Il ‘crollo’ della dipendente infedele e le anomalie con tanto di richiesta dei clienti dello sconto perchè “la mozzarella la pagavano solo a 10 euro al chilo nel periodo natalizio”.
E’ quanto emerso nel processo per i tre dipendenti infedeli dell’azienda Antica Casearia Fierro, società operante nella vendita al dettaglio di prodotti lattiero-caseari dell’Agro Aversano, accusati di appropriazione indebita aggravata. Dinanzi al giudice monocratico Rossella Grassi del tribunale di Napoli Nord hanno reso dichiarazioni alcuni dipendenti ed ex in merito alle condotte dei colleghi finiti sotto processo.
Una dipendente escussa dal sostituto procuratore Stella Coscia ha riferito del crollo emotivo di Antonietta Fenderico, 30enne di Casaluce dipendente dell’Antica Casearia Fierro, “ricevetti una telefonata in cui Federica mi confessò che da alcuni anni faceva parte di un meccanismo istruito da Francesco Di Santo(38enne di Casaluce) – ha spiegato la teste – il meccanismo consisteva sia nella cessione di secchi di mozzarella non contabilizzata ad altri, estranei all’azienda sia nella vendita di mozzarella non censita a clienti compiacenti. Mi è sembrata pentita ma mi incapace di denunciare per paura di essere denunciata”. La dipendente del punto vendita di Varcaturo ha invece riferito dell’anomala richiesta di sconto dei clienti nel periodo natalizio, “perchè questo aumento nel prezzo? ci chiedevano aggiungendo che loro la mozzarella la pagavano sempre 10 euro al chilogrammo”.
Un’altra teste ha riferito sullo scambio di secchi tra il furgone della ditta guidato dalla Fenderico dove venivano prelevati poco prima dell’ingresso nel punto vendita di Varcaturo e rimpiazzati da quelli vuoti e che dello scambio dei secchi dal furgone alla Volkswagen Golf, se ne occupava Di Santo. Si torna in aula a maggio per l’escussione dei consulenti della difesa.
Al banco degli imputati oltre Di Santo e Fenderico, anche Anna Climaco, 26enne di Casaluce rispettivamente, il dipendente dell’opificio dell’azienda casearia con sede a Frignano dove avviene la produzione e le due addette al punto vendita di Varcaturo. Secondo quanto accertato dalla Procura normanna i tre dipendenti infedeli, dal gennaio 2019 al dicembre 2020 hanno sottratto 40mila chilogrammi di mozzarella alla ditta casearia; prodotto poi rivenduto tramite canali paralleli a piccoli esercizi commerciale compiacenti mediante consegne on the road o in nero, quindi senza l’emissione di scontrino, provocando all’azienda madre ignara un danno economico di circa 494mila euro. Dall’opificio di Corso Italia venivano prelevati i secchi da Di Santo che venivano riempiti oltre il limite del peso stabilito in azienda e in numero superiore rispetto a quello comunicato in azienda da destinare al punto vendita di Varcaturo. Durante il tragitto dall’opificio al punto vendita di Varcaturo la vettura aziendale col carico di mozzarelle veniva affiancata da altre vetture in punti strategici come traverse isolate e lì il commerciante compiacente caricava i secchi che gli occorrevano. La vettura proseguiva la marcia verso il punto vendita. Nel punto vendita i secchi eccedenti venivano venduti in nero, senza l’emissione dello scontrino fiscale dalle due addette che si premunivano anche di fare il ‘carico illecito’ di mozzarella disposto da Di Santo.
Il prezzo pagato dai destinatari finali dei secchi di mozzarella era di 5,50 euro nettamente inferiore a quello stabilito dall’azienda. Francesco Di Santo capo gruppetto e promotore dell’iniziativa, per l’accusa, intascava direttamente i proventi delle vendite. Anche le due addette al punto vendita gli versavano una percentuale sulla rivendita in nero.
L’infedeltà dei suoi dipendenti venne scoperta da Lino Fierro, titolare dell’azienda casearia, grazie ad altri due dipendenti fedeli che pur di non lavorare con Di Santo rassegnarono le dimissioni. Lino Fierro si è costituito parte civile con l’avvocato Enzo Di Vaio.
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