Sassari È stata confermata nella mattinata di oggi, 21 ottobre, dai giudici della Prima Sezione penale della Cassazione, la sentenza di condanna all’ergastolo nei confronti di Massimiliano Farci, il 56enne di Assemini responsabile del femminicidio della compagna, Speranza Ponti, 49 anni, uccisa ad Alghero il 5 dicembre 2019 e ritrovata in un campo alla periferia della città a fine gennaio del 2020.
La corte, presieduta da Giacomo Rocchi, non ha avuto dubbi sulle responsabilità di Farci. A febbraio di quest’anno i giudici della corte d’appello di Sassari avevano confermato – durante il processo di secondo grado – anche i 18 mesi di isolamento diurno e avevano assolto Farci per il furto dei telefonini della compagna, a causa dell’assenza di una querela.
Il sostituto procuratore Angelo Beccu, applicato alla Corte d’assise d’appello per il processo, aveva chiesto la convalida della sentenza di primo grado, ritenendo che fosse stato Farci a uccidere Speranza per gelosia e per denaro.
Stessa convinzione del procuratore generale della Cassazione, Antonio Balsamo, che aveva chiesto il rigetto del ricorso presentato dal difensore di Farci, l’avvocato Daniele Solinas. Farci, che sta già scontando un ergastolo per l’uccisione nel 1999 dell’imprenditore Renato Baldussi di San Sperate (ma dal 2017 era in semilibertà e aveva aperto una pizzeria ad Alghero), si è sempre dichiarato innocente, sostenendo di aver trovato la compagna morta in casa, impiccata con un lenzuolo alla porta della camera da letto.Â
Messo alle strette dai carabinieri, aveva ammesso di avere occultato il cadavere della compagna, portandolo in una collinetta con vista sul promontorio di Capo Caccia, spiegando di averlo fatto sia perché era un desiderio di Speranza Ponti, sia perché aveva paura di non essere creduto dalle forze dell’ordine.Â
Secondo quando era emerso durante le indagini Farci aveva due moventi, quello economico e quello legato alla gelosia.
È per questo, accecato dalla rabbia per aver scoperto che la compagna aveva riallacciato i rapporti con l’ex marito, e spaventato dall’idea di perdere il denaro che la donna aveva in banca, che il 56enne uccise la fidanzata Speranza Ponti e fece sparire il suo corpo, impedendo agli inquirenti «di ricostruire nell’immediato epoca e causa certa della morte. Il Farci – avevano scritto i giudici nella sentenza di secondo grado – non solo si è disfatto del cadavere di Speranza, ma, attraverso la mistificazione della realtà , ha posto in essere un comportamento tendente ad impedirne, o ritardarne il più possibile, il ritrovamento, così che non è stato possibile trovare, per esempio, il solco tipico dell’impiccamento nel collo della vittima, oppure i traumi conseguenti all’aggressione. Un comportamento, anche questo, finalizzato a eliminare ogni prova del delitto da lui commesso».
Quasi due mesi dopo la scomparsa della donna, dopo aver fato credere che Speranza fosse partita, aveva ammesso di avere occultato il cadavere, portandolo in una collinetta con vista sul promontorio di Capo Caccia, spiegando di averlo fatto sia perché era un desiderio di Speranza, sia perché aveva paura di non essere creduto dalle forze dell’ordine. I familiari di Speranza Ponti era rappresentati dall’avvocato Stefano Carboni, mentre l’ex marito della vittima dall’avvocato Edoardo Morette.
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