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Confindustria Ancona, ‘Infrastrutture per la competitività’. L’economista Zucchetti: «Nelle Marche condizioni per diventare hub» #finsubito prestito immediato


ANCONA – Nelle Marche servono «infrastrutture di collegamenti: la nostra regione e la nostra provincia purtroppo sono isolate sia verso il Nord che verso il Sud, per fortuna con l’aeroporto abbiamo migliorato molto negli ultimi mesi. Oggi il bisogno principale della nostra regione e del nostro territorio sono le infrastrutture digitali. Oggi si ‘viaggia’ a velocità molto alte e le Marche purtroppo è una delle regioni più lente in Italia». È il quadro delineato da Massimo Albamonte, presidente del Comitato territoriale delle Valli dell’Aspio e del Musone di Confindustria Ancona, a margine del convegno ‘Infrastrutture per la competitività. Investire oggi per vincere domani’ promosso da Confindustria Ancona in occasione della quarta tappa del percorso verso gli ottant’anni dell’associazione degli industriali anconetani.

Al Teatro Sangallo di Loreto un parterre di relatori di importante caratura si è confrontato sui nodi cruciali per l’economia marchigiana in un contesto di globalizzazione che vede una forte competizione da parte delle economie emergenti. Quattrogli appuntamenti sui comprensori della provincia per affrontare temi diversi, di interesse per le aziende e per gli stakeholders, con l’obiettivo di guardare la realtà con onestà e spirito critico e di fornire degli spunti per intraprendere riflessioni serie sul futuro.

Un momento della conferenza

Il percorso è partito da Jesi dove si è parlato di credito e dei nuovi strumenti di finanza innovativa, poi a Fabriano dove è stato affrontato il tema del capitale umano e del legame tra scuola e impresa e infine a Senigallia per parlare del binomio tra industria e turismo, un binomio non solo possibile ma anche auspicabile. Albamonte, ha sottolineato come quella delle infrastrutture sia una sfida cruciale per le Marche e per le imprese. La regione, ha spiegato, è rimasta marginalizzata a causa del gap nei collegamenti viari, ferroviari e aerei rispetto ad altre regioni: «Per fortuna con l’aeroporto abbiamo migliorato molto negli ultimi mesi» ha spiegato, rimarcando l’importanza di potenziare non solo le infrastrutture materiali, ma anche quelle digitali, altrettanto fondamentali per la competitività delle aziende.

Secondo il presidente degli industriali è necessario «rafforzare ancora di più i collegamenti aerei, perché anche se migliorati non sono ancora sufficienti» e quelli digitali. Sentito a margine sui possibili vantaggi di un’alleanza tra Marche, Umbria e Lazio, Albamonte ha sottolineato che le Marche è «una regione assolutamente centrale, strategica e fondamentale per l’Italia» in termini di collegamento tra Nord e Sud del Paese e tra Adriatico e Tirreno

Roberto Zucchetti economista e docente all’Università Bocconi di Milano

Il professor Roberto Zucchetti, economista e docente all’Università Bocconi di Milano, nel corso del suo intervento ha acceso i riflettori sugli investimenti necessari a colmare il gap, dando priorità a quelli che possono dare «effetti subito». «Nelle Marche – ha spiegato illustrando il Rapporto Draghi – la manifattura è forte, ma ancora troppo ancorata a settori tradizionali: bisogna avere il coraggio di entrare in campi nuovi». Per l’economista le Marche devono puntare nelle nuove tecnologie, nella formazione e nella ricerca, oltre che sulle infrastrutture sociali.

A margine dell’evento, sentito in merito alla possibilità per le Marche di aspirare a diventare un hub infrastrutturale per l’Italia, l’Europa e l’Africa, ha spiegato «un hub deve stare al centro» quindi per le Marche «ci sono le condizioni geografiche, ma anche infrastrutturali» grazie alla presenza del porto, dell’aeroporto, della rete ferroviaria e autostradale, oltre che della logistica già sviluppata. «Le condizioni ci sono tutte e oggi c’è anche una tendenza favorevole: molte aziende stanno riportando vicino le catene di fornitura questo vuol dire che c’è spazio per nuove iniziative e un gran bisogno di logistica».

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Bisogna investire ha aggiunto, «abbiamo un enorme riparmio privato, mentre la finanza pubblica è in difficoltà, la vera sfida è trovare le modalità di far convergere il risparmio privato sui nostri bisogni». Cosa manca per dinventare un hub? «Manca fare squadra. Oggi siamo in un momento associativo importantissimo – ha rimarcato -, ma non basta che si trovino insieme solo gli industriali, bisogna trovarsi insieme con gli uomini di finanza e con la società. Solo facendo squadra si risolvono i problemi».

Francesca Spigarelli, docente all’UNIMC

La professoressa Francesca Spigarelli, docente all’UNIMC, si è concentrata sulle infrastrutture digitali. A margine del convegno ha spiegato «i dati della nostra regione sono abbastanza preoccupanti: varie analisi, anche degli anni scorsi, ci hanno piazzato tra le province in maggiore difficoltà». L’esperta ha puntualizzato che tra le province italiane «tre su cinque delle Marche sono all’ultimo posto in termini di servizi e qualità della digitalizzazione, tuttavia ci sono segnali incoraggianti sul fronte dei vari progetti che stiamo intercettando sia in ambito nazionale con il PNRR ma soprattutto in ambito europeo». E proprio su questo ultimo fronte, quello europeo, la docente ha spiegato «diversi nostri gruppi di ricerca e anche delle imprese stanno lavorando su una grossa infrastruttura regionale europea, che si chiama IPCEI – CIS Cloud Service Infrastructure, che doterà tutta l’Europa e non solo la nostra regione, di un servizio cloud decentrato di estrema potenza e qualità».

Per accompagnare il processo di digitalizzazione, è cruciale anche la formazione. In tal senso ha spiegato che le università «hanno il dovere morale di adeguare i propri percorsi formativi alle esigenze del mercato del lavoro, non di adesso, ma dei prossimi 10-20 anni. Dobbiamo assolutamente interrogarci su quali sono le figure professionali e molte di queste, in tutte le discipline, hanno bisogno di competenze digitali». L’auspicio è quello di una collaborazione stretta tra atenei e scuole perché «questo percorso non può che iniziare dalle scuole, addirittura dalle elementari».

Alex D’Orsogna, AD di Ancona International Airport, ha spiegato che le Marche puntano alla Serbia per aprirsi al mercato russo una volta cessate le ostilità. Tra le prossime traiettorie di sviluppo potrebbero esserci dei voli per la Scandinavia. Nel corso del convegno è stato sottolineato più volte il rilancio dello scalo che oggi conta numerose destinazioni, come Palermo, Catania, Cagliari, Olbia, Roma, Napoli, Milano e poi i collegamenti internazionali Parigi, Barcellona, Monaco, Atene, Tirana, Cracovia, Londra, Bruxelles e Dusseldorf.

«Le più importanti direttrici di sviluppo sono l’incremento del settore cargo anche in previsione degli effetti dell’insediamento di Amazon presso l’interporto di Jesi – ha detto D’Orsogna -, la creazione di una base per il recupero e conversione degli aerei (MRO Maintenance, Repair, and Operations), l’accordo con il Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) legato allo sviluppo delle attività aerospaziali come unicum in Italia ed il progetto legato alla realizzazione di una struttura per il decollo e atterraggio di VTOL, ovvero velivoli a decollo e atterraggio verticale in genere elettrico».

Sul tema si è inserito anche l’assessore regionale alle Infrastrutture Francesco Baldelli, il quale ha sottolineato «il nostro aeroporto sta crescendo tra i primi in Italia e gli altri stanno soffrendo questa crescita». «La Regione Marche deve credere nelle sue infrastrutture e investire nel porto di Ancona e nel capoluogo come hub strategico della nostra regione, dell’Italia centrale e dell’Unione Europea» per poi collegare le cinque province e l’entroterra alle proprie infrastrutture strategiche. Per quanto rigurda l’uscita Nord Baldelli ha aggiunto che «l’impresa che sta realizzando l’infrastruttura e l’Anas che è committente, sta lavorando molto bene. Per noi il raddoppio della Strada Statale 16 è strategico così come l’ultimo miglio» e la sistemazione del lungomare Nord «significa tirare fuori dall’isolamento la nostra regione valorizzando le infrastrutture che incidono su Ancona».

L’assessore ha spiegato «vogliamo anticipare l’allargamento ad Est dell’Unione Europea» e «aprirci ai Balcani occidentali, quindi anche al Medio Oriente e all’Oriente e poi collegarci con il Tirreno». «Se dobbiamo essere competitivi – ha detto – dobbiamo vincere oggi, essere subito reattivi e basta con i comitati del no». Sulla tempestica di realizzazione dell’uscita a Nord Baldelli ha tracciato come deadline il 2026.

Un momento della conferenza (da sinistra Massimo Stronati, Francesco Baldelli e Vincenzo Garofalo)

Sul tema del porto è intervenuto Vincenzo Garofalo, presidente Autorità di Sistema Portuale del mare Adriatico Centrale il quale ha sottolineato lo sforzo nel miglioramento del porto di Ancona e degli altri scali di competenza dell’Autority «con la realizzazione di banchine, piazzali e dragaggi, ma soprattutto per immaginare quali saranno le infrastrutture necessarie e più adatte allo sviluppo di questi porti, per intercettare le opportunità di nuovi e possibili mercati e per continuare ad essere protagonisti della portualità nazionale. Stiamo programmando interventi, come la Penisola nello scalo dorico, con una visione del futuro, necessari alla crescita dei diversi traffici e delle attività presenti, per il continuo miglioramento della competitività non solo dell’infrastruttura portuale ma di tutto il tessuto economico del territorio che può contare sulla presenza di un porto internazionale, al centro del mare Adriatico, che crea ricchezza e lavoro. Fondamentale, in questa azione, è la sinergia e la collaborazione con le istituzioni, in particolare la Capitaneria di porto, il cluster marittimo, le associazioni di rappresentanza delle imprese e, in coordinamento con l’Amministrazione regionale, con gli altri due protagonisti del Polo intermodale delle Marche, Aeroporto e Interporto con i quali siamo parte dello stesso quadro infrastrutturale, un’opera che può essere realizzata solo insieme».

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Sul tavolo anche il tema dell’Interporto che punta a «creare un punto di convergenza e distribuzione per i flussi di merci, ottimizzando i processi logistici e riducendo i costi e l’impatto ambientale del trasporto – dichiara Massimo Stronati, presidente di Interporto Marche – Questo si realizza attraverso la concentrazione di attività e servizi in un unico luogo, al fine di consentire economie di scala e le migliori sinergie tra i diversi operatori istituzionali e privati. Vogliamo rappresentare il punto nevralgico del sistema logistico integrato insieme al porto e all’aeroporto, attraverso investimenti nella digitalizzazione e soprattutto nella sostenibilità ambientale. Ci stiamo dotando di un nuovo piano industriale appositamente per fare altri investimenti e rendere la struttura più attrattiva e con nuove aree».

Rita Malavasi, senior manager Public Policy Amazon Italia, in collegamento video ha sottolineato la crucialità della necessità di costruire e promuovere una rete infrastrutturale efficace e «l’importanza delle relazioni che si vengono a instaurare quando un’azienda come Amazon si va ad insediare in una regione strategica come le Marche. Investire in un territorio significa per noi diventare parte integrante del tessuto imprenditoriale locale e nello stesso tempo contribuire all’inserimento del territorio in una rete logistica nazionale ed europea. Abbiamo investito 20 miliardi in Italia dal 2010 ad oggi ed entro fine anno il nostro organico arriverà a 19.000 dipendenti a tempo indeterminato. La prossima apertura di un sito tecnologicamente avanzato come quello di Jesi, in cui prevediamo di assumere 1.000 persone in tre anni dal momento dell’avvio dell’operatività, è un’ulteriore conferma del ruolo strategico del mercato italiano per Amazon».

Massimo Tarsi, Responsabile Field Operations Line Umbria e Marche di FiberCop intervenendo sul tema delle infrastrutture digitali ha sottolineato che le reti ultraveloci «sono un fattore cruciale per lo sviluppo economico e la trasformazione digitale dei territori. Nelle Marche FiberCop è impegnata a sviluppare Il ‘Piano Italia 1 Giga’ nell’ambito del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che prevede il collegamento in fibra di oltre 67 mila civici in 213 Comuni della regione. Elemento fondamentale per un intervento di queste dimensioni è la collaborazione con le istituzioni e gli enti coinvolti nel rilascio delle autorizzazioni e nella corretta applicazione delle normative di settore. Si tratta di un’importante sfida che richiede un grande sforzo organizzativo da parte della nostra azienda con l’obiettivo di velocizzare al massimo l’esecuzione dei lavori e minimizzare l’impatto sui cittadini».

Ettore Caruso responsabile E-Distribuzione Marche Abruzzo Molise ha parlato del piano di interventi che punta a digitalizzare la rete e «incrementare la sua capacità di ospitare e integrare ulteriore generazione distribuita da fonti rinnovabili, aumentare la potenza a disposizione delle utenze per favorire l’elettrificazione dei consumi energetici e aumentare la resilienza del sistema elettrico per mitigare i fenomeni metereologici di forte impatto sulla rete. Con un investimento di 106 milioni di euro, la rete elettrica regionale sarà più sicura, più flessibile e più digitalizzata».





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