Braccia incrociate a Metro Rimini, il negozio sulla Tolemaide dove dipendenti e sindacati hanno ingaggiato un confronto serrato con la proprietà per evitare la chiusura del punto vendita di Rimini. L’azienda, presente in diverse parti d’Italia, intende chiudere i negozi di Rimini e Pozzuoli perché non redditizi ma, aveva sottolineato nei giorni scorsi il deputato del Pd Andrea Gnassi, a fronte di queste chiusure sono previste altre aperture come quella di Olbia ad esempio. In altri termini la politica dell’azienda non convince il deputato e nemmeno i sindacati intenzionati a dare battaglia. Ieri i dipendenti hanno fatto sciopero, ed è solo l’inizio. Mentre il negozio rimaneva chiuso vista l’alta adesione alla protesta, i lavoratori si sono radunati all’esterno per un presidio che è stato anche l’occasione per proclamare un primo pacchetto di ore di sciopero con l’obiettivo di fermare la chiusura dello stabilimento. Una situazione simile si è verificata nel punto vendita di Pozzuoli.
Stando ai piani dell’azienda la chiusura definitiva del negozio Metro di Rimini avverrà il 31 dicembre , “mettendo così a repentaglio il posto di lavoro di oltre 40 dipendenti tra diretti e indiretti” precisano Filcams, Fisascat e Uiltucs. I sindacati assieme alla Rappresentanza sindacale unitaria chiedono che “le trattative proseguano scongiurando la chiusura e ragionando sulla riconversione del punto vendita che consentirebbe di salvare tutti i posti di lavoro. La vertenza prosegue perciò non escludendo nuove mobilitazioni se l’azienda non ritirerà l’intenzione di chiudere i negozi Metro di Rimini e Pozzuoli”. Si attendono anche segnali da Roma dopo la richiesta del deputato Gnassi e di altri onorevoli del Pd diretta al ministro del Lavoro Urso, affinché venga aperto un tavolo di lavoro al ministero per poter rivedere le decisioni dell’azienda.
a. ol.
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