Sassari Culle vuote, sogni sospesi, famiglie che non riescono più a sbocciare. È il quadro che emerge dai dati Istat sulla natalità in Italia. Non solo numeri. Ma il segnale di un futuro che fatica a prendere forma. Un problema che accomuna tutta le regioni d’Italia anche se con numeri diversi.
Lo dice l’Istat: nel 2023 le nascite di primogeniti sono diminuite del 3,1% rispetto al 2022. Si torna così ai livelli del 2021, dopo una breve parentesi di speranza nel 2022, quando si era assistito a un leggero aumento, forse figlio della voglia di riprendere in mano i progetti di vita bloccati dalla pandemia. Ma quella fiammella si è subito spenta.
I secondi figli diminuiscono del 4,5% e quelli di ordine successivo dell’1,7%. La diminuzione dei primi figli riguarda tutte le aree del Paese, con il Nord che nel 2023 registra il calo minore sul 2022 (-2,8%) e il Centro quello più intenso (-3,6%). La diminuzione dei figli di ordine successivo al primo interessa in misura lievemente maggiore il Centro: -3,9%, contro il -3,8% del Nord e il -3,6% del Mezzogiorno.
Se si guarda un po’ più indietro lo scenario è allarmante. Dal 2008 a oggi, i nati di primo ordine sono diminuiti del 34,4%, i secondi figli del 36,3% e quelli di ordine successivo del 26,5%. Il Centro è l’area geografica ad aver registrato il calo maggiore sia dei primi che dei secondi figli (-40,6% per entrambi), mentre nel Mezzogiorno si riscontra un calo meno intenso tanto dei primi figli (-27,5%) quanto dei secondi (-34,5%), per quanto rilevante.
Le motivazioni sono economiche, ma anche sociali. Si allungano i tempi in cui i giovani riescono a lasciare la casa dei genitori. Il mercato del lavoro offre poche sicurezze, e il costo delle abitazioni è spesso proibitivo per chi vorrebbe costruirsi una vita autonoma. A questo si aggiunge la scelta, sempre più frequente, di rimandare. (se.lu.)
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