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Nessuna tassa su banche e assicurazioni, ma � solo un anticipo. La verit� e funzionamento del prestito allo Stato in manovra #finsubito prestito immediato


La manovra finanziaria per il 2024 del governo Meloni ha introdotto una misura rilevante per le banche e le assicurazioni. A differenza di quanto ipotizzato in precedenza, non è stata applicata una tassa sugli extraprofitti, ma si è optato per un meccanismo di prestito allo Stato.

Questo anticipo obbligatorio di fondi permette allo Stato di ottenere risorse immediate senza imporre una tassazione definitiva sul settore bancario e assicurativo. Capiamo meglio:


  • Come funziona la nuova misura su banche e assicurazioni

  • Perché un prestito non è una tassa

Come funziona la nuova misura su banche e assicurazioni

La discussione sugli extraprofitti delle banche è emersa nel corso in seguito dell’aumento dei tassi di interesse, che ha generato profitti straordinari per gli istituti di credito. L’idea di tassare questi profitti ha suscitato preoccupazioni nel settore bancario e tra gli esperti economici, poiché una tassa diretta avrebbe potuto ridurre la disponibilità di liquidità per le banche e influire negativamente sul sistema finanziario.

Di fronte a queste preoccupazioni, il governo ha scelto di evitare una tassa permanente, optando per una soluzione temporanea: un prestito obbligatorio allo Stato, da parte delle banche e delle assicurazioni, che fornirà circa 3,5 miliardi di euro in due anni. Questo importo sarà versato in tranche e verrà restituito alle banche a partire dal 2027, diluendo il rimborso in un periodo di tre anni, fino al 2029.

Cessione crediti fiscali

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Il meccanismo è piuttosto complesso e coinvolge il rinvio delle deduzioni fiscali relative alle svalutazioni di crediti e agli avviamenti. In pratica, le banche e le assicurazioni potranno posticipare le deduzioni che avrebbero dovuto applicare nel 2025 e nel 2026, fornendo così allo Stato un’anticipazione di liquidità che verrà gradualmente recuperata in futuro.

Dal punto di vista contabile, le banche non perdono capitale in modo definitivo, ma accettano di differire alcuni vantaggi fiscali per un breve periodo.

La misura è stata definita come un compromesso tra le esigenze del governo di finanziare la manovra e le preoccupazioni del settore bancario, che temeva l’introduzione di una tassa sugli extraprofitti, ritenuta troppo penalizzante. In questo modo, lo Stato ottiene fondi immediati per coprire parte del bilancio, ma senza creare un impatto fiscale definitivo per il settore.

Perché un prestito e non una tassa?

L’idea di introdurre una tassa sugli extraprofitti ha sollevato diverse critiche, soprattutto per le possibili ripercussioni negative sul sistema bancario. Le banche hanno infatti avvertito che una tassa potrebbe frenare la concessione di nuovi prestiti e ridurre la loro capacità di sostenere l’economia in un momento di incertezza economica globale. Per questo motivo, è stato preferito un prestito temporaneo, che consente al settore di mantenere una stabilità finanziaria, con la certezza di recuperare i fondi anticipati.

Un altro fattore che ha spinto il governo verso questa scelta è stata la necessità di trovare un equilibrio tra le risorse da reperire per la manovra (stimata in circa 30 miliardi di euro) e il contenimento degli oneri a carico delle banche. La decisione di fare un prestito anziché una tassa consente di distribuire il carico finanziario in modo più graduale, senza appesantire eccessivamente i bilanci delle banche.

Dal punto di vista dello Stato, questo prestito è una soluzione temporanea che consente di finanziare la manovra senza gravare direttamente sui contribuenti e senza rischiare contraccolpi economici nel breve termine. Si tratta di una misura temporanea: i fondi dovranno essere restituiti alle banche, e quindi il governo dovrà affrontare nuovamente il problema della sostenibilità dei conti pubblici nel medio termine, quando il rimborso sarà dovuto.

Per le banche, il vantaggio va cercato nel fatto che non si tratta di un prelievo definitivo, ma solo di un rinvio delle deduzioni fiscali, che saranno ripristinate a partire dal 2027. In questo modo, le banche non subiscono un impatto diretto sui loro utili e possono continuare a operare con una certa stabilità finanziaria, pur accettando di posticipare alcuni benefici economici.

Le reazioni a questa misura sono state contrastanti. Da un lato, il settore bancario ha accolto favorevolmente la decisione di evitare una tassa sugli extraprofitti, considerata troppo gravosa in un momento di incertezza economica. Dall’altro lato, alcuni partiti politici e associazioni di consumatori hanno criticato il prestito come un “non sacrificio” per le banche, sostenendo che si tratti di una misura troppo leggera e che non affronti il problema degli extraprofitti in modo sostanziale.

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Alcuni esponenti politici hanno sottolineato che, pur trattandosi di un prestito, la misura non impone alle banche un reale sacrificio, poiché i fondi verranno restituiti e non vi sarà alcun impatto permanente sui loro bilanci.

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