Da ieri mattina la città di Tiro, sulla costa meridionale del Libano, è sotto attacco. In una nota l’esercito israeliano ha detto di aver distrutto «complessi di comando e controllo di Hezbollah» e «i quartier generali dell’unità del Fronte sud». Se l’area era già oggetto dei colpi dell’aviazione israeliana, è la prima volta di bombardamenti lanciati sulle zone residenziali della città. Tiro è una delle città del sud in cui Hezbollah è particolarmente presente, ultimo centro importante della costa libanese, sotto il fiume Litani e a pochi chilometri dalla Linea Blu.
Sono ripresi con intensità gli attacchi anche su Beirut sud, dopo qualche giorno durante la settimana scorsa di relativa tregua. Due giorni fa sono state prese di mira le al-Qard al-Hassan, gli sportelli di microcredito di Hezbollah nel paese. Uno di quelli colpiti si trovava a pochi metri dal perimetro dell’aeroporto. Nella notte tra martedì e ieri sono stati centrati ancora i quartieri di Haret Hreik e Ghobeiri nella periferia a sud di Beirut, all’interno delle quattro municipalità che compongono la Dahieh, quartiere beirutino roccaforte di Hezbollah.
IL RESTO della capitale rimane per il momento in gran parte fuori dal mirino israeliano, anche se ci sono già stati bombardamenti in quartieri sciiti o misti centralissimi, come quelli di Bachoura e Ras el-Naba’a, a pochi metri dalla Piazza dei Martiri, o a Cola, nei pressi di uno dei due snodi del traffico della capitale.
Il sud e l’est del paese sono sotto il fuoco dell’aviazione israeliana costante da settimane, mentre Hezbollah ha rivendicato in serata degli attacchi con droni suicidi alla base militare di Tirat Carmel, a nord di Haifa, e altri a postazioni militari nel nord di Israele e in una nota ha detto di aver ucciso, a oggi, 70 soldati e distrutto 28 carri armati, quattro bulldozer e quattro droni.
Anche gli ospedali sono nel mirino.
Lunedì Israele aveva accusato Hezbollah di aver nascosto in tunnel sotto l’ospedale Sahel, a Beirut sud, un’immensa quantità d’oro e denaro. «Stiamo vivendo nel terrore», aveva detto martedì il direttore Mazen Alameh alla stampa, mentre sottolineava l’indipendenza della struttura. Il portavoce dell’esercito israeliano Daniel Hagari aveva affermato che «secondo le nostre stime, c’è almeno mezzo miliardo in dollari e oro in questo bunker (sotto l’ospedale)».
Lunedì sera 50 lavoratori e 15 pazienti sono stati evacuati. Martedì la Cnn ha affermato di non aver trovato niente dopo che una sua troupe e altri giornalisti locali erano stati accompagnati nei piani inferiori per controllare. Ieri l’esercito israeliano ha chiesto ai giornalisti di compiere un altro giro di ricognizione.
Il partito-milizia sciita ha confermato la morte di Hashem Safieddine, già annunciata da Israele. Hezbollah non ha specificato il giorno dell’uccisione, ma il 4 ottobre scorso, una settimana dopo la morte di Hassan Nasrallah, leader del partito di Dio, l’esercito israeliano aveva annunciato un attacco a lui diretto. Safieddine, capo del Consiglio esecutivo del partito e cugino materno di Nasrallah, era stato da tutti indicato come suo più probabile successore. Per il partito-milizia individuare adesso un capo in un momento così delicato diventa un’operazione ancor più complicata.
OGGI A PARIGI si apre la Conferenza internazionale in supporto del popolo e della sovranità libanese a cui parteciperanno rappresentati di Onu, Unione europea, ong internazionali e locali per rispondere all’appello delle Nazioni unite del primo ottobre per raccogliere circa 400 milioni di dollari per l’emergenza umanitaria in Libano.
Il presidente francese Macron, dopo aver incontrato il presidente del consiglio libanese Miqati, ha ieri dichiarato di voler proseguire negli «sforzi con gli Stati uniti per raggiungere un cessate il fuoco e trovare un modo di fare pressione su Israele in quel senso». Dall’inizio del conflitto Il presidente francese tenta di ritagliarsi un ruolo diplomatico chiave nel raggiungimento della stabilità in Libano.
Intanto Lufthansa e altre compagnie aeree confermano la sospensione dei propri voli per e da Beirut fino all’inizio del 2025. La ministra tedesca degli affari esteri Annalena Bearbok, in visita a Beirut, ha messo in guardia: «Il Libano è sull’orlo del collasso».
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