Chiesto il prestito alla Cassa Depositi e Prestiti per 9 milioni di euro
L’amministrazione comunale continua il percorso avviato dalla precedente giunta Principi
di Riccardo Toffoli
Sentenza Parco dei Mille: il Comune chiede alla Cassa Depositi e Prestiti circa 9 milioni di euro. Nei giorni scorsi è uscita la determina del dirigente dei lavori pubblici Stefano Gargano con la quale si avvia la procedura per la richiesta del prestito che servirà a pagare la transazione ottenuta con grande difficoltà per il Comune, per il parco dei Mille. La vicenda è nota. Un’occupazione in via d’urgenza per realizzare il parco dei Mille, il polmone verde del centro città, è costata alle casse comunali molto salata. Dopo una lunga vicenda giudiziaria, la Corte di Cassazione per un vizio di forma, ha deciso di non entrare nel merito, confermando di fatto la dura condanna inflitta dalla Corte d’Appello per 9 milioni e 300 mila euro circa oltre agli interessi. Una cifra che si aggirava intorno ai 20 milioni di euro e che è piombata sulla testa della giunta Principi insediatasi da pochi mesi. Sia l’allora Sindaco sia la politica si erano rassegnati all’idea di un dissesto, tanto che gli atti di bilancio successivi sono stati preparati in fretta e furia. Poi, invece, grazie ad una serie di incontri tra l’amministrazione comunale e la parte privata, si è arrivati ad una transazione, sicuramente importante, ma che ha permesso di evitare il dissesto finanziario del Comune di Aprilia. La proposta di transazione è arrivata sul tavolo del Comune il 28 febbraio scorso e venne approvata dalla Giunta con delibera 27 del 4 aprile 2024. La transazione prevedeva l’obbligo per il Comune di Aprilia di pagare alla società creditrice, entro il 31 dicembre 2024, circa 9 milioni di euro nonché circa 94 mila euro a titolo di rimborso delle spese di giudizio. Il 18 aprile è stato quindi, inserito in bilancio dal Consiglio comunale il debito. Siccome comunque, i soldi in cassa non ci sono, l’allora amministrazione Principi aveva deciso di contrarre un mutuo con la Cassa Depositi e Prestiti. La procedura è stata avviata ora con l’amministrazione commissariale. Il 9 ottobre scorso il dirigente dei lavori pubblici ha ufficializzato il passaggio per chiedere il mutuo alla Cassa Depositi e Prestiti. La durata del prestito è stimata in 20 anni ed il relativo tasso è fisso.
UN PICCOLO SUNTO DELLA VICENDA
La vicenda parte da molto lontano: oltre 50 anni fa. Riguarda il parco dei Mille, uno dei polmoni verdi della città che meriterebbe molta più attenzione e cura. Il piano regolatore del 1971 aveva individuato le aree da destinare a verde pubblico. Seguendo il vecchio piano di fabbricazione, le aziende proprietarie dei lotti avevano però presentato un progetto proprio lì dove il piano regolatore aveva individuato il parco dei Mille. Se non ci fosse stato il parco, oggi molto probabilmente avremmo trovato delle palazzine. Il primo atto è la delibera di Consiglio comunale 68 del 31 ottobre 1974. Era sindaco Emilio Vescovi. Il consiglio allora nominò il tecnico a cui affidare l’incarico di progettazione. Con delibera di giunta comunale del 18 luglio 1979, era Sindaco Mario Berghi (assessori Guerrino Paniccia, Pasquale Gallo, Antonio Savian e Luigi Meddi), veniva avviata l’occupazione dell’area per consentire i lavori di realizzazione del progetto così come lo vediamo oggi. Con delibera di consiglio del 5 settembre 1979 veniva disposta la procedura d’urgenza di occupazione dell’area. L’occupazione avvenne il 4 dicembre di quell’anno, i lavori iniziarono ma le procedure d’esproprio non vennero portate a termine. Così come avvenne spesso nella storia di questa città, con conseguenze economiche disastrose più o meno recenti: sentenze di condanna e transazioni milionarie. Iniziò un lungo contenzioso. Un primo ricorso andò in Cassazione che rispedì all’Appello la quantificazione del danno in forza della natura non edificatoria fissata nel piano regolatore. Non si poteva considerare, insomma, il terreno come se fosse edificabile, quando nel piano regolatore era già considerato a verde. Questo procedimento si chiuse con poche centinaia di migliaia di euro. Una seconda fase arrivò in Cassazione e tutti pensavano che avrebbe avuto la stessa sorte. E invece la Cassazione ha dichiarato improcedibile il ricorso per un vizio di forma: la mancata relata di notifica. Di conseguenza, è diventata eseguibile la sentenza della Corte d’Appello che aveva dichiarato irreversibile la trasformazione del terreno occupato considerandolo appunto di natura edificabile. Ha condannato pertanto il Comune di Aprilia al risarcimento di circa 9 milioni 300 mila euro oltre interessi per un totale di circa 20 milioni di euro che ora il Comune deve pagare. La transazione si è chiusa con il pagamento da parte del Comune di Aprilia di circa 9 milioni di euro.
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