediazione e vendita di dati utente) a tutte le imprese italiane.
«Questa misura rappresenta un rischio significativo per la sostenibilità delle Pmi italiane e delle start-up che operano nel digitale. La Cna di Macerata sottolinea che la nuova “web tax”, applicata sui ricavi e non sugli utili, penalizza gravemente le piccole aziende italiane, sottoponendole a un doppio livello di tassazione che le rende meno competitive rispetto alle multinazionali – evidenza il presidente di Cna digitale, Nicola Ciulli – Allargando la web tax a tutte le imprese che operano nel digitale indiscriminatamente si rischia di pregiudicare le startup e lo sviluppo del settore. Tassare i ricavi lordi e non gli utili avrà come effetto immediato un generalizzato aumento dei costi per coloro che acquistano i servizi digitali».
Nelle Marche, secondo i dati aggiornati al secondo trimestre 2024, sono presenti circa 3.015 imprese digitali, in costante crescita negli ultimi anni. Di queste, nella provincia di Macerata se ne contano 598, una delle concentrazioni più significative della regione dopo Ancona. Questo dato emerge dall’elaborazione dei dati da Unioncamere e InfoCamere, che sottolineano un aumento delle imprese digitali nella regione pari al 9,9% negli ultimi tre anni.
L’associazione di categoria auspica un dialogo aperto con le istituzioni per la definizione di una normativa fiscale più equa, che promuova lo sviluppo del settore digitale e che non soffochi l’innovazione italiana con oneri sproporzionati.
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