Nel pomeriggio di venerdì 18 ottobre l’arcivescovo Gian Franco, accompagnato dal parroco don Paolo Mulas e dal sindaco Pier Paolo Mulas, ha visitato il complesso monumentale di Santu Antine, una delle testimonianze più significative della civiltà nuragica che si erge nel Meilogu, nel territorio del comune diTorralba. Dopo la visita al nuraghe, l’Arcivescovo ha incontrato i rappresentanti della cooperativa che si occupa della gestione dell’importante sito nuragico.
Di seguito si riporta l’intervento dell’Arcivescovo.
«Qui, nel complesso nuragico di Santu Antine, parliamo di un importante patrimonio storico e culturale. Anche in questo caso si è innestata la tradizione cristiana, anche se con percorsi che non hanno avuto una connessione con la diocesi. Questo non è stato un bene: credo ci sia qualcosa che andrebbe sviluppata meglio. Lo strumento dell’Accademia ha questo tipo di orientamento: promuovere il dialogo sociale e anche queste ricerche interdisciplinari, che sono poi apportatrici di lavoro, e quindi un beneficio per il nostro contesto.
Si sa che i valori cristiani sono stati produttori di cultura e questo oggi in una società interculturale è ancora più importante. Da parte mia c’è la massima disponibilità, come dicevo prima, perché uno dei servizi che la diocesi può offrire è aiutare a camminare insieme. E questo non è un fattore secondario, anche in rapporto alla città, perché non esiste una diocesi solo dentro la città: la diocesi è estesa in tutto il territorio. Questo aspetto mi sembra rilevante. Esso può essere a beneficio di tutti, perché dove c’è la comunità, lì c’è la presenza. Non è vero che il passato non ha incidenza sull’oggi: siamo tutti figli di una lunga storia. Progettare un futuro senza la storia non è una cosa buona e, anzi, oggi è una delle crisi più grandi che si riflette anche sui bambini e i ragazzi. Per questo io non vedo male far conoscere, anche nei percorsi di iniziazione cristiana, come è avvenuta la cristianizzazione, come è avvenuto il cammino di incontro con il cristianesimo. Questi luoghi possono conoscere anche altre forme di valorizzazione».
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