Si avrà tempo fino al 1° gennaio del 2025 per richiedere il Codice Identificativo Nazionale (Cin) necessario per svolgere attività di locazione breve. Il termine ultimo per richiedere il Codice era precedentemente fissato per il 1° novembre 2024, ma il ministero del Turismo ha optato per la proroga al fine di «evitare di comminare sanzioni» a chi non riuscisse a mettersi in regola entro i termini indicati.
«Per garantire una transizione più efficace e supportare le imprese nel passaggio alle nuove disposizioni, il ministero ha prorogato i termini per l’adeguamento fino a gennaio 2025, anche al fine di evitare di incorre in sanzioni come previsto dalla riforma», ha spiegato il ministro del Turismo Daniela Santanchè. «Ancora una volta», ha proseguito il ministro, «questo Governo porta avanti le proprie azioni ascoltando il settore e venendo incontro alle sue esigenze».
Le procedure per il rilascio del Cin vanno a rilento
La mossa del ministero del Turismo sembra rispondere alle richieste pervenute nelle scorse settimane da parte di operatori e associazioni di categoria, che hanno più volte sottolineato la lentezza nelle procedure di rilascio del Codice Identificativo. Al 22 ottobre, stando ai dati del ministero, sono 538.674 le strutture che praticano affitti brevi registrate alla Banca Dati Strutture Ricettive, mentre i Cin rilasciati sono 278.278, poco più del 50% del totale. Da qui la richiesta al ministero di rinviare la scadenza dell’obbligo del Codice almeno ai primi di gennaio, come suggerito da Confedilizia, mentre altre richieste puntavano a un rinvio anche più lungo a marzo 2025.
I motivi del rallentamento
A rallentare le procedure di registrazione ci sono diversi fattori. In primis il caos sul Codice Identificativo Regionale, che deve essere richiesto registrandosi a una banca dati regionale e senza il quale non si può richiedere e ottenere il Cin, per il quale poi bisogna iscriversi alla Bdsr attiva dallo scorso 1 settembre. Prima dell’entrata in vigore del nuovo regime di identificazione, la richiesta e l’ottenimento del Cir per le strutture in locazione breve era infatti obbligatorio solo in alcune regioni. Ciò spiega anche come mai il processo di identificazione oggi proceda a ritmi molto variabili a seconda delle amministrazioni regionali. «Le regioni sono rimaste paralizzate dalle richieste di nuovi Cir e dagli adeguamenti delle informazioni per poterlo ottenere», spiega Marco Celani presidente dell’Associazione Italiana Gestori Affitti Brevi, «gli uffici comunali e regionali hanno faticato e faticano tutt’ora a dare risposte a proprietari e property manager e in molte regioni il rilascio di nuovi Cir è completamente bloccato, criticità che impedisce ai proprietari di mettere online i propri immobili.
I dispositivi di sicurezza
A contribuire al rallentamento sono anche le nuove normative a cui bisogna attenersi in materia di dispositivi di sicurezza. «Esiste un tema di approvvigionamento degli estintori e dei rilevatori di fumo e di monossido, in quanto i fornitori stentano a star dietro alle richieste e in alcuni casi si sono registrate situazioni di indebito aumento dei costi a causa della scarsità del dispositivi ricercati», aggiunge Celani, evidenziando che in molti casi si riscontra la necessità di sostituire estintori già esistenti (come in Lombardia).
Per registrarsi alla banca dati bisogna infatti dichiarare di essere a norma e dunque di essersi già dotati di questi sistemi di sicurezza, ma le nuove regole richiedono estintori specifici, da 11 chili e per i quali è necessaria la manutenzione oltre che un corso per l’utilizzo. A complicare le cose in alcuni Comuni sarebbe poi anche l’ostruzionismo di alcuni condomini sull’applicazione del Cin all’esterno dei palazzi, che contribuisce ai dubbi su dove posizionare fisicamente il nuovo codice. (riproduzione riservata)
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