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Frosinone, L’urlo disperato della piazza. E la palude della “fuffa” #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni #finsubito prestito immediato – richiedi informazioni –


Tra i tanti striscioni e cartelli che si sono visti in piazza a Roma nella manifestazione per chiedere risposte a Stellantis, una frase deve far riflettere molto: “Di cassa integrazione non si vive, vogliamo il lavoro”. Operai, sindacati, amministratori, istituzioni: tutti insieme per “urlare” la preoccupazione e in molti casi la disperazione. C’erano naturalmente gli esponenti del nostro territorio, dove da più di mezzo secolo “insiste” lo stabilimento di Piedimonte San Germano. Nessuno si è nascosto: l’automotive e l’indotto hanno rappresentato il traino produttivo e occupazionale di questa provincia.

Da tempo però i segnali che arrivano determinano allarme. Anche per il massiccio e prolungato ricorso agli ammortizzatori sociali, perché questo vuol dire che la volontà di riprendere una produzione a pieno regime (e a piena occupazione) appartiene al mondo dei sogni. Intendiamoci: meno male che ci sono gli ammortizzatori sociali nelle fasi di emergenza. Ma qui il problema è che c’è soltanto l’emergenza. Ecco perché quella frase rappresenta l’angoscia di persone che da anni sono nell’impossibilità di programmare il loro futuro. Qualunque generazione, fino a poco tempo fa, viveva nella convinzione che i figli avrebbero vissuto meglio dei genitori. Non è più così ormai da diversi anni.

La crisi dell’automotive e dell’indotto rischiano di affossare il sistema economico di questa provincia. Perciò ipotizzare scenari di riconversione è necessario e bene hanno fatto i presidenti Raffaele Trequattrini (Consorzio industriale del Lazio) e Corrado Savoriti (Unindustria Frosinone) a porre il tema in maniera esplicita. È l’unica strada percorribile per cercare di prepararsi per tempo ad una possibile bufera. L’urlo della piazza di Roma va ascoltato.

Il segnale della Zls e la solita logica dei capponi di Renzo
La giunta regionale ha approvato nei giorni scorsi una delibera per chiedere l’istituzione di una Zona Logistica Semplificata nel Lazio: la proposta prevede una perimetrazione di 5.700 ettari e sono 49 i Comuni laziali che ne dovrebbero far parte. L’istituzione della Zls è materia di competenza del Consiglio dei ministri. Le agevolazioni per le aziende che ricadono nell’area riguardano gli investimenti e la semplificazione amministrativa per ridurre i tempi e i costi delle pratiche burocratiche. I criteri metodologici applicati sono stati sostanzialmente tre: 1) presenza o meno di aree industriali all’interno del Comune; 2) presenza all’interno del Comune di imprese che maggiormente interagiscono con gli attuali sistemi portuali livello di internazionalizzazione del tessuto imprenditoriale comunale; 3) livello di presenza all’interno del Comune di attività imprenditoriali. Ora, è evidente che gli scontenti sono tanti.

Infatti moltissime Amministrazioni della provincia di Frosinone hanno chiesto alla Regione di poter includere il proprio Comune. La presa di posizione ci sta tutta, ma la Zls non è una “fisarmonica” che può allargarsi o restringersi. Se non si resta all’interno di determinati parametri è impossibile che il Governo dia il via libera. Il ragionamento da fare è un altro: perché tutti i 91 Comuni di questo territorio non ci hanno pensato prima? Di Zls si parla da mesi e mesi. il fatto è che in questa provincia il gioco di squadra non esiste. E neppure il confronto programmatico e operativo. Che fine hanno fatto le proposte delle quali si era discusso in occasione degli Stati Generali di quasi un anno fa? Ci si ricorda di intervenire soltanto dopo che i provvedimenti sono stati presi. In una logica che richiama costantemente l’episodio dei capponi di Renzo descritto da Alessandro Manzoni nei Promessi Sposi: «Faceva balzare quelle quattro teste spenzolate; le quali intanto s’ingegnavano a beccarsi l’una con l’altra, come accade troppo sovente tra compagni di sventura». Senza rendersi conto che sarebbero finiti, tutti, nel pentolone di Azzeccagarbugli. Ecco perché sarebbe stato importante che gli amministratori locali di questo territorio avessero perlomeno provato a dare loro un’indicazione (condivisa) sulle aree da inserire e per quale motivo. In Ciociaria mancano (quasi) sempre la programmazione e il confronto preventivo.

Regione, la maratona in Consiglio e la verifica politica
Gli argomenti vanno separati. Da un lato in consiglio regionale sta andando in scena una maratona infinita (e a tappe) sull’esame del Documento di economia e finanza regionale. Una pioggia di emendamenti e un temporale di ordini del giorno, da analizzare uno per uno. Quasi tutti respinti. L’obiettivo delle opposizioni, che li hanno presentati, è quello di cercare di mettere in difficoltà la maggioranza. Anche attraverso le continue richieste del numero legale. Il centrosinistra sa che la verifica politica in corso nella maggioranza non è ancora chiusa e resta complessa. Finora però il centrodestra non ha concesso spazi. Forza Italia, come anticipato dal capogruppo Giorgio Simeoni, continuerà a sostenere comunque la giunta del presidente Francesco Rocca. Ed è quello che sta facendo. Dal canto suo il Governatore è stato chiarissimo e perentorio. Ai partiti ha detto: trovate voi una composizione di questa situazione, altrimenti lo farò io. In ogni caso, sia sul versante dello svolgimento di una verifica che va avanti da tre mesi, sia per quanto riguarda le strategie delle opposizioni in aula, gli schemi sono quelli del passato. E il minimo comun denominatore è che nulla di tutto ciò interessa minimamente ai cittadini. I quali anzi restano lontani anni luce. I partiti hanno le loro ragioni, ma nella stagione della comunicazione globale e in tempo reale certe liturgie sono autoreferenziali.

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