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Un messaggio vocale su Whatsapp in cui diceva che la schiena andava meglio: “Oggi è stata una buona giornata. Ci vediamo stasera”. Inviato alle 15:39 di mercoledì 23 ottobre 2024. È l’ultima volta che Benedetta Pirini ha sentito la voce del suo compagno Fabio Tosi, l’operaio ucciso insieme al collega Lorenzo Cubello dall’esplosione avvenuta nello stabilimento della Toyota Manufacturing Handling: “Io gli ho risposto che lo amavo tanto, eravamo molto affettuosi tra noi. Mai avrei pensato che non l’avrei più rivisto”, racconta la ragazza tra le lacrime.
L’attesa al pronto soccorso e la speranza diventata angoscia
Quella mattina si erano salutati come sempre prima di andare al lavoro: lei insegnante in una scuola di Pianoro, lui nel polo produttivo in via Pescarola Vecchia. Quella che doveva essere la solita normale giornata di lavoro si è però trasformata in tragedia nel pomeriggio. Ad avvisarla è stato un amico passato a prenderla sotto casa: “È successo un disastro, vieni”. Quindi la disperata corsa all’Ospedale Maggiore: “Sapevamo che erano coinvolte due persone, ma non si conoscevano ancora i nomi – rievoca Benedetta -. Io per strada chiamavo tutti gli ospedali della regione ma a nessuno compariva il nome di Fabio”. Al pronto soccorso, raggiunta dalla mamma e dal papà di Fabio, l’attesa infinita per avere delle informazioni, con la speranza che con il passare dei minuti si trasformava in angoscia. Dopo due ore e mezza la notizia che mai avrebbe voluto ricevere: “I carabinieri mi hanno invitata a entrare. Fabio aveva la testa tutta fasciata, senza vita”.
La palestra, il cinema e Disney: “Era il mio principe azzurro in moto”
La moto con cui viaggiavano spesso, il cinema, la palestra che da qualche tempo frequentavano insieme. Tante le passioni che Benedetta e Fabio, lei 36 e lui 34 anni, condividevano dentro e fuori la loro casa in zona San Ruffillo. Una su tutte quella per la Disney. Quasi un’ossessione per l’animazione e i supereroi che li aveva spinti fino a Disneyland Paris la scorsa estate. Benedetta mostra i selfie insieme con addosso le orecchie di Topolino e a tema Avengers. E ricorda: “Fabio era dolce, attento, di lui ci si poteva fidare. Era il mio principe azzurro, ma con la moto al posto del cavallo”. Sempre preciso e puntuale, riferisce, “spronava i suoi colleghi a stare sempre attenti sulla sicurezza per essere inattaccabili e portare a casa la pelle a fine giornata”. Il lavoro aveva procurato all’operaio “un mal di schiena che provava a risolvere con una fascia elastica e i plantari” e Fabio non le ha mai riferito di incidenti gravi alla Toyota. “Era la mia persona. E la cosa che mi mancherà di più è vederlo rientrare a casa: io gli aprivo la porta e gli dicevo: ‘Bentornato amore'”. Insieme ai ricordi sopravviverà anche il dolore.
Il ‘ninja’ campione nazionale di frisbee
Fabio era stato anche una stella dell’ultimate frisbee, la sua passione più grande. Con la squadra del Cusb Bologna ‘La Fotta’, dove aveva iniziato a 16 anni, si era laureato più volte campione italiano ed era arrivato a far parte della nazionale maggiore, con cui aveva partecipato a tornei in tutto il mondo. ‘Ninja’, così lo chiamavano i suoi compagni di squadra. “Perché era velocissimo e ai primi allenamenti si era presentava coperto fino agli occhi con giacca e cappuccio, proprio come un ninja”, ricorda Davide Morri. Un talento folgorante comprovato anche dai risultati individuali: “Più volte il torneo di Brugge, il più importante d’Europa, lo ha premiato come recordman di numero di mete messe a segno durante la competizione”. Capacità che non passavano inosservate nemmeno agli avversari, come il capitano e allenatore dell’Ultimate Frisbee Florence, Matteo Ercoli: “Umile, caparbio, rispettoso, un esempio dentro e fuori dal campo – racconta -. Una delle poche persone con cui non ho solo giocato, ma ho avuto il piacere di giocare”.
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Il ricordo dei colleghi Lorenzo: “Determinato e intelligente, un leader”
In queste ore si sono chiusi nel lutto anche i famigliari di Lorenzo Cubello. Tra cui la compagna da cui aspettava un bambino che, purtroppo, non conoscerà mai il suo papà. Lorenzo amava tanto il mare, protagonista assoluto dei suoi post su Instagram. Ed era benvoluto anche dai colleghi: “Una persona solare che aveva sempre pronta la battuta per consolarti – dice un operaio -. Determinato, intelligente, ho lavorato nel suo stesso reparto per molti anni”. Quegli stessi scaffali erano stati anche il motivo di incontro tra lui e un altro suo ex compagno di scuola: “Lorenzo era un leader”. L’esplosione che si è portato via la sua vita ha lasciato ferite profonde anche in chi lo conosceva.
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